I Mirino & Maggie’s Farm alla ricerca dell’autentico Bob Dylan

La band si esibisce venerdì 16 giugno alle 18.30 all'Arco di Augusto e punta al recupero in italiano del repertorio del cantautore del Minnesota.
Mirino & Maggie's Farm
Cultura

Una sfida e un obiettivo: riportare in italiano i testi di Bob Dylan nella maniera più letterale possibile per preservarne tutta la forza nella semplicità. I Mirino & Maggie’s Farm, che si esibiranno venerdì 16 giugno alle 18.30 all’Arco di Augusto, sono Davide Dev Belfrond alla chitarra elettrica, Gabriele Tino Martinet all’armonica e cori, Paolo Pol Broglio al basso, cori e chitarra acustica, e Stefano Steo Trieste alla batteria. Per il disco in uscita e che verrà presentato all’Arco, la band si arricchisce di  alcuni special guest: Katia Perret (pianoforte e fisarmonica), Remy Boniface (violino) e Stefano Bulga Ungari (chitarra elettrica).

Mirino & Maggie's Farm
Mirino & Maggie’s Farm

“La nostra versione personale di te”, questo il nome dell’album del gruppo, nasce dalla volontà di proporre in italiano le canzoni di Bob Dylan, che in passato diversi artisti avevano cantato in Italia, ma spesso modificando molto il testo originale, come ad esempio fecero cantautori come Fabrizio de André e Francesco de Gregori, tra gli altri. Il titolo dell’album in sé è un gioco di parole su un recentissimo brano di Dylan, “My own version of you”, tratto dal suo ultimo album, il disco vuole infatti essere esattamente la versione personale che la band traccia dell’asrtista del Minnesota, con i testi in italiano scritti e cantati da Mirino (Michele Murino) e le musiche di Dylan eseguite dai musicisti della Maggie’s Farm.

“Noi abbiamo voluto tentare di rispettare – spiega Stefano Trieste -, se non al cento per cento, quanto meno avvicinandoci il più possibile a questa percentuale, le liriche originali in inglese di Dylan, che, ricordiamolo, è  Premio Nobel per la Letteratura, per vedere se nella nostra lingua fosse possibile rendere i concetti, le storie ed i messaggi che il cantautore aveva proposto in un’altra lingua, in un altro contesto storico e in un altro luogo, l’America degli anni 60 e 70, principalmente, anche se non mancano due canzoni del Dylan degli ultimi anni”.

La scelta dei brani che la band ha voluto riproporre in italiano è caduta in parte su alcune delle sue canzoni più celebri, da Sta soffiando nel vento (Blowin’ in the wind) a Mr Tamburino (Mr Tambourine man), da Come una pietra rotolata (Like a rolling stone) a Bussando alle porte del cielo (Knockin’ on heaven’s door), ma andando a celebrare anche brani meno noti e dal grande fascino, come Quando il mio capolavoro (io) dipingero’ (When I paint my masterpiece), in cui Dylan parla dell’Italia e di un suo viaggio a Roma citando Trinità dei Monti, la scalinata di Piazza di Spagna e il Colosseo, o come Ballata di un uomo magro (Ballad of a thin man), brano surreale della metà degli anni 60, di fronte al quale anche Mogol si arrese rinunciando al tentativo di renderlo in italiano (come ebbe modo di raccontare, non riuscì assolutamente a capire il senso del brano n.d.r.). Nel disco non mancano canzoni di forte impegno sociale, contro la guerra o il razzismo, come Maestri di guerra (Masters of war), o come Hurricane, in cui Dylan prese le difese del pugile nero Rubin Carter, ingiustamente incastrato e condannato per un omicidio che non aveva commesso.

Appuntamento venerdì 16 giugno alle 18.30 all’Arco di Augusto.

 

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