Antinoo, portamento fiero, tunica drappeggiata sulla spalla alla maniera romana, squadra i visitatori nella seconda sala del Museo archeologico regionale di Aosta. Il suo busto è uno dei pezzi forti dell'esposizione "Rinascimento privato. Aspetti inconsueti del collezionismo degli Este da Dosso Dossi a Brueghel", il cui titolo si rifà esplicitamente al romanzo storico di Maria Bellonci, l'autobiografia immaginaria di Isabella d'Este che vinse il premio Strega nell'86.
I duchi d'Este estesero il loro dominio tra Ferrara e Modena e in pochi secoli raccolsero un patrimonio invidiabile di oggetti pregiati, antichità greche e romane e capolavori rinascimentali. La Regione Valle d'Aosta, in virtù di un accordo con il polo museale fiorentino e con altri enti, ospita una selezione di opere provenienti dalla Galleria estense, bronzi, dipinti, gemme preziose, monete antiche, alcuni busti e un bassorilievo.
L'esposizione è stata inaugurata ieri, alla presenza dell'assessore alla cultura e dei curatori, Mario Scalini e Nicoletta Giordani. Il pubblico, numeroso, ha potuto apprezzare quella che è sicuramente l'esposizione principale dell'estate 2010, Numerose teche consentono di ammirare monete antiche, greche, puniche, romane e bizantine, osservabili una a una con le lenti d'ingrandimento messe a disposizione dei visitatori. Anche le gemme, mai esposte prima al pubblico, sono numerose, e testimoniano le credenze dell'epoca circa le loro virtù magiche. Tra le opere pittoriche, vanno ricordati i dipindi di Dosso Dossi e Brueghel ilgiovane, e i bronzetti di Giambologna.
Le sculture, in particolare, hanno riscosso molto successo, a giudicare dagli sguardi ammirati del pubblico. Tra le opere più ammirate, c'è un cavallino di bronzo di Pietro Tacca, pezzo unico, impiegato anche come modello per i grandi monumenti equestri, come la statua di Filippo IV di Spagna. La collezione sarà visitabile da oggi fino al primo novembre 2010.