“Vedi se riesci a mettere della musica su questi versi” aveva chiesto Michele D’Andrea a Fulvio Creux, porgendogli sei strofe scritte in piemontese. “E io non ho fatto altro che comporla” spiega il protagonista.
Michele D’Andrea è uno storico celebre per essere stato un dirigente del Quirinale e aver creato lo stendardo del Presidente della Repubblica e gli stemmi dei Carabinieri, della Marina e dell’Esercito. Fulvio Creux è invece un compositore nato a Pont-Saint-Martin, da cui si è trasferito a 26 anni per andare a Roma, dopo aver vinto il concorso come direttore della Banda della Guardia di Finanza. E’ stato direttore della Banda dell’Esercito italiano. Visto il background, sostiene che gli “viene naturale collegare le musiche alle istituzioni”. Oltre alle composizioni di musica sinfonica e da camera, Creux ha musicato ben sei tra inni e marce nazionali e da una ventina d’anni segue la questione dell’Inno Nazionale Italiano.
La necessità di un’identità musicale per il Piemonte
Da molti anni la Regione Piemonte era alla ricerca di un segno identitario sotto forma di inno. Questo obiettivo aveva coinvolto il Centro Gianni Oberto, che esaminò diverse composizioni già esistenti, ma nessuna rispondeva alle caratteristiche che cercava. “Un inno non è sufficiente che sia bello” esemplifica Creux “deve anche avere una durata accettabile per le cerimonie ufficiali”.
Di conseguenza, sono stati individuati due testi del poeta Camillo Brero, figura autorevole della storia culturale piemontese: “El Drapò” e “Piemont a dev vive”.
Michele D’Andrea, al corrente della perizia di Fulvio Creux, propose a lui di provare a mettere quei versi in musica. E così, nel giro di una settimana, il ponsammartinese elaborò quello che ai tempi presentò come Inno al Piemonte. Era il 26 febbraio: “Ël Drapò a deuv vive” venne suonato per la prima volta al Conservatorio di Torino, in occasione di un concerto dedicato ai seicento anni della bandiera piemontese, che Creux diresse con l’orchestra di fiati “Asnova” e “i Coro Rio Fontano Mimosa”, entrambi di Tavagnasco e il “Coro X Caso Coroxcaso” di Ivrea.
“C’era un’acustica stupenda, i cori erano posti in alto, sembrava venisse giù una valanga di suono costruttiva di una bellezza sonora che univa la terra al cielo” racconta meravigliato il compositore “Quando abbiamo ripetuto l’esecuzione dell’inno la gente già lo canticchiava ricordandolo, ed è questa una delle funzioni più importanti degli inni”. Non solo il brano ha ottenuto un successo grandioso tra il pubblico, manifestato in una grandissima standing ovation finale, ma ha anche catturato il Centro Brero. Infatti, tra i rappresentanti il brano ha ottenuto un consenso all’unanimità; da lì, è stata emanata la delibera ufficiale, e il 28 marzo quello è diventato l’inno del Piemonte, sotto la tenace volontà del Consiglio regionale del Piemonte.
Una melodia che ricalca la morfologia del paesaggio piemontese
L’idea della melodia è venuta subito a Creux. “Ël Drapò a deuv vive” ha la stessa duplice forma del Piemonte: alterna un carattere grandioso legato alle montagne a uno più delicato, simile alle colline e alle pianure. “Ho usato delle note che dal basso salgono verso l’alto, che poi scendono e risalgono, come a descrivere questa conformazione” sintetizza.
L’inizio dell’inno allude alla sontuosità della Catena Alpina che si vede non appena si arriva in Piemonte, e “fa anche riferimento alla prima visione della bandiera, come a simboleggiare l’alzata dello sguardo davanti a essa” spiega l’autore. Mentre nell’ascoltare la seconda parte viene da pensare all’Astigiano, alla zona d’Alba e alle risaie.
L’Inno del Piemonte potrà essere eseguito da chiunque e in qualsiasi contesto, a questo proposito gli spartiti saranno a breve resi disponibili a tutte le bande in forma gratuita sul sito della Regione o della Presidenza del Consiglio. Sotto l’aspetto ufficiale “Ël Drapò a deuv vive” verrà eseguito in tutte le manifestazioni organizzate dalla Regione Piemonte e, in più, si ipotizza di riprodurne una registrazione in apertura di ogni seduta del Consiglio regionale.
“Sono onorato” conclude Fulvio Creux “perché a volte il fatto che un proprio pezzo di musica abbia un riconoscimento è anche frutto di alcune coincidenze fortunate” riflette alludendo alla mossa e al ruolo dell’amico D’Andrea. “Poi fino a che punto sia una questione tecnica o di ispirazione è difficile da stabilire” continua “Quando si scrive musica non ci si chiede il perché di una successione di note, la si scrive e basta, e poi dopo si ha il riscontro e ci si accorge di aver risposto anche ad aspetti tecnici precisi, come avviene per la poesia”.