Le carote, la rotoballa, la pallacanestro. I contadini Macaco, Bestemmia e lo Zitto. Tutto intorno, i campi di montagna della Valle d’Aosta. Una donna del passato e il lavoro nel presente. Un’agricoltura antica ed eroica. La natura, il fare, il senso dei giorni. Il ritrovarsi la sera al pub “Il terribile”. Sono momenti di “Macaco“, letti giovedì 20 marzo da Simone Torino alla Biblioteca Regionale di Aosta in occasione della presentazione del suo romanzo, vincitore del Premio Italo Calvino nel 2024. La storia è ambientata nella Valle del Lys, con alcune incursioni ad Aosta e un capitolo che si svolge a Marzabotto, in cui il protagonista incontra la storia con la “S” maiuscola.
Macaco: un uomo di terra, silenzi e parole torrenziali
Macaco è un uomo legato alla terra. Nei momenti di imbarazzo, infila le mani in tasca, in un gesto di resa che dice la sua assenza di risposte. Con le donne, cerca di superare la timidezza parlando tantissimo, come se le parole potessero aiutarlo a smontare le situazioni troppo cariche di emozioni. Reduce da una storia d’amore importante finita male, ora ha voglia di innamorarsi di nuovo. “Il soprannome del protagonista deriva da una signora che mi chiamava Macaco quando dimenticavo il bastone ai soggiorni anziani. Una donna che aveva un modo di parlare buffo, particolare: Macaco mi è rimasto e ho pensato che potesse essere adatto per quest’uomo di cui non sappiamo il nome”, ha raccontato Simone Torino.
“Nel libro, il mondo dell’agricoltura occupa un ruolo centrale“, ha osservato invece Maria Pia Simonetti in dialogo con l’autore. “Non sono molti i romanzi che se ne occupano”, ha aggiunto. L’originalità di questa ambientazione è stata apprezzata anche dalla Giuria del Premio Calvino, che ha riconosciuto nel romanzo “una voce singolare, capace di restituire un mondo agricolo che si credeva ormai scomparso, senza però rinunciare a incursioni in altri ambiti.” La quotidianità di Macaco non si esaurisce infatti nel lavoro agricolo: l’uomo condivide il proprio tempo anche con i compagni della sera e quelli del basket, con cui coltiva un’amicizia fraterna e profonda.
Una lingua diretta, orale e viva
“Il mio è stato un lavoro di oralità: ho scritto come se Macaco ci stesse raccontando la storia dal vivo, come se fosse appoggiato al bancone di un bar e ce la stesse raccontando faccia a faccia davanti a un bicchiere”, ha detto l’autore. “La mia intenzione era di farlo parlare in maniera diretta, asciutta e concisa”, ha continuato. Oltre alla lingua essenziale e scarna del protagonista, nel libro c’è anche la lingua dei segni che che utilizzano Bestemmia e lo Zitto tra di loro, dal momento che lo Zitto è sordo.
Viola Ardone ha definito il romanzo “una storia semplice che commuove e fa ridere, con parole affilate come colpi di zappa.” Un giudizio condiviso anche da Maria Pia Simonetti: “Commovente vuol dire quando tu, leggendo, sei toccato da emozioni positive. La grande letteratura spesso racconta la storia dei cattivi. Con questo romanzo, entrano in scena i buoni e i sentimenti positivi che suscitano. Anche di fronte alla presenza di personaggi non positivi, i tre eroi protagonisti riescono a mantenere intatto il proprio sguardo disarmato e non ingenuo.” – ha aggiunto.
“Macaco”, pubblicato nella collana “Unici” di Einaudi, è disponibile nelle librerie e nella sezione “Novità” della Biblioteca Regionale di Aosta.