La scelta della giuria di non assegnare il primo premio, nelle categorie scultura e bassorilievo, della 66esima edizione della Mostra concorso dell’artigianato di tradizione sta sollevando non poche proteste nel mondo degli scultori valdostani.
A non nascondere, per prima, il suo disappunto è Sabina Marquet, di Aosta, che, con la sua opera, si è aggiudicata il terzo premio nei bassorilievi. “Mi è parsa una cafonata, evidentemente la giuria ha ritenuto che le opere non fossero alla sua altezza” ha sottolineato la Marquet. Sul suo profilo Facebook parla di vera e propria “umiliazione degli scultori, del loro lavoro, delle ore dedicate, dell’amore e della passione che muove ogni artigiano”.
Il suo intervento, polemico ma circostanziato, raccoglie il plauso di altri artigiani o scultori tra cui anche quello di Enrico Massetto. “Ho sempre sostenuto – scrive lo scultore di Saint-Pierre – che i premi vadano dati tutti per il semplice motivo che è un concorso aperto a chiunque, non solo ai professionisti, quindi non si può pretendere che i lavori siano ogni anno al top: anche se non eccelso l’impegno va premiato e non penalizzato”. In un passaggio successivo lo stesso Massetto riconosce poi come la qualità delle opere presentate si sia negli anni decisamente abbassata.
A orientare la giuria, presieduta da Nurye Donatoni dell’Ivat, e composta da due esperti fissi – Omar Borrettaz e Saverio Favre – e da due scultori esperti, nominati dall’Assessorato regionale, Dario Coquillard e Michel Rosset sono state diverse variabili in campo.
Un peso decisivo, per la decisione finale di non assegnare il primo premio, assunta comunque all’unanimità, è venuto dal giudizio dei due scultori esperti chiamati a pronunciarsi sulla tecnica di realizzazione delle sculture. “I nuovi parametri di valutazione adottati assegnano, per le due categorie scultura e bassorilievo, un peso preponderante ai punteggi relativi a tecnica e a creatività” ha sottolineato Nurye Donatoni. “In qualità di esperti fissi – continua – noi ci siamo limitati ad esprimere un giudizio generico di contesto e d’insieme come il rispetto dei parametri di tradizionalità o di categoria, constatando, ad esempio, come due opere, forse le più meritevoli sul piano tecnico, fossero fuori rispetto al tema assegnato (ndr I valichi di confine)”.
La direttrice dell’Ivat si toglie poi un sassolino: “il problema è che gli artigiani non leggono bene il bando e ciò che devono portare, qui funziona esattamente come un qualsiasi altro concorso”.
Sulla qualità delle opere invece preferisce non pronunciarsi Dario Coquillard che, contattato, si limita a un “non voglio alimentare nessun tipo di polemica, non ho voluto rispondere proprio per questo, rivolgetevi alla Presidente”.
La valutazione dei giurati viene però apertamente contestata da Sabina Marquet: “non si è mai visto in nessuna gara al mondo un podio con il primo posto lasciato “vuoto” perché colui che è arrivato primo non sarebbe meritevole del gradino più alto”.
L’indignazione dell’artigiana di Aosta si accende poi dinanzi alle motivazioni della giuria al suo terzo premio. Sabina Marquet ha scelto di lavorare sul tema dei contrabbandieri che attraversavano le frontiere rischiando la vita per portare a casa pochi soldi. “Per realizzare questa opera ho fatto uno studio fotografico, ho condotto una ricerca storica, ho ascoltato i racconti di contrabbandieri, ho vestito i personaggi con gli abiti dell’epoca”. La motivazione della giuria però recita “l’opera (…) propone il concetto di solidarietà tra la gente di montagna, rappresentata nel caso specifico da giovani colporteurs”. “Ma quali colporteurs? Che opera hanno guardato i signori della giuria” sbotta Sabina Marquet. “Per capire che nella mia opera sono rappresentati due contrabbandieri, non era neanche necessario esaminare la breve relazione che ho allegato, bastava leggere la frase riportata in patois sulla cornice, che tradotta in italiano significa “Contrabbandieri, con la bricolla (il carico di merce di contrabbando), cuori pieni di coraggio e tasche vuote.”
Il che significa, alla fine, che a leggere un po’ meglio e con un po’ più di attenzione dovrebbero essere un po’ tutti.
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È un concorso e la giuria deve giudicare e premiare le opere presentate come prevede il regolamento:
– o solo la prima classificata
– o le prime tre classificate
– o nessuna
Considero la metodologia di premiazione di questa categoria un chiaro messaggio prevaricatore della giuria ed una imbarazzante caduta di stile dell’ente organizzatore che l’ha avvallata!
Il tutto è tristemente PARADOSSALE!!!
La cosa più triste è che, a distanza di 4 giorni dall’uscita di questo articolo, nessuno (né il Presidente della Giuria, né gli “esimi” scultori “esperti”, né tanto meno l’Assessore alle Finanze, Attività Produttive e Artigianato, Renzo TESTOLIN, abbiano sentito la necessità di spiegarci cosa sia successo.
Credo che per loro sia molto meglio lasciar passare il tempo, sperando così che la gente dimentichi…
Invece TANTI ARTIGIANI e TANTI APPASSIONATI non dimenticano e ancora stanno aspettando che TESTOLIN, o chi per Lui, ci spieghi:
– perché sono andati contro il regolamento (tra l’altro ci sarebbero tutti gli elementi per presentare ricorso al TAR);
– perché non leggono le relazioni, obbligatorie a pena di esclusione (vedasi proprio il caso del 3° Premio nella categoria bassorilievi);
– perché hanno considerato fuori tema opere che hanno rappresentato quanto espressamente suggerito dalla Giuria (vedasi “via francigena, i marroniers, i colporteurs, i cani san Bernardo, il passaggio degli eserciti di Napoleone e di quello leggendario di Annibale”);
– perché se il regolamento prevede che “La scultura deve essere realizzata in un pezzo unico”, non sono state escluse le sculture chiaramente assemblate con legni diversi (regole ad personam?).
Avremo mai delle risposte?
Anni fa l’allora Assessore regionale alle attività produttive diceva, orgoglioso, che la strada era tracciata, che occorreva puntare su “più serietà e più qualità!”.
Il risultato della strada intrapresa è sotto gli occhi di tutti: la Mostra, da sempre richiamo per turisti, quest’anno proporrà un padiglione enorme semideserto, caotico e (parere personale) privo di fascino.
Hanno disincentivato la presenza e l’entusiasmo degli artigiani con paletti spesso usati ad personam per escludere (o non escludere) a loro piacimento.
Hanno portato gli artigiani del legno (e non) a disertare la Mostra con la previsione di temi sempre più “invendibili” accompagnati da premi sempre più modesti (rimanendo alle sculture, si è passati da quasi 100 opere nel 2011 alle 15 opere di quest’anno).
Hanno fatto disaffezionare gli artisti con Giurie composte da membri esperti di categoria spesso invidiosi dei loro colleghi-artigiani, a volte rancorosi (“anni fa non mi ha fatto vincere… ora posso vendicarmi!”) ma soprattutto non abbastanza competenti o, quanto meno, diligenti, dato che pare non leggano nemmeno le ricerche storiche di accompagnamento ai pezzi esposti previste dal regolamento…
Ha ragione! La prossima volta cambiate la Giuria!
Ha detto bene la Marquet.. mai visto al mondo un primo posto lasciato vuoto.. qui si rasenta il ridicolo..