Quando sul palco si raccontano aneddoti del 1998, significa che chi li racconta e la rassegna di cui tratta l’episodio hanno già fatto un po’ di strada. Se poi, la rassegna si chiama Strade del Cinema, è probabile che la strada non sia solo una, ma siano tante: parallele, cieche, convergenti e diverse. L’aneddoto nello specifico è quello di una proiezione di The Navigator di Buster Keaton avvenuta prima del 2000 nella piazzetta Saint-Étienne, quando la manifestazione era ancora itinerante, e racconta di un tragico tentativo di sistemazione del set (la pellicola di Keaton in quell’occasione era musicata da Flavio Boltro),da parte di Ludovico Bich ed Enrico Montrosset, finito tra il comico e il tragico. Da quel giorno la rassegna è cresciuta, per pubblico, ma soprattutto per qualità, diventando uno degli appuntamenti più apprezzati dell’estate aostana, anche cambiando formula, diventando sedentaria, ma traducendosi ogni anno (senza mai deludere le aspettative), in magia.
La magia è quella del cinema: nessun trucco, nessun artificio. Il cinema che crea la condivisione, come ha voluto sottolineare Montrosset nella serata conclusiva di mercoledì 10 agosto in Cittadella: “Da 20 anni ormai, sto pensando a cosa succede ogni edizione a Strade. Fondamentalmente nulla, avvengono proiezioni, ma da 20 anni respiro con il pubblico, ogni sera, un’aria costruttiva per le mie cellule. È un momento di intensa condivisione. Si compiono 20 anni e si compie un momento vitale appunto, con un’inizio e con una fine, perché ogni inizio ha la sua fine e ogni fine ha la sua qualità. Sento dentro di me che delle cose si sono compiute in questo percorso e aver intitolato un festival a delle strade, al plurale, significa che queste potrebbero essere cieche, o parallele, o intersecarsi nuovamente”.
Montrosset lascia quindi planare un dubbio sull’avvenire della manifestazione, ma è un dubbio che potrebbe tradursi in un passaggio di testimone, vista la lunga strada che Bich e Montrosset hanno fatto finora intrecciandosi a quella del festival e visto anche la presenza di numerosi collaboratori che da anni lavorano con il duo di direttori artistici. Fatto sta che la rassegna anche nel 2022 non ha lasciato il pubblico interdetto, anzi, ha osato ancora di più chiamando ad Aosta ospiti del calibro di Marc Ribot, Rosario Giuliani e Théo Ceccaldi, confermandosi internazionale oltre che ineccepibile dal punto di vista della qualità delle pellicole (quest’anno tra le proposte la Final cut edition di Blade Runner, The Lodger e Solaris per citarne solo alcune). Nell’anno della ventesima edizione c’è stato spazio anche per uno dei grandi amici del festival, Ezio Bosso, mancato nel 2020, le cui musiche, scritte per The Lodger (pellicola con cui la collaborazione tra l’artista torinese e la rassegna ebbe inizio), sono state riproposte da Il Quartetto di Torino feat Giorgio Li Calzi, in una serata molto emozionante al Teatro Splendor.
A testimoniare l’importanza di una manifestazione come Strade anche Carlo Chatrian, direttore artistico del Festival internazionale del cinema di Berlino, che, presentando Solaris di Andrei Tarkovsky, non ha usato mezzi termini: “Questa rassegna svolge un importante lavoro di memoria nel riportare al presente suoni, film e musiche nuove per questi tempi, in un momento in cui siamo circondati da immagini estremamente banali”. E forse, però, più di tante frasi, a suggellare il successo della manifestazione sono stati i tantissimi giovani che per 60 minuti hanno riso delle disavventure del povero Keaton e del suo Navigator, (pellicola e comicità del 1924 n.d.r.), durante la serata di chiusura, a prova che la magia, nel cinema e nella musica, è possibile, basta crederci come Strade ha fatto (e speriamo continui a fare), da 20 anni a questa parte.