“Vengo da una realtà dove la camorra si respira come l’aria, non si può fare a meno di percepire la sua presenza costante. Dopo la laurea volevo fare l’avvocato penalista, ma troppo spesso, da praticante, mi accorgevo di fare il tifo per il pubblico ministero. Allora entrai in magistratura, e lì trovai veramente la mia dimensione, uno spazio stimolante dove dare sfogo alla mia curiosità intellettuale”. Ponendosi le giuste domande, e cercando le risposte ovunque le sue indagini lo portassero, Raffaele Cantone è diventato uno dei più temibili avversari della camorra.
Il magistrato partenopeo ha presentato ieri sera, ad Aosta, nella sala delle manifestazioni del palazzo regionale, il suo libro “Solo per giustizia: vita di un magistrato contro la camorra”, che racconta anni di inchieste difficili, e introduce il lettore alla scoperta di un mondo di illegalità diffusa.
“Le varie forme di criminalità organizzata, come la mafia, la camorra e la ‘ndrangheta, si differenziano sotto molti aspetti, ma hanno un elemento comune: la capacità di creare consenso. Sono tanto potenti perché creano un legame con il territorio e con le persone che ci vivono, danno lavoro, garantiscono un certo tipo di servizi. Io – ha specificato – mi sono occupato in realtà solo della camorra, un sistema che prospera nel forte legame con le aziende, che vi si affidano completamente. Le imprese non hanno più bisogno di banche che imprestino soldi, di sindacati con cui venire a patti per la manovalanza, né di tribunali per recuperare i crediti, pensa a tutto la camorra. Quasi tutti i latitanti ritrovati in questi anni erano nascosti a casa di insospettabili professionisti e imprenditori. Eppure sono pochissimi i camorristi che si arricchiscono, la scalata sociale è un miraggio”.
Cantone ha inoltre parlato diffusamente della legge sulle intercettazioni telefoniche e ambientali, che considera un disastro. “Se fosse stata applicata prima l’80 per cento dei processi non si sarebbe potuto istruire. Questo non danneggia tanto i processi per mafia, ma altri tipi di reati, come le rapine in villa”. Il motivo è semplice: quasi sempre le indagini per questi reati, in fase iniziale, sono a carico di ignoti, e proprio l’intercettazione delle parti offese spesso consente di identificare i ladri. Con la nuova legge le intercettazioni saranno consentite solo in presenza di un grave e preciso quadro indiziario a carico di qualcuno.
E’ stato lo scrittore Roberto Saviano a suggerire a Cantone di raccontare in un libro le sue inchieste più importanti. Emerge uno spaccato complesso della malavita campana, e delle sue ramificazioni, rintracciabili nei colossali investimenti effettuati nelle ricche regioni del Nord. Cantone, sotto scorta dal 2003, ha affermato di non riuscire quasi a ricordare come poteva essere vivere senza essere circondati da agenti. “E’ l’ultima cosa di cui mi lamento, sono grato della tutela offerta a me e alla mia famiglia Se tornassi indietro rifarei tutto, perché considero un privilegio il fatto di avere potuto attraversare dei momenti tanto difficili, ma anche tanto entusiasmanti”.