Era il 1953 quando Courmayeur, più precisamente la Val Ferret, divenne il set del film “William Tell” con protagonista Errol Flynn, diretto da Jack Cardiff. Le riprese durarono tutta l’estate, ma il progetto fu interrotto e la produzione fallì: la troupe fece ritorno negli Stati Uniti, lasciando debiti e portando con sé le bobine del girato.
A essere dimenticati, però, furono tre bauli rimasti nella soffitta del Grand Hotel Mont Blanc, dove soggiornava parte della troupe. Settant’anni dopo, i materiali sono stati ritrovati da Marco Busanelli, attuale proprietario dell’edificio. I contenuti dei bauli – pellicole, provini e attrezzature – sono stati presentati sabato 5 aprile nel cinema Alpino alla stazione del Pavillon, grazie a un evento organizzato dal Museo nazionale del cinema di Torino, in collaborazione con Skyway Monte Bianco e la Film Commission Vallée d’Aoste.
“Subito non ho capito il valore del contenuto dei bauli, e i materiali hanno rischiato di essere distrutti – ha raccontato Busanelli –. Per me era solo uno scatolone come un altro e mi sono chiesto: cosa ne faccio? Degli amici più competenti di me mi hanno detto di portarli al Museo del cinema di Torino e che ne sarebbe uscito qualcosa di buono”.
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Presentazione William Tell dietro le quinte di un film mai compiuto
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Presentazione William Tell dietro le quinte di un film mai compiuto
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Presentazione William Tell dietro le quinte di un film mai compiuto
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Presentazione William Tell dietro le quinte di un film mai compiuto
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Presentazione William Tell dietro le quinte di un film mai compiuto
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Presentazione William Tell dietro le quinte di un film mai compiuto
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Presentazione William Tell dietro le quinte di un film mai compiuto
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Presentazione William Tell dietro le quinte di un film mai compiuto
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Presentazione William Tell dietro le quinte di un film mai compiuto
Nei bauli sono stati ritrovati principalmente materiali destinati alla preparazione del film: provini e test girati prima dell’inizio delle riprese ufficiali. Tra questi, provini con Errol Flynn e Guido Martufi, ma anche un provino di Sophia Loren, poi scartata in favore di Antonella Lualdi, nonché diverse scene di prova realizzate in Val Ferret e a Cinecittà.
“Abbiamo ritrovato circa 600 metri di pellicola in formato 35 mm – ha spiegato Carlo Chatrian, direttore del Museo Nazionale del Cinema di Torino – insieme a un cavalletto, un proiettore, una macchina fotografica modificata per ritratti, il piano di lavorazione, alcune fotografie e altri documenti cartacei. Questo materiale ci aiuta a comprendere cosa significava fare cinema negli anni ’50”. Il Museo ha restaurato circa un’ora di girato e provveduto alla digitalizzazione dei materiali. Grazie a fotografie a colori, è stato possibile ricostruire la cromia originale: “I materiali erano sia a colori che in bianco e nero – ha precisato Chatrian –. Quelli in bianco e nero erano conservati meglio, mentre quelli a colori erano virati verso il magenta. Abbiamo lavorato anche sulla stabilizzazione del video e sulla riduzione del pompaggio”.
“La storia del cinema è piena di film mai realizzati, – ha spiegato Chatrian – pensiamo al Napoleon di Kubrick. Certamente William Tell non avrebbe avuto lo stesso impatto, ma resta comunque un progetto significativo. Era una grossa produzione per l’Italia degli anni ’50 e avrebbe rappresentato il primo film girato fuori dagli Stati Uniti in formato CinemaScope”.
Quanto al girato completo del film, è probabile che non lo si vedrà mai. Le pellicole furono donate da un collezionista – oggi scomparso – ad una Library di Boston, con la curiosa richiesta di non mostrarle prima del 2100. Viste, però, le condizioni in cui le pellicole dovrebbero essere conservate, c’è da chiedersi se riusciranno davvero ad arrivarci.