“Da tantissimi anni non avvertivo a Strade del Cinema un clima così speciale e “positivo” – anche se forse in questo periodo non è il termine migliore da utilizzare – ed è davvero molto bello vedere qui famiglie con bambini ad alimentare una passione, quella per il cinema, che si rinnova ancora, di generazione in generazione”. Si è chiusa ieri sera con queste parole del direttore artistico, Enrico Montrosset, l’ultima edizione della rassegna che porta grandi e piccini alla riscoperta di grandi capolavori del passato.
Insomma, è sembrato davvero un ritorno alla normalità. Sì, con le mascherine, il gel igienizzante, il controllo del green pass, ma niente ha potuto arrestare la voglia di cinema. E i valdostani lo hanno dimostrato con lunghi e generosi applausi a tutte le proiezioni del festival di cinema muto che ha preso residenza al Teatro Romano dal 3 al 10 agosto (saltando una sola sera per far spazio al concerto di Raphael Gualazzi).
Gli ingredienti per il successo erano già stati resi noti a programmazione svelata: immensi capolavori del cinema come King Kong e Freaks, anniversari importanti come gli 80 anni di Citizen Kane (Quarto Potere) e un secolo di The Kid (Il Monello) e perle rare come Uomini di Domenica, preannunciavano le basi per serate sold out e soddisfazione da parte del pubblico, anche se, come sempre succede per i festival ambiziosi come Strade del Cinema, la consacrazione arriva solo se tutto funziona alla perfezione e quel tutto in questo caso è la musica dal vivo.
La particolarità del festival internazionale che anima Aosta ormai dal 1997 e di cui il capoluogo detiene la paternità, come ha spiegato il direttore artistico Enrico Montrosset, è proprio quella di permettere al pubblico di scoprire dei film muti, di scovarli come tesori ormai dimenticati e di renderli attuali grazie alla musicazione affidata a pilastri come Paolo Fresu, protagonista di una prima serata da sold out immediato, il bandoneon del marchigiano Daniele Di Bonaventura e ancora la SFOM di Aosta, incredibile alle prese con The Unknown di Tod Browning. A raccontare la struttura del Festival edizione 2021 lo stesso Montrosset: “Quando ho programmato l’edizione di quest’anno ho intuito solo a posteriori il fil rouge che legava tutte le opere insieme e soprattutto che ci permetteva di aprire con Visages d’Enfants e chiudere con The Kid, ed è il concetto importante di avere cura. Abbiamo sempre bisogno che qualcuno abbia cura di noi, come le mamme di Visages e la generosità del vagabondo. L’avere cura è una delle virtù più importanti di questo difficile 2021, virtù che va al di là di quello che si può fare economicamente o con mezzi concreti”.
Di questo festival saranno molte le immagini da trattenere e ricordare se mai ci saranno altri momenti bui per la cultura, come quello difficile che stiamo attraversando: Paolo Fresu scalzo sul palco, mentre si attorciglia alla sedia in un vortice di note perfette sullo sfondo di Visages d’Enfants, il film che ha aperto la rassegna; i tanti bambini presenti alla serata in cui una Banda Osiris scatenata, dopo aver regalato un’esecuzione perfetta di Sherlock Junior (serata in collaborazione con Giocaosta), si è scatena in un medley di musica e film che ha esaltato la platea o ancora l’intimismo del pianoforte di Daniele Furlati, grande protagonista della musica cinematografica italiana.
L’appuntamento è per l’edizione 2022, anche se ogni anno oltrepassare l’asticella che si sposta sempre più in alto diventa impresa ardua. I film da scoprire sono senza dubbio ancora molti e probabilmente, nella testa del direttore artistico Montrosset, il pensiero per il 2022 è già delineato. Al pubblico non resta che aspettare ancora sognante per questo bel cinema tutto aostano.