Successo di pubblico e qualità a Introd per il Festival Spazi d’Ascolto

Il Festival di Introd è cresciuto molto in termini di pubblico, ma soprattutto per qualità, complice il sodalizio ormai rodato con il comune di Introd che ha vinto una sfida culturale e turistica grazie alla manifestazione.
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Cultura

Undici anni e l’età adolescenziale. Enrico Montrosset descrive così questa ultima edizione del Festival Spazi d’Ascolto, una rassegna che negli anni è cresciuta molto in termini di pubblico, ma soprattutto per qualità, complice il sodalizio ormai rodato con il comune di Introd che ha vinto una sfida culturale e turistica grazie alla manifestazione.

Quest’anno la scelta degli appuntamenti ha convinto e incantato e nella serata di venerdì 23, con Guido Catalano a l’affiche, ha anche visto un sold out clamoroso, con molti spettatori rimasti fuori nella speranza di un biglietto disponibile.

Un festival senza troppo clamore, che si presenta con una veste grafica pulita e minimalista, con un titolo che lascia allo spettatore tutto il gusto della scoperta: l’ascolto come strumento per decifrare il mondo. L’ascolto della bellezza vera, quella scovata da Montrosset e dai suoi collaboratori, è al centro del Festival, motore e orpello al tempo stesso: i disegni dei racconti di Gek Tessaro e di un Don Chisciotte sognatore, le poesie d’amore e di quotidianità del sabaudo Catalano e infine la musica travolgente del duo francese Parisien-Peirani hanno saputo richiamare a Introd un pubblico più che eterogeneo, di diverse età, sotto un unico segno, quello della democratizzazione dello spettacolo. La location come da 11 anni a questa parte contribuisce alla riuscita e al fascino dell’evento, il giardino è affascinante, ma la sala interna non dà di certo la sensazione di essere un ripiego in caso di maltempo.

Così le tavole di Gek Tessaro fanno viaggiare lo spettatore in Andalusia, contro quei mulini a vento che sono le ingiustizie del mondo, raccontate in chiave ironica e spesso volutamente maldestra da Guido Catalano che ha finalmente sdoganato la poesia rendendola accessibile e meno old style, mentre la musica del duo Parisien-Peirani ha esaltato il pubblico che per entusiasmo sembrava quello di un concerto rock. Un successo che nel pubblico trova solo la conferma di alcune scelte di cartellone assolutamente riuscite e che permette a un prezzo più che accessibile di godere di uno spettacolo di qualità.

“Sono già 11 anni e siamo nella fase adolescenziale, ma sono felice di aver portato a termine anche quest’anno questo festival – racconta il direttore artistico Montrosset -; mi è sembrata un’edizione riuscita non solo per numeri, ma per qualità. Abbiamo proposto 3 serate diverse, ma sempre all’altezza. Sono 25 anni che faccio questo lavoro e, senza voler essere un trombone, ho sempre rincorso e cercato la bellezza, in questa edizione credo di averne vista molta. Questo festival è un assoluto, ma se non è condiviso non si va da nessuna parte, quindi un grande grazie va anche al pubblico”.

Un Festival che dà da pensare anche alle rassegne più grandi, che forse, con il tempo, hanno perso un po’ di smalto, rifugiandosi nelle proprie confort zone e smettendo di esplorare quanta bellezza ci possa essere nella semplicità dell’ascolto, inteso come predisposizione del pubblico e gesto al tempo stesso involontario e volontario: bisogna aver voglia di ascoltare in maniera attenta altrimenti equivale a un tendere l’orecchio fine a se stesso.

L’appuntamento è per il prossimo anno e la sfida per gli organizzatori sarà quella di bissare o per lo meno eguagliare la bellezza proposta in questo difficile passaggio dall’infanzia alla Tessaro all’amore adulto, ma dalle note adolescenti, di Catalano.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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