“Tesoro della Cattedrale”, vede la luce il catalogo

In oltre 500 pagine il volume classifica le 116 opere esposte nel ‘duomo’ di Aosta con capolavori che vanno dal I secolo d.C. al XIX secolo ricostruendo le vicende della loro musealizzazione.
Da sinistra Rollondin, mons. Lovignana e Viviana Vallet
Cultura

Dopo anni di intenso lavoro di ricerca ha visto la luce il catalogo del Museo del Tesoro della Cattedrale di Aosta. Presentato martedì 13 maggio scorso nel salone del Vescovado di Aosta, il volume colloca e classifica con metodo scientifico le 116 opere esposte nel ‘duomo’ di Aosta con capolavori che vanno dal I secolo d.C. al XIX secolo ricostruendo le vicende della loro musealizzazione.

Il repertorio delle opere del Museo è diviso in gruppi tematici: arredo romanico, scultura e plastica monumentale, sculture e arredi lignei, oreficeria e arti preziose, paramenti liturgici, pittura e dipinti. All’interno di ogni sezione emergono le eccellenze del museo e più in generale di tutta la storia dell’arte valdostana.

“Il volume – ha detto il Vescovo di Aosta mons. Franco Lovignana – accompagna il visitatore del museo con approfondimenti scientifici che lo aiutano a ricreare il contesto storico, culturale e religioso in cui gli oggetti esposti sono nati. Ma all’arte sacra – ha detto Lovignana – va restituita la funzione ecclesiale per renderla comprensibile sul piano dell’annuncio e della catechesi”.

Il catalogo è nato nell’ambito delle iniziative promosse per il IX centenario della morte di Sant’Anselmo e fa seguito al restauro della Cattedrale e ai lavori di adeguamento e riallestimento del Museo del Tesoro realizzati per l’occasione. Il volume è stato curato da Enrico Castelnuovo, Fabrizio Crivello e Viviana Maria Vallet e rappresenta uno sforzo a più mani prodotto grazie alla partecipazione di studiosi ed esperti.

“Questo non è un punto di arrivo – ha detto Roberto Domaine, Sovrintendente per i Beni culturali – ma un punto di partenza, per nuove ricerche e crediamo anche di aver condotto una metodologia importante, perché al catalogo è abbinato anche uno studio sul lapidario piuttosto che sulle gemme, quindi abbiamo lavorato su una logica di interdisciplinarietà, che non potrà che far bene ai beni storico-artistici”.
 

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