Torna “Prosopon”. Nella terza edizione l’occhio del teatro si ferma sulla guerra

Torna, per il terzo anno, il progetto teatrale di framedivision e Replicante Teatro. La performance "Polifonia per DA6885" racconta la guerra, ma dall'inedito punto di vista degli oggetti. Oltre agli spettacoli per gli studenti delle superiori, tre le date a "Plus" per il pubblico.
La presentazione della terza edizione di Prosopon. Da sx: Dayné, Hugonin, Tedesco e Damarco
Cultura

Due anni fa era il viaggio – il primo per mare, il secondo con la mente – di Ulisse e Penelope, con “squarci” sulla pandemia, appena alle spalle. L’anno scorso era l’esilio, con Fedra la luminosa, da un lato, e Frankenstein il camminante dall’altro.

Quest’anno, più attuale che mai, sarà quello della guerra il “filo di Arianna” che guiderà studenti e pubblico attraverso – è il caso di dirlo – la terza edizione del progetto teatrale “Prosopon – La camera di Orfeo” organizzato dall’associazione framedivision e Replicante Teatro, in collaborazione con il Comune di Aosta, la Struttura Politiche educative dell’Assessorato ai Beni e le attività culturali della Regione con – tra i partner – anche la Bccv e Fondazione comunitaria della Valle d’Aosta.

La guerra, si diceva, ma vista da un piano inedito. Tutto questo è lo spettacolo “Polifonia per DA6885”: “Si parlerà della guerra, ma non quella con i buoni e i cattivi – ha spiegato Andrea Damarco, di Replicante Teatro –. A noi interessa parlare della guerra come luogo di separazione. Il romanzo da cui è stato tratto parla di un giovane soldato britannico che in Afghanistan ha messo il piede su una mina rimettendoci parte del proprio corpo. Ma qui non si rivendica chi ha torto e chi ha ragione. La storia non la racconta l’uomo, che sbaglia, ma gli oggetti. Degli oggetti parlanti che non sarebbero autorizzati a parlare. Parlano la mina, la protesi, il respiratore. Tutti oggetti che hanno partecipato alla tragedia”.

La presentazione della terza edizione di Prosopon. Da sx: Dayné, Hugonin, Tedesco e Damarco
La presentazione della terza edizione di Prosopon. Da sx: Dayné, Hugonin, Tedesco e Damarco

Lo spettacolo – che quest’anno sarà rappresentato a Plus, l’ex Cittadella dei Giovani –, andrà in scena dal 7 al 23 aprile per le tre istituzioni scolastiche che hanno aderito (il liceo classico, artistico e musicale, il liceo scientifico “Bérard” ed il liceo delle scienze umane e scientifico “Regina Maria Adelaide” con tredici repliche per le classi e altrettanti laboratori post-performance) e in tre date aperte al pubblico: sabato 12 aprile alle 20.30, domenica 13 alle 18 e giovedì 17 alle 20.30.

“Sono contenta che abbiamo aderito al progetto diversi doppiatori, quasi tutti dalla Scuola Ods di Torino – ha spiegato invece Alexine Dayné di framedivision –. Tutti giovani che partecipano ad un progetto e che fanno anche parte della sua creazione. Si tratta di voci non incarnano persone ma che danno vita ad oggetti che finalmente possono prendere parola in mezzo ad immagini di pensieri”.

 “Prosopon non è solo un progetto teatrale ma, dopo tre anni, è un nuovo dispositivo culturale vivo e che ci invita a riflettere su importanti questioni, ci interroga, ci provoca, non ci dà risposte certe e ci chiede di prendere posizione – ha aggiunto Samuele Tedesco, assessore alla Cultura del Comune di Aosta –. Nel 2023 si parlava di fratture, oggi di ‘apertura di finestre’. Nel 2025 il tema è anche un po’ obbligato: quello della guerra. Non una in particolare, ma il tema di conflitto che plasma corpi, mente e memorie”.

Un lavoro che parte – e per certi versi arriva – dalla scuola: “Questo progetto è pensato espressamente per le scuole – spiega invece Lucia Hugonin, dirigente della Struttura Politiche educative della Regione –. Complessivamente saranno coinvolti 300 ragazzi, il che testimonia l’interesse del mondo della scuola verso soggetti esterni che provengono dall’arte, dal teatro e dal cinema, capaci di veicolare in modo efficace messaggi profondi. Anche i laboratori sono rivolti a loro, inducendo i giovani ad una riflessione sul tema della guerra e sulla sua tragicità che oggi sembra sminuita nel vedere quotidianamente immagini di distruzione e di morte”.

Con un obiettivo: portare – o riportare – una riflessione sulla realtà e sull’oggi. Anche se a raccontarla, per la prima volta, è la “voce” più reale che si possa essere, forse. Quella di un oggetto.

 

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