I personaggi potrebbero essere gli stessi di Fellini in 8½, la scenografia è surreale e i tratti grotteschi ancora più calcati. Massimiliano Bruno porta ad Aosta il suo Sogno di una notte di mezza estate e riesce nell’impresa di rendere contemporanea un’opera che, per quanto affascinante, ha i suoi anni. Grazie al lavoro degli attori e del regista, il muro del tempo si infrange e anche il linguaggio sembra essere più familiare ai tanti liceali presenti in sala, partecipi come fossero a una lezione di educazione fisica, che ai numerosi abbonati della Saison delle prime file.
La trama della commedia vede un intreccio di storie e diversi livelli che si interpongono: i giovani Ermia, Lisandro, Elena e Demetrio compongono un primo livello di intrecci amorosi, ai quali si aggiunge il prossimo matrimonio di Teseo e Ippolita e la storia della creazione di uno spettacolo teatrale per omaggiarli, da parte di una compagnia di artigiani a dir poco sopra le righe.
Quello di Massimiliano Bruno è un sogno senza fine, una gestualità contemporanea e un gioco di luci che creano un ritmo incalzante, un’ironia grottesca, ma delicata; una contraddizione solo in termini per gli attori, sempre in punta di fioretto anche nei momenti meno poetici, come quando gli artigiani, strani personaggi che si aggirano tra la corte di Teseo e il bosco, si ritrovano per mettere in piedi lo spettacolo e colui che personificherà Tisbe deve attuare la “strizzanza” per rendere la sua voce più femminile. Termini come “riccanza”, “mischianza”, “carezzanza” e “morbidanza” diventano uno strumento linguistico perfettamente ironico e contemporaneo per raccontare di come l’abbondanza umana degli artigiani compensi la loro pochezza in quanto attori.
Non c’è nulla, nulla davvero, che manchi all’adattamento del direttore e che appesantisca la commedia di partenza. Violante Placido passa dal ruolo di Ippolita a quello di Titania con una facilità degna di nota, ma il pubblico aspetta soprattutto Paolo Ruffini e Stefano Fresi, entrambi puntuali all’appuntamento con gli aostani: brillanti e perfetti. Il primo diventa il folletto Puck, quasi cinico, ma mai esagerato, capace di guardare alla vita (e di viverla), con un disincanto invidiabile e con il distacco delle creature di fantasia nei confronti del mondo umano; mentre il secondo si inventa un Bottom protagonista e un Piramo superstar nel confronto con un muro e la sua crepa.
I colori delle luci e dei costumi, un vago ricordo steam punk, gli intermezzi musicali e l’atmosfera regalano una veste inedita alla commedia, un involucro che rende accattivante la storia di fondo e che fa breccia soprattutto nei più giovani.
La visione onirica che Massimiliano Bruno regala al lavoro di Shakespeare permettono di acquisire alla commedia l’autenticità della fantasia e la ricchezza del presente.
Questa sera si replica alle 21 sempre al Teatro Splendor.