Uno stellare Paolo Nespoli illumina “Scienze in Vetta”

A Courmayeur l’astronauta dell’ESA racconta la sua esperienza nella Stazione Spaziale Internazionale da vero gigante, con una capacità di tenere il palco e di raccontare degna di un uomo di teatro e con la battuta sempre pronta e mai banale.
Cultura

Da lassù non si vedono limiti né confini. Lassù, un essere umano cessa di avere limiti: “Perdi la sensazione di avere un corpo, diventi pura coscienza. E devi essere anche in grado di saper fare tutto: da riparare un impianto elettrico a mettere dei punti di sutura, da manovrare un braccio meccanico a spegnere un incendio. Perché sei a 400 km dalla Terra, non è che puoi chiamare Houston e chiedere: Mi mandate un idraulico?”. “La sfida dello spazio: superare i propri limiti” era il titolo dell’intervento di ieri sera, giovedì 23 agosto, di Paolo Nespoli, primo appuntamento serale di “Scienze in Vetta” andato in scena alla Maserati Mountain Lounge di Courmayeur.

Nespoli, astronauta dell’ESA (Agenzia Spaziale Europea), ha passato 313 giorni in orbita nell’arco di tre missioni spaziali, risultando il secondo astronauta ESA con più esperienza ed entrando di fatto anche nella cultura “pop” italiana con le sue apparizioni in fumetti come Topolino e Rat-Man. Un curriculum che ha richiamato alla Maserati Mountain Lounge diverse centinaia di curiosi, esperti ed appassionati, che hanno riempito tutti i posti a sedere e quelli in piedi: un pubblico fatto di persone sinceramente interessate al personaggio ed all’argomento e che non era lì solo per ripararsi dalla pioggia ma anche per soddisfare la propria curiosità con tante domande.

E lui, l’astronauta europeo più alto, è stato davvero un gigante. Ha dimostrato una capacità di tenere il palco e di raccontare degna di un uomo di teatro, facendo vivere a chi era presente la sua esperienza quasi in prima persona, condite con una dose di ironia e con la battuta sempre pronta e mai banale.

Il racconto di Nespoli è partito da lontano: “Da piccolo volevo andare sulla luna e fare le derapate col Rover. Sapete qual è l’unico modo per non realizzare i propri sogni? Non provarci”. Nel 2007 arriva finalmente la prima missione spaziale. Prima di poter andare sulla Stazione Spaziale Internazionale ci vuole un addestramento di tre anni: bisogna imparare il russo, fare i primi tentativi di provare l’assenza di gravità, imparare a fare tutto quello che può capitare di dover fare in orbita. Poi c’è la convivenza: per imparare a stare sei mesi in compagnia di altri cinque astronauti, l’addestramento prevede spedizioni in condizioni estreme come tra i ghiacci dell’Alaska o nelle grotte della Sardegna. Tutto perché, una volta partiti, bisogna essere pronti ad ogni evenienza tecnica, fisica e psicologica. In circa otto minuti la navicella russa Soyuz copre i 400 km di distanza dalla Terra ed entra in orbita, poi ci vogliono sei ore prima di raggiungere la stazione. “Quando sei lì diventi praticamente un disabile. Essere in assenza di gravità vuol dire che per sei mesi ti sembra di cadere nel vuoto e devi rielaborare tutte le nozioni fisiche di base: dov’è la verticale? Come faccio a bere, mangiare, muovermi?”. La stazione spaziale è, di fatto, un laboratorio dove vengono compiuti importanti esperimenti per espandere la conoscenza umana in termini di innovazione tecnologica, medica e scientifica, sfruttando l’assenza di gravità che sulla Terra è un impedimento. Dodici ore di lavoro al giorno, esercizi fisici, ma anche momenti di libertà e contatti con il nostro pianeta: “Oltre che con la nostra famiglia possiamo anche parlare con persone famose. Una volta, per scherzo, ho chiesto di parlare con Lady Gaga, ma non ha accettato. Così sono riuscito a parlare con i Pooh”.

Non c’è solo la simpatia ed il racconto, a rendere luminosa la serata con Nespoli. Dallo spazio, l’astronauta italiano ha portato tanti insegnamenti: “In uno spazio così limitato come quello della stazione impari che ci riempiamo di superfluo. Bisogna imparare ad utilizzare il meno possibile per fare quello che ci serve: siamo tutti sulla stessa nave, le risorse terrestri sono limitate. Il problema non è la vita sulla Terra, quella in qualche migliaio di anni si rigenera: noi dobbiamo proteggere la nostra esistenza sulla Terra”.

Il finale di serata è con lo spettacolare video che potete trovare qui sotto: “Alla fine del video si intravede, per qualche secondo, l’atmosfera: è l’unico confine tra noi e lo spazio, l’unica cosa che ci permette di essere qui”.

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