Yvan Sagnet a FrontDoc 2025: lotta, dignità e cinema tra i braccianti

Allo Spazio PLUS di Aosta, l’ingegnere e attivista camerunense ha raccontato il caporalato, la resistenza e il lavoro agricolo e presentato la proiezione di “The New Gospel", film di Milo Rau
Yvan Sagnet
Cultura

Yvan Sagnet ha studiato al Politecnico di Torino e nei campi ci si è ritrovato per caso, per pagarsi gli studi in ingegneria, ma quel caso è stata una scintilla che ha dato vita alla sua storia da attivista per chi non ha voce o non riesce a esprimersi: “Nel mio caso sicuramente l’istruzione ha fatto la differenza. Ho messo a disposizione dei miei compagni la mia istruzione e la mia storia: potevo stare nel mio angolo, non mischiarmi alle loro storie, ma non potevo far finta di non vedere”.

Le accuse che Yvan Sagnet muove nei confronti dei modelli malati nel mondo del lavoro vanno alla radice del problema, per non fermarsi in superficie, puntando il dito non solo su caporali, ma andando a cercare “i generali e cioè i supermercati, la grande distribuzione, che a loro volta schiacciano i caporali imponendo prezzi insostenibili e fornendo a questi un alibi per sfruttare i lavoratori. In Italia il modello dominante è uno: rincorrere il profitto a ogni costo. Si pensa al capitale e non si investe nei diritti e nella ridistribuzione, così come non si investe nelle persone e nel loro benessere. Coloro che tengono al benessere delle persone e a un lavoro giusto hanno sempre meno potere e per la politica attuale i diritti vengono in secondo piano o spesso sono inesistenti”.

Yvan Sagnet a Frontdoc
Yvan Sagnet a Frontdoc

Yvan Sagnet è noto per il suo impegno contro il caporalato e lo sfruttamento agricolo nel Sud Italia, ha guidato una rivolta dei braccianti nel Salento nel 2011 e anche per questo suo impegno è stato insignito Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana dal Presidente Mattarella. L’ingegnere No Cap lavora per difendere i diritti dei lavoratori migranti, promuovere dignità del lavoro e contrastare le nuove forme di schiavitù. L’incontro è avvenuto all’interno di un festival che ha nel suo DNA il concetto di “frontiera”: culturale, sociale, tecnologica e l’ospitare Sagnet significa portare al centro del dibattito non solo il cinema documentario e le arti visive, ma anche il conflitto per i diritti e l’attualità sociale.

Il pubblico ha potuto assistere non solo a una testimonianza vivente, ma anche a un dialogo diretto: uno spazio di confronto, domande e riflessione e l’abbinamento con il film “The New Gospel” ne ha  amplificato l’impatto, l’opera di Milo Rau interpreta infatti in chiave simbolica la lotta dei braccianti, con Sagnet che nella pellicola assume un ruolo “messianico” tra le categorie sfruttate, ripercorrendo la storia e il calvario di Gesù ma ambientandoli in una dimensione contemporanea e della Basilicata più rurale.

“Milo Rau nella pellicola girata a Matera ha voluto mettere assieme il 900 e questo secolo – spiega Sagnet -, c’è una continuità nelle lotte e anche il Gesù di Pasolini, che Milo riprende, era un attivista, così come lo era il Gesù del Vangelo e della Bibbia: infatti nei giorni nostri salverebbe le vite in mare e non respingerebbe le persone. Questo è un messaggio per chi spesso ancora strumentalizza per fini politici la religione”.

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