Stagione da dimenticare anche quest’anno per gli apicoltori valdostani. Freddo, neve e pioggia hanno rovinato la raccolta primaverile. “La stagione è andata completamente persa” racconta Denise Borbey, presidente del Consorzio apistico della Valle d’Aosta, tracciando un bilancio del 2024, quando sono in fase gli ultimi trattamenti contro la varroa.
“E’ stata una stagione particolare, ancora più degli anni passati, una delle peggiori“. La pioggia del mese di giugno ha fatto sì che venissero meno le produzioni di millefiori, tarassaco e acacia, “per chi porta le arnie nel vicino Piemonte”.
Un raccolto rovinato, che è comunque costato caro agli apicoltori. “Anche quest’anno sono dovuti intervenire per nutrire le api anche a primavera inoltrata”.
Scarsa la raccolta di tiglio, discreta quella di castagno. “Ci siamo ripresi bene sui mieli estivi – prosegue Borbey – in particolare nelle produzioni di mieli di montagna e di rododendro”.
E’ presto ancora per capire se la raccolta, “più che dimezzata”, porterà ad un aumento di prezzo del prodotto finito. “Non abbiamo al momento ancora dato indicazioni. Ormai queste stagioni non sono più eventi eccezionali, hanno da tempo un impatto negativo sul bilancio delle aziende e si riflettono sul prezzo ultimo dei mieli. Bisogna dire che in Valle d’Aosta il prezzo è rimasto stabile e tiene conto del valore del prodotto, che andiamo a mettere sul mercato”.
La qualità del prezioso nettare sarà valutata anche quest’anno nell’ambito della XXX edizione del Concorso Mieli della Valle d’Aosta. Proprio a causa delle particolari condizioni climatiche, che hanno prolungato la stagione apistica, nonché ritardato le fasi di raccolta e di lavorazione del prodotto, il Comitato organizzatore del Concorso ha posticipato la scadenza per la consegna dei campioni a martedì 3 settembre 2024.
“In quell’occasione cercheremo anche di delineare meglio la produzione globale valdostana”.
Il settore da anni conosce un rinnovato interesse, soprattutto da parte di chi decide di lavorarvi per l’autoconsumo. “Siamo vicini alle 600 aziende apistiche in Valle d’Aosta, con molte nuove persone che si avvicinano al nostro mondo, ma in modo hobbistico, ovvero con meno di dieci alveari. Svolgere questo lavoro da professionista sta diventando sempre più difficile, perché da anni ormai si è in balio del tempo. Sono poche le aziende che riescono a vivere ormai solo di apicoltura”.