Crolla il transito dei tir sulla A5: quasi il 10% in meno nell’ultimo anno

Sul calo hanno influito le limitazioni sulla bretella Ivrea-Santhià e la chiusura del traforo del Monte Bianco, spiega la Sav nel bilancio. In diminuzione anche l'utile netto della società che passa da 12 milioni di euro nel 2023 a 6,9 milioni di euro lo scorso anno.
Autostrada A5 - Foto di Davide Verthuy
Economia

Al divieto di transito sulla bretella Ivrea-Santhià ai mezzi superiori alle 3,5 tonnellate che si è protratta per tutto il 2024 si è sommata la chiusura al traffico – dal 2 al 16 dicembre scorsi – del traforo del Monte Bianco. Una sovrapposizione che ha generato lo scorso anno un calo del 9,72% del traffico pesante lungo la A5, nel tratto tra Quincinetto e Aosta ovest gestito dalla Sav spa, la Società autostrade valdostane. È quanto si legge nell’ultimo bilancio della concessionaria approvato l’11 aprile scorso.

Nel dettaglio, il traffico totale registrato lo scorso anno tra i due caselli è cresciuto dello 0,08% rispetto al 2023. L’aumento riguarda soltanto i veicoli leggeri, aumentati del 2,68%. Dal 1° gennaio al 31 dicembre 2024 sono state infatti 298.251 le auto transitate lungo la tratta – se ne contavano  290.472 nel 2023 – mentre i tir sono scesi da 77.018 a 69.528.

Numeri che si traducono in un calo dello 0,8% – da 70,1 a 69,3 milioni di euro – dei ricavi netti dei pedaggi, parzialmente bilanciato da un modesto incremento tariffario dal 1° gennaio 2024.  Diminuisce anche l’utile netto che nel 2024 è stato di 6,9 milioni di euro contro i 12 milioni dell’anno precedente. Il margine operativo lordo (Ebitda) si è ridotto del 4,4%, passando da 55,03% a 50,62%, a causa dell’aumento dei costi operativi (+9%) e degli ammortamenti.

Aumento dei pedaggi del 25,71%? Per il Ministero “non è oggettivamente sostenibile all’utenza”

Sempre nel bilancio della Sav, si legge che il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, rigettando la proposta di aggiornamento del Piano economico finanziario della società, aveva definito “non oggettivamente sostenibile all’utenza” la richiesta di aumento del 25,71% dei pedaggi a partire dal 1° gennaio 2025. “Tale richiesta – scrive la Sav – è stata formulata in coerenza con la proposta di Pef  trasmessa il 29 marzo 2024 ed aggiornata l’11 luglio 2024 e secondo lo schema di calcolo espressamente indicato dal Ministero nell’ottobre 2021”.

Il mancato aggiornamento delle tariffe è stato impugnato dalla concessionaria davanti al Tar della Valle d’Aosta. Una battaglia che è arrivata fino alla Corte Costituzionale. Per un simile contenzioso, infatti, il Consiglio di Stato ha sollevato una questione di legittimità relativa alla normativa di riferimento. Ma non è solo il Mit a dirsi contrario alla proposta di aumenti dei pedaggi, presentata dalla Sav. Anche la Regione, socio della concessionaria, ha espresso preoccupazione per gli impatti che un aumento tariffario avrebbe sul tessuto socioeconomico locale, aggravati dalla chiusura della ferrovia Aosta-Ivrea e dai lavori al traforo del Monte Bianco.

In alternativa agli aumenti, la società autostradale ha proposto strumenti compensativi come l’estensione della concessione. “Il Pef presentato contiene altresì, a margine della proposta formalizzata – scrive la Sav nel bilancio – delle simulazioni che contemplano, oltre all’adeguamento tariffario, anche altri possibili strumenti ai fini del riequilibrio economico finanziario del Piano quali ad esempio l’estensione del periodo concessorio, l’erogazione di contributi o la previsione di un valore di subentro. Un mirato utilizzo di tali strumenti, a invarianza dei parametri di equilibrio del Pef proposto, potrebbe infatti ragionevolmente permettere un drastico contenimento degli incrementi tariffari”. Il Ministero, pur rigettando il Pef 2024-2028, ha lasciato aperta la possibilità di rinegoziazione, chiedendo una nuova proposta in un’ottica di “confronto efficiente e collaborativo”.

Il mancato aggiornamento del Piano economico finanziario e il nodo dei progetti non approvati dal Ministero

Il mancato via libera all’aggiornamento del Piano economico finanziario pesa anche su alcuni importanti interventi e lavori in capo alla Sav. Nel 2024, il Ministero alle Infrastrutture e ai Trasporti ha comunicato alla società “l’assenza delle condizioni necessarie per l’approvazione ai fini convenzionale dei progetti delle opere di protezione dell’autostrada A5 in corrispondenza della frana di Quincinetto, degli interventi di adeguamento delle gallerie del raccordo A5-SS 27 del Gran San Bernardo, del progetto di adeguamento del viadotto Ayasse e degli interventi di adeguamento e ammodernamento dell’infrastruttura autostradale attraverso il Paid 2024″, il Piano annuale interventi diffusi. Sulla questione,  nel marzo del 2024, la Sav ha presentato quattro ricorsi al Tar del Lazio.

Nella sentenza del novembre del 2024, il Tar ha accolto le istanze delle concessionaria stabilendo che  “non può ritenersi conforme ai principi di buona fede, buon andamento, efficacia ed efficienza dell’azione amministrativa – richiamati nei motivi del ricorso – la scelta del concedente di negare o ritardare l’approvazione di un progetto che riveste carattere di urgenza per una ragione – la mancata approvazione del Pef – riconducibile alla propria sfera di azione”.  Per il Tribunale amministrativo regionale, la mancata approvazione del Pef “non preclude ex ante l’approvazione delle opere urgenti, ma la revisione del Piano è elemento necessario, quantomeno, ex post per consentire il riequilibrio economico della società concessionaria”. Non solo. Vista “l’insorgenza dell’obbligo di eseguire i singoli interventi”, per “ottenere l’approvazione dei relativi progetti esecutivi da parte della concessionaria non è necessaria la preventiva revisione del Pef“.

Il Tar ha imposto al Ministero di “provvedere, nel termine di 120 giorni,  all’approvazione dei progetti e, se del caso, all’anticipazione dell’approvazione dei correlati Pef”, ma nonostante la scadenza, segnala la Sav nel bilancio, il Mit non ha provveduto al via libera. Nel dicembre scorso, il consiglio di amministrazione della Sav aveva deciso di “procedere con un percorso che, nel rispetto dei principi rappresentati, consentisse di arrivare quanto prima, indicativamente nei primi mesi del 2025, all’affidamento dei lavori”.

Frana di Quincinetto, entro l’autunno pronto il paramassi

Intanto prosegue il cantiere per la realizzazione del paramassi in prossimità della frana di Quincinetto, che da anni minaccia l’autostrada. “I lavori sono stati consegnati e dovrebbero essere ultimati entro il prossimo autunno“, ha spiegato in Consiglio Valle il presidente della Regione, Renzo Testolin, rispondendo alle iniziative del Rassemblement Valdôtain, di Forza Italia e del gruppo misto. Proprio la chiusura del tratto autostradale tra Quincinetto e Pont-Saint-Martin dello scorso aprile, a seguito dell’allarme fatto scattare dalla frana per via del maltempo, aveva generato chilometri di coda e ora di attesa per gli automobilisti in viaggio. 

“L’ipotesi di far brillare la frana è stata considerata tra le possibili soluzioni da adottare – spiega Testolin -, ma nei vari tavoli tecnici in Prefettura a Torino, erano emersi a suo tempo due possibili scenari non prettamente positivi: o non capita nulla in quanto la deflagrazione viene ‘assorbita’ dalla massa disarticolata o i massi fatti brillare destabilizzano la porzione a monte con volumi complessivi in gioco che cancellerebbero autostrada, ferrovia, abitazioni, interessando anche la Dora Baltea”.

Per il presidente della Regione, “con il prossimo completamento del paramassi, si potranno fare nuove considerazioni sull’ipotesi di far brillare i volumi isolati instabili, i cui movimenti fanno scattare gli scenari di allarme quale possibile intervento di ulteriore mitigazione”. Il tema sarà affrontato domani, martedì 13 maggio, durante una riunione che coinvolgerà anche la Regione Piemonte e i Ministeri competenti. “La Valle d’Aosta può solo sollecitare un intervento nazionale – conclude Testolin -, poiché la frana si trova fuori dal suo territorio, pur avendo conseguenze molto gravi sulla regione”.

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