I ricavi ammontano a 1,657 miliardi di euro, il margine lordo operativo a 289 milioni 464mila euro. L’utile netto operativo, invece, “cuba” a 157 milioni 834mila. Sono queste alcune delle cifre del bilancio 2023 di Cva, presentate oggi – mercoledì 10 luglio – in conferenza stampa.
“È una società che ha dimostrato la sua capacità di crescere – ha spiegato il presidente Marco Cantamessa –. Mentre il 2022 ha creato una situazione di grande difficoltà, Cva ha navigato questa tempesta. Nel 2023 abbiamo ‘preso l’onda’ e cominciato ad attuare la crescita definita nel Piano strategico. E le ricadute di questo grande valore economico creato, ovviamente, finiscono sul territorio che ne potrà beneficiare”.
Nei dettagli contabili entra invece Giuseppe Argirò, che di Cva è amministratore delegato: “Abbiamo calcolato media dei bilanci dal 2016 al 2022- ha detto –, e la crescita dei ricavi consolidati nel 2023 supera del 78 per cento la media degli anni precedenti. Il dividendo distribuito nel 2023 cresce dell’88 per cento rispetto ai sette anni precedenti, del 72,2 per cento le imposte versate e quelle dirette che vanno alla Regione, 106 milioni di euro, aumentano di oltre il 300 per cento rispetto ai sette anni precedenti”.
L’azzeramento delle emissioni di CO2 entro il 2030
Sul bilancio di sostenibilità si sofferma invece il direttore generale Enrico De Girolamo: “Siamo al sesto bilancio di sostenibilità, in questo siamo stati pionieri. E, dal prossimo anno, sarà inserito nel bilancio economico/finanziario dell’azienda”. Documento che rimarca un obiettivo: “Possiamo parlare di 1.388.912 tonnellate CO2 evitate grazie alla nostra produzione, equivalenti alla piantumazione di un bosco di circa 180.000 alberi. L’obiettivo è l’azzeramento delle emissioni dirette di CO2 entro il 2030”. Anno entro cui “la produzione Cva sarà in grado di risparmiare circa 2 milioni di tonnellate di gas effetto serra”.
Il valore condiviso, le ricadute sul territorio
A margine, il Ceo di Althesys Alessandro Marangoni spiega lo studio realizzato sul “valore condiviso” di Cva. Ovvero su come l’Azienda impatta sul territorio a livello di ricaduta.
“Il valore condiviso nel 2023 è pari a 530,9 milioni di euro – ha detto –. E parliamo solo nella Regione Valle d’Aosta e solo nel 2022, composti per 343 milioni da ricadute dirette. Parliamo del 9,3 per cento del Pil del 2023 della regione. E questo lo fa una sola impresa in una sola filiera. Un peso, di quasi il 10 per cento, oggettivamente molto importante”.
Non solo: “Parliamo di circa 4.300 euro per ogni cittadino della regione – ha spiegato ancora Marangoni –. Questo è il valore che il Gruppo Cva porta ad ogni valdostano, cui si aggiungono 140 milioni di contribuzione fiscale, ovvero l’11 per cento delle entrate regionali, 55 milioni di salari lordi in Valle, pari al 3 per cento di tutti i redditi da lavoro dipendente della regione e 1.852 occupati, compreso l’indotto”.
Rispetto al 2022, “il valore condiviso si è dimostrato resiliente. C’è stata crescita sul valore adjusted, perché erano 504 milioni nel 2022. Soprattutto, c’è stata crescita importante dell’occupazione e una crescita aziendale, avvenuta per diversificazione delle fonti, che ha premiato l’occupazione in regione anche nel caso di crescita fuori Valle”.
L’occasione della transizione energetica
I vertici di Cva lo dicono chiaramente: la transizione energetica è un’occasione. Non tanto per la società in sé, ma per un posizionamento futuro. e in un futuro prossimo.
“Cva non ha, come azienda, la necessità di compiere un percorso di transizione perché produce al 100 cento energia pulita – ha spiegato Argirò –. Ma si posiziona, sul profilo industriale, sul mercato dell’energia. Cosa fa Cva? In questo trend che vede un riequilibrio di fonti di generazione energetica che mostra ancora un 60 per cento di combustibili fossili, va costruito quel 40 per cento di impianti. Un’azienda come Cva che ha forza economica, e know-how, si inserisce in un contesto in cui dovrà esserci questa gigantesca trasformazione del sistema elettrico nazionale”.
Questo porta ad un dato su cui Cva sta investendo: la differenziazione delle fonti. “Eravamo legati ad una sola fonte, con dei rischi legati all’impatto del cambiamento climatico e di rischio industriale di dipendenza da un’unica fonte – ha aggiunto –. L’alluvione del 29 giugno ha impattato anche sui nostri impianti. Se avessimo solo la componente idroelettrica il danno di mancata produzione sarebbe stato maggiore. Più si diversifica, più si riduce rischio di eventi come questi. Abbiamo capacità industriale ed economico/finanziaria. C’è un’opportunità e la cogliamo per creare valore”.
La summa sintesi la fa il presidente Cantamessa: “Ci troviamo in una posizione ideale: abbiamo le competenze tecniche, le competenze sugli accumuli e una posizione debitoria assolutamente bassa per fare investimenti. È terreno un po’ più ‘balordo’ ma stiamo cominciando a salire verso il colle, e siamo allenati per farlo”.