Fiera di Sant’Orso: le Porte Pretoriane orfane di rastrelli e scale

I pochi maestri del settore, anziani, hanno dato forfait all'ultima edizione. Grazie alla Biblioteca di Saint-Christophe l'arte dei rastrelli e delle scale viene da quest'anno insegnata a cinque principianti, presenti come scuola alla Millenaria.
Balliana
Economia

E’ nei sabot che si può rintracciare le origini della Fiera di Sant’Orso. Narra la leggenda che il Santo era solito distribuirli ai poveri, di fronte alla chiesa omonima.
Ma se queste calzature in legno, simbolo della manifestazione, sono ancora abbastanza facili da trovare alla millenaria, altrettanto non si può dire di altri oggetti della tradizione.

La 1010° edizione della Foire è rimasta orfana di rastrelli e scale. Chi nei due giorni di manifestazione si è recato alle Porte Pretoriane, luogo storico dove la fiera è nata e, dove gli attrezzi agricoli trovano ospitalità, ha dovuto constatare l’assenza di questi oggetti.
Olivo Balliana, classe 1929, uno dei pochi maestri rimasti del settore e tra i premiati della 1009° Fiera, ha dato forfait all’appuntamento perché malato. L’altro maestro del settore, Dario Dandres è scomparso quest’estate.

Si è aperta quindi nei due giorni di manifestazione una vera e propria caccia ai rastrelli e alle scale. Alla fine solo chi ha avuto pazienza di cercare gli agognati oggetti è riuscito a trovarli sotto i portici di Piazza Chanoux.

Grazie infatti alla Biblioteca di Saint-Christophe da quest’anno cinque persone stanno imparando, sotto la guida del signor Balliana, l’arte dei rastrelli e delle scale ed erano quindi presenti alla Foire come scuola.
Il bilancio di questa prima partecipazione alla Fiera, per questi cinque principianti, ha superato ogni aspettativa. Alle prime ore del secondo giorno di manifestazione, sul banchetto allestito dalla scuola, non vi era più traccia di rastrelli o scale.
Un incoraggiamento per i “neofiti” a portare avanti quest’arte, restituendo così alle Porte Pretoriane un pezzo della sua millenaria Foire.

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