Sono troppe le sagre in Valle d’Aosta e non tutte autentiche. A denunciarlo sono i ristoratori Fipe – Confcommercio Vda che parlano di concorrenza sleale per le imprese private e di danno importante arrecato al settore.
Di sagre, la Fipe-Confcommercio ne ha contate quest’anno almeno 140 per un giro di affari superiore al milione e mezzo di euro. Inoltre un sondaggio fra gli associati ha evidenziato che l’82% delle imprese ha dichiarato che nel triennio 2009-2011 ha subito una riduzione del fatturato media del 20%, mentre solo il 18% parla di una sostanziale stabilità. Negli ultimi tre anni secondo i dati delle due associazioni si è perso mediamente, un dipendente ad azienda e più di 40 ristoranti.
“Come nel resto d’Italia – spiega Leopoldo Gerbore, presidente ristoratori e referente Fipe nazionale – anche in Valle d’Aosta le sagre proliferano in maniera sempre più indiscriminata e il legame con il territorio è sempre più debole. Mi chiedo quale legame abbiano con il territorio sagre come quella dell’asado Argentino, del pesce di mare, delle rane (non mi si dica che sono una peculiarità valdostana) e le numerose feste della birra ecc… Proprio per questo fenomeno chi nella ristorazione lavora tutto l’anno, magari è costretto a chiudere”.
Secondo la Fipe-Confcommercio alcune sagre sono dedicate a prodotti che arrivano da centinaia di chilometri.
“E’ indubbio che le sagre – scrivono ancora Genestrone e Gerbore – svolgano un importante ruolo aggregativo e un elemento di sostentamento per le associazioni di volontariato. Come ogni cosa però anche tale tipo di attività deve avere delle regole e dei limiti dettati dalla natura estemporanea e occasionale dell’evento nonché dal rispetto dovuto a elementari norme di una corretta concorrenza.”
Altro elemento contestato da Fipe-Confcommercio riguarda poi la concentrazione di queste manifestazioni nei mesi di luglio e agosto anziché distribuirle su più mesi.
“Se il volontariato e i volontari – continua ancora la nota – meritano attenzione non si comprende per quali motivi le attività di ristorazione professionali e le persone che vi lavorano non debbano avere un’altrettanta attenzione e tutela. Se rispetto è dovuto a chi dopo aver svolto la propria attività di lavoro fa volontariato, altrettanto rispetto è dovuto al medesimo soggetto quando esplica la propria professione. “
Le due associazioni chiedono quindi alla Regione “di insediare un tavolo tecnico con Assessorato, Pro Loco, Associazioni di volontariato, Celva, per Istituire l’Albo delle sagre autentiche, patrimonio che va difeso e valorizzato.” Uno strumento che potrà essere utile secondo Genestrone e Gerbore, “per contrastare le sagre organizzate per solo lucro ingannando il consumatore”.