Aumenta la superficie agricola, diminuiscono le imprese del settore. Lo dicono i dati relativi alla Valle d’Aosta raccolti tra il 2010 e il 2020 e contenuti nel rapporto Montagne Italia 2025 dell’Uncem, l’Unione nazionale dei comuni, delle comunità e degli enti montani, presentato ieri sera, lunedì 18 agosto, ad Oyace. All’incontro hanno partecipato la sindaca Stefania Clos, il presidente dell’Uncem Marco Bussone, il consigliere nazionale Jean Barocco e il presidente piemontese Roberto Colombero. Presenti anche il direttore dell’Institut Agricole, Michele Sigaudo, e l’assessore regionale all’Agricoltura, Marco Carrel.
Secondo quanto si legge nel rapporto, a differenza delle altre regioni delle Alpi, in Valle d’Aosta la superficie agricola resiste, anzi aumenta. La maggior concentrazione di imprese agricole – che a livello regionale sono in calo – si registra nell’Unité Mont-Emilius (1,7 aziende per chilometro quadrato). Seguono le Unité Mont-Rose, Mont-Cervin e Evançon (tutte con una densità di 0,8 aziende per chilometro quadrato), la Grand Combin (0,5) e la Grand Paradis (0,4). Il dato più basso – 0,3 imprese per chilometro quadrato – si registra nella Walser e nella Valdigne.
Tradotta in denaro, la filiera agricola produce 16,8 milioni di euro nell’Unité Mont Émilius, 9,7 milioni di euro nella Grand Paradis e 9,5 milioni di euro nella Mont Cervin. A seguire ci sono le Unité Evançon (8,4 milioni di euro), Mont Rose (6,4), Grand Combin (5,4) e Valdigne (4). Chiude la Walser con 1,4 milioni di euro. Diversa è invece l’incidenza della filiera agricola sul Pil. Il valore più alto si registra nell’Unité Grand Combin (16,1%). Seguono le Unité Mont Rose (11,6%), Walser (10,8%), Gran Paradis (10%), Mont Émilius (8,9%), Mont Cervin (8,1%) e Evançon (8%). Ultima l’Unité Valdigne, ferma al 4%.
“I due dati del Rapporto, nelle nostre aree montane elaborate ed esaminate ci dicono che il sistema primario resiste – spiegano Bussone e Barocco – Diminuiscono le imprese, ma le superfici aumentano. Sono due questioni sulle quali servirà molto lavoro, in particolare con l’Institut Agricole sulla formazione continua degli imprenditori e degli addetti. Sono eccellenza per la nostra regione e vanno sostenuti dagli enti locali”. Nel Rapporto, l’Uncem “fa un quadro non solo del saldo migratorio nelle zone montane, all’11 per mille nella nostra regione, ma definisce anche opportunità di lavoro, investimento, intervento istituzionale per la montagna di domani – concludono -. Sono dati di impatto sui quali lavorare intensamente. Non però con i Comuni da soli. Rafforzando le Unité, strada giusta per percorsi virtuosi”.