Da una decina a 155. In un anno, le società collegate alla Compagnia valdostana delle acque spa (Cva), azienda leader nella produzione di energia da fonti rinnovabili, controllata al 100% dalla Regione tramite la Finaosta spa, sono aumentate esponenzialmente.
Il dato emerge da un confronto tra il Piano di razionalizzazione delle partecipate regionali al 31 dicembre 2022 – approvato dal Consiglio Valle nel novembre dello scorso anno – e quello del 2023, ora all’esame della seconda commissione consiliare Affari generali. Si tratta di un provvedimento obbligatorio per legge, nel quale le amministrazioni pubbliche tracciano un’analisi delle società in cui detengono partecipazioni dirette o indirette, predisponendo – in base a quanto previsto dal Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica – “un piano di riassetto per la loro razionalizzazione, fusione o soppressione” anche attraverso la “messa in liquidazione o cessione”.
Nel Piano del 2023, si legge che il numero di partecipazioni indirette della Regione – che riguardano 170 società contro le 27 del 2022 – è aumentato “in ragione della costituzioni di società o acquisto di partecipazioni in società esistenti da parte della Cva spa o da società da essa controllate”. Tradotto in numeri, al 31 dicembre 2023, la Compagnia valdostana delle acque conta 155 società, molte delle quali legate allo sviluppo degli impianti eolici e fotovoltaici.
Ribadendo l’”autonomia decisionale” della Cva che – in quanto società quotata in borsa deve “poter agire secondo le logiche prore di un’attività imprenditoriale operante sul mercato” – il documento rileva come la società “abbia già dato corso, durante l’anno, ad operazioni di fusione o cessione di alcune delle società costituite o delle partecipazioni acquisite”. A fronte di ciò, delle finalità perseguite dal gruppo e del peculiare settore in cui opera, il Piano non dispone “ulteriori azioni di razionalizzazione” ma ritene che la Regione, in quanto socio pubblico tramite la Finaosta spa, debba invitare la società “a favorire processi di razionalizzazione delle proprie partecipazioni, dove consentito e possibile, volti a conciliare le logiche di mercato con quelle pubblicistiche” anche a “salvaguardia degli equilibri finanziari della Regione”. Con una precisazione: sulla natura di questi processi, “si ritiene che l’amministrazione regionale non debba intervenire”, sottolinea ancora il documento.
Affermazioni che stonano con il parere elaborato dal professor Giovanni Maria Caruso, richiesto dal Progetto civico progressista e presentato nei giorni scorsi. Oltre a sottolineare che la nomina degli amministratori delle società del gruppo Cva debba avvenire tramite procedure a evidenza pubblica, sotto il controllo della Finaosta, il parere ribadisce che la società non può essere sottratta alla direzione e al coordinamento da parte della Regione, nonostante l’emissione di un prestito obbligazionario quotato in un mercato regolamentato.
Intanto, la Cva continua ad ingrandirsi. Tramite la sua controllata, la Cva Eos srl, lo scorso 9 novembre ha inaugurato l’impianto fotovoltaico di Cava Toppetti, a San Giorgio Canavese, in provincia di Torino. Il nuovo impianto occupa uno spazio di 12 ettari per una potenza di 11 megawatt. Nelle scorse settimane, è stato avviato il cantiere per la costruzione di un altro impianto fotovoltaico che supera i 48,5 megawatt a Montalto di Castro, in provincia di Viterbo. Nel 2025, si prevede che la potenza eolica e fotovoltaica complessiva installata dal gruppo supererà i 500 megawatt.