Lunedì 4 aprile cesserà la produzione dei formati standard mentre a giugno toccherà a quelli speciali. Pochi mesi ancora di attività che diventano però fondamentali per capire se, dopo Lavazza, il sito produttivo possa avere ancora un futuro nella produzione del caffé.
“Abbiamo due manifestazioni di interesse formali e due informali” dice l’Assessore alle Attività produttive Raimondo Donzel “ma tutti gli investitori mettono come paletto il permanere delle macchine oltre a chiedere tempi certi”. Richieste che si scontrano però con l’atteggiamento della Lavazza. “Le macchine all’inizio e alla fine del processo produttivo sono della società che ci ha comunicato la volontà di portarle via. Altrettanto vorrebbero fare con gli apparati per l’abbattimento fumi. Inoltre in questa fase Lavazza nega l’ingresso nello stabilimento a soggetti esterni”.
La Regione che nei giorni scorsi è tornata ad incontrare i rappresentanti di Lavazza ha chiesto alla società di mettere nero su bianco le proprie intenzioni. “Ci devono dire quando cesseranno la produzione e se e quando renderanno disponibile lo stabilimento di Verrès”.
Il contratto di locazione – 124mila euro annui – consente a Lavazza di disporre del sito produttivo fino al febbraio 2022.
“E’ una partita molto delicata” prosegue Donzel “Bisogna cercare di trovare un accordo evitando contenziosi, certo è difficile visto che loro hanno il coltello dalla parte del manico e potrebbero boicottare eventuali concorrenti interessati a insediarsi nel sito”. Se Lavazza dovesse portarsi via alcune macchine serviranno almeno tre milioni per sostituirle.
“Ci sono stati degli errori nelle trattative sui lavoratori, si doveva lavorare coralmente inserendo nella partita anche le macchine, non è stato fatto e ora non abbiamo in mano alcuna arma di contrattazione, la mia intenzione è comunque di continuare a lavorare affinché non si perda uno spazio di lavoro”.
Con lo stop lunedì della produzione dei formati standard i sindacati chiederanno la possibilità di far ruotare i lavoratori. Nel frattempo dei 52 dipendenti solo in nove, perlopiù figure di vertice, hanno deciso di trasferirsi a Gattinara.