Tredici produttori ortofrutticoli valdostani, riuniti sotto un unico marchio, hanno dato vita a OrtoVdA, il consorzio nato il 16 febbraio 2021 per valorizzare e tutelare i frutti della terra della nostra regione facendo rete tra le diverse aziende agricole.
A presiederlo è Alessandro Neyroz, ex docente dell’Institut Agricole Régional dove OrtoVdA è stato presentato per la prima volta. “Mio padre mi diceva sempre ‘Dove c’è una volontà, c’è una strada’, e noi abbiamo la volontà di fare agricoltura ed orticoltura raggruppandoci e crescendo”, spiega Neyroz. I soci del consorzio, così come chi vorrà presentare domanda per entrare a farne parte (il consorzio non è a numero chiuso), deve sottoscrivere, tra le altre cose, un disciplinare che ha proprio l’obiettivo di garantire che i prodotti sono al 100% valdostani, fertilizzati con concimi organici e non chimici e che sia garantita la rotazione delle colture.
I capisaldi di OrtoVda sono infatti la territorialità, la stagionalità, la tradizione e la gioventù dei produttori: “Vogliamo valorizzare i prodotti valdostani, spesso “snobbati” dal consumatore: facciamo pochissimi trattamenti e, soprattutto, la qualità nutrizionale della nostra frutta e verdura è superiore rispetto a quanto si trova nella grande distribuzione. Queste cose, così come la difficoltà nella coltivazione dovuta ai territori di montagna, giustificano pienamente quei pochi centesimi in più del prodotto valdostano rispetto alla GDO”. Neyroz prosegue ad illustrare gli obiettivi di OrtoVda: “Come consorzio sosteniamo e coordiniamo le realtà produttive per facilitare la commercializzazione e la redditività, offrendo anche assistenza tecnica anche grazie a Coldiretti. Ci occupiamo anche personalmente di verificare le modalità di produzione e di vendita dei prodotti”.
“I prodotti valdostani sono qualitativamente superiori”
La presentazione di OrtoVda è stata anche l’occasione per illustrare alcuni dati di laboratorio relativi alla qualità dei prodotti valdostani rispetto a quelli della grande distribuzione. “Siamo convinti che siano qualitativamente superiori. Finora i dati sono ancora pochi, servono almeno tre anni, ma per ora i risultati confermano questa convinzione”, ha spiegato la ricercatrice Francesca Madorno.
Sono state condotte analisi chimiche su prodotti (consumati a crudo) locali e su quelli non locali venduti dai supermercati il giorno dell’acquisto e a distanza di 3, 5 e 10 giorni, analizzando i parametri fisici (peso, umidità, pH), gli zuccheri, l’acido ascorbico (vitamina C), la clorofilla ed i polifenoli. Nel 2020 sono stati presi in considerazione pomodori cuore di bue, carote e insalata gentilina, quest’ultima sostituita nel 2021 dalle fragole. “I primi dati dicono che i pomodori cuore di bue del 2020 coltivati in Valle d’Aosta hanno maggior contenuto in zuccheri il giorno dell’acquisto rispetto a quelli di fuori Valle, così come le carote valdostane hanno sempre maggiori quantità di acido ascorbico”, conferma Madorno. “Nel 2021 per ora abbiamo i dati sulle fragole, che in Valle d’Aosta hanno sempre un grado zuccherino superiore”.