Una primavera fredda e piovosa ha rovinato il raccolto primaverile di miele valdostano, con perdite fino al 70%. A fotografare una stagione che si avvia alla conclusione è le presidente del Consorzio apistico della Valle d’Aosta Denise Borbey. “Siamo ormai agli sgoccioli della stagione, con la prima decade di agosto vengono infatti rimossi i melari e avviate le operazioni per la lotta alla varroa”. Nella nostra regione con l’ingabbiamento delle “regine” nel periodo estivo, le api “riescono a pulirsi e sanificarsi” ricorda Fulvio Noro del direttivo del Consorzio, evitando i danni prodotti dall’acaro parassita.
Se il caldo estivo ha aiutato la produzione di miele valdostano, la primavera ha lasciato l’amaro in bocca agli apicoltori. “E’ stato perso buona parte del raccolto primaverile – racconta Borbey – sia da parte chi ha mantenuto in Valle d’Aosta le proprie arnie per la produzione del tarassaco, sia per chi è andato in Piemonte per l’acacia”.
“La produzione del tarassaco si è pressoché azzerata – aggiunge Fulvio Noro – mentre sull’acacia si registrano perdite dal 60 al 70%, ma sappiamo anche di aziende che non hanno raccolto nulla”.
Dalla metà di giugno invece il caldo ha portato “ad un ottimo raccolto e di qualità per i millefiori di bassa e alta montagna, in linea con le produzioni delle annate migliori”. Bene anche la produzione del castagno.
L’aumento dei costi delle materie pesa anche sul settore. “Quelli sul vetro si sono già fatti sentire l’anno scorso” ricorda la presidente Borbey. “A incidere però di più sulle spese è la necessità di dover intervenire in primavera per nutrire con degli sciroppi le nostri api, che con il freddo non riescono a uscire e alimentarsi da sole”.
Costi che non dovrebbero però abbattersi sul consumatore finale. “Per quanto mi riguarda, anche in accordo con altri apicoltori, non andrò a stravolgere il prezzo del prodotto finale, che negli ultimi anni si è già adeguato”.
Nessuna segnalazione invece è arrivata al Consorzio apistico valdostano su danni provocati dai pesticidi e su furti di arnie, avvenuti invece nel vicino Piemonte. “Quando vengono fatti trattamenti su frutteti o vigne la Regione lo comunica tempestivamente agli apicoltori, propri per evitare che ci siano danni”.