Due atti notarili, che ricostruiscono il passato di altrettanti terreni agricoli: è questo il frutto della ricerca su due terreni della collina di Saint-Christophe da parte di Rudy Sandi. L’ampelografo valdostano – in pratica un esperto che identifica e classifica la varietà dei vitigni – collabora da quest’anno con l’azienda vinicola Grosjean vins, proprietaria dei due vigneti che oggi sorgono su questi terreni.
“Si tratta di una scoperta che in fondo i nostri nonni avevano fatto parlando con il vicinato, analizzando i terreni al tempo incolti e lavorando con le proprie braccia – spiega Hervé Grosjean, uno dei cinque proprietari dell’azienda – noi però ne abbiamo trovato riscontro nei documenti d’archivio, che dimostrano che in queste aree già centinaia di anni fa c’erano delle vigne”.
Spulciando nel materiale a disposizione della parrocchia di Saint-Christophe e indirizzato da un appunto di una ricerca precedente, Sandi ha infatti scoperto l’acquisto da parte di un abate di vigna Merletta, un terreno poco più ad ovest dell’attuale chiesa parrocchiale di Saint-Christophe, nel 1777. Il terreno, che ha conservato il nome originario, era stato acquistato dalla famiglia Grosjean nel 1978: al momento dell’acquisto il nome era ancora lo stesso di duecento anni prima, ma si trattava di un incolto allora individuato dalla famiglia come un buon terreno per piantare vigneti. “Oggi questo appezzamento è destinato alla produzione di un particolare fumin – spiega Grosjean – che prende il nome della vigna ed è destinato interamente al mercato statunitense”.
Si tratta di una produzione volutamente limitata, 1200 bottiglie, distribuita dal mercante internazionale di vino Neal Rosenthal, che dal 2003 si interessa in generale della realtà valdostana e in particolare collabora con l’azienda di Quart: “Rosenthal – spiega Grosjean – dalla sua cantina a Brooklyn, distribuisce circa il 25 per cento della nostra produzione totale”.
L’altro documento scovato da Sandi si riferisce invece ad una transazione che riguarda il cru Rovettaz, al tempo “crou de la Roveyrettaz”, avvenuta nel 1714. Anche questo terreno è tornato da decenni alla produzione del vino, sotto la proprietà della stessa azienda, anche in questo caso per produrre fumin.
“La Valle d’Aosta del vino è vittima di cliché banalissimi – sostiene Sandi – cliché per cui i vigneti siano una pratica recente in un territorio non adatto, ma già nelle pergamene delle ‘carte augustane’, documenti risalenti al 1032, si parla di acquisti di vigne”. Non si tratta degli unici documenti storici presenti riferiti al vino: “Ce ne sono altri in cui il re degli Ostrogoti Teodorico, nel VI secolo dopo Cristo, chiede di avere dei cru valdostani di proprietà di monaci del Vallese – racconta – oppure nella vita di Sant’Orso del IV secolo dopo Cristo si trova un riferimento al fatto che coltivasse qui in Valle una vigna”.
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Un tempo il vino era considerato a tutti gli effetti un alimento e le superfici coltivate in Valle erano molto più estese di oggi.
Un plauso a Rudy Sandi per le ricerche e la condivisione delle informazioni.