Sessant’anni fa nasceva la Costituzione: un viaggio nel tempo assieme a Giovanni Maria Flick

Il vicepresidente della Corte Costituzionale, ospite a Courmayeur, ha ripercorso il difficile cammino del testo fondamentale della Repubblica, soffermandosi sull'intreccio di regole e principi che lo compongono.
Giovanni Maria Flick
Economia

“Sessant’anni fa, da un acceso e a tratti virulento dibattito ideologico, è scaturita la Costituzione italiana: all’epoca, nonostante le differenze sul piano politico, i padri costituenti, che incarnavano le anime socialista e comunista, democristiana e liberale, sono riusciti a raggiungere un compromesso alto sul piano istituzionale, regalandoci un testo fondamentale”. Giovanni Maria Flick, Ministro di grazia e giustizia sotto il primo Governo Prodi, ora giudice e vicepresidente della Corte Costituzionale, intervenendo alla conferenza ”I sessant'anni della Costituzione italiana”, organizzata dalla Fondazione Courmayeur, ha guidato il pubblico in un vero e proprio viaggio nel tempo, spiegando quali furono le dinamiche che portarono alla scrittura del testo costituzionale. Per farlo il giurista ha invocato la regola fondamentale del giornalismo anglosassone, che punta a suddividere ogni informazione in cinque dati fondamentali: chi, cosa,quando, dove e perché.

Dal suo racconto è emerso lo spettro di un paese ancora dilaniato dal recente conflitto e da vent’anni di dittatura, in piena crisi economica e alimentare, ma pronto a voltare pagina. “Sono stati i partiti stessi a dare i natali alla Costituzione” ha spiegato Flick. “Ciascuna forza politica, per evitare future derive antidemocratiche, si è impegnato a introdurre una fitta trama di regole e garanzie, in modo che sotto nessun Governo il potere Esecutivo potesse diventare troppo potente. Il risultato è che abbiamo uno Stato dal forte parlamentarismo, l’unico in Europa ad avere un bicameralismo perfetto, ovvero due camere ugualmente importanti, che svolgono le medesime funzioni”.
Flick ha individuato nella trama di diritti e doveri sancita dalla Costituzione l’eredità più importante trasmessa dal testo fondante della Repubblica italiana. “L’uguaglianza di fronte alla legge – ha affermato – non annulla le differenze, al contrario: stabilisce che, di fronte alla diversità intrinseca di noi esseri umani, vi è l’obbligo assoluto di rimuovere le condizioni che trasformino questa stessa diversità in elemento di inferiorità. E’ un principio importante, se si pensa all’epoca in cui viviamo, fortemente interessata, ad esempio, da flussi migratori”.

Infine, riguardo al dibattito sulla modifica della Costituzione, il vicepresidente della Corte Costituzionale si è dichiarato a favore di una riforma del sistema elettorale, e ha lodato l’operato della Commissione Affari della Camera e del Senato.
Il presidente della Regione, Augusto Rollandin, ugualmente presente all’incontro, ha approfittato dell’occasione per commentare l’eterno dibattito che circonda la definizione del rapporto tra Stato e Regioni. “L’esigenza di riordino finanziario – ha spiegato – porta all’affermazione del federalismo fiscale, ma innanzitutto è necessario stabilire in maniera chiara e univoca quali siano le competenze rispettive dello Stato e delle Regioni. Comunque sia, qualsiasi decisione va presa congiuntamente”.

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