Per il terzo anno consecutivo, su iniziativa della Camera di commercio valdostana, è stato presentato il report socioeconomico dedicato alla nostra regione, basato su dati di Unioncamere. Rispetto all’anno precedente, lo studio, presentato ieri, giovedì 6 giugno, ha riscontrato segnali di ripresa ancora più forti, legati, in massima parte, al settore turistico e alle esportazioni, trainate dalla crescita della Cogne Acciai Speciali, ma anche da aspetti strutturali.
La parola chiave è stabilità, che però, declinata in senso economico, non è sinonimo di eccellenza. “Il tessuto produttivo è frammentato, non si investe abbastanza nell’alta tecnologia, la ricerca e lo sviluppo, non facciamo squadra, e questo ci rende sempre meno competitivi” ha commentato Pierantonio Genestrone, presidente della Camera di Commercio regionale. “In uno scenario internazionale e nazionale sempre più preoccupante – ha spiegato l’economista Massimo Lévêque, autore del report – il quadro locale si contraddistingue per piena occupazione e bassa crescita, e le previsioni di Unioncamere, per il quadriennio 2008-2011, stimano per la Valle d’Aosta una crescita del valore aggiunto relativamente più contenuta di quella media nazionale e di quella attribuita alle principali aree di confronto. Il mondo si evolve in continuazione, e una stabilità eccessiva è controproducente”.
Anche i dati positivi vanno letti con attenzione, evitando di saltare a conclusioni affrettate. “Nel 2007 – ha affermato Lévêque – il Pil pro-capite è stato in Valle d'Aosta di poco superiore a 34.000 euro, il più alto tra le regioni d'Italia, e il quarto tra le province. Questo dato però dipende dall’effetto combinato della crescita economica e dell’andamento demografico, che in Valle è stato meno dinamico che altrove. I dati meno esaltanti della provincia di Bolzano, viceversa, dipendono dal forte incremento demografico, che si accompagna a un tasso di crescita economica basso”.
Rispetto al resto del Paese, la nostra regione si distingue per l’importanza del comparto delle costruzioni, che, anche grazie alla domanda pubblica, rappresenta più del 10% del valore aggiunto regionale, quasi il doppio rispetto alla media nazionale, pur essendo composto per tre quarti da aziende di dimensioni limitatissime.
Crescono i consumi delle famiglie, pari al 66% del Pil regionale (+ 4,6% rispetto al 2006), mentre la spesa della pubblica amministrazione resta più elevata rispetto al dato nazionale (27% del Pil, in Valle , 20% del Pil in Italia, 16% del Pil nel Nord-Est).
Il turismo si riconferma il fulcro dell’economia valdostana, e il suo apporto al Pil, pur tralasciando il settore edile a esso legato, oscilla tra il 45 e il 50%. A un piccolo aumento degli arrivi nelle strutture (+1,2%), legato anche alla crescita nazionale del settore, pari al 2,8%, corrisponde un calo nelle presenze (-2,3%). Questi dati riflettono una tendenza ad accorciare la durata dei soggiorni, in particolare nel periodo estivo.
L’inverno appena trascorso ha comportato però un buon incremento di arrivi e presenze (rispettivamente +9,5 e + 8,7), anche se inferiore a quello complessivo italiano, mentre la crescita del turismo estivo (+8,8) è più alta della media nazionale.