Gli alpinisti valdostani in Himalaya protagonisti di una missione di soccorso

Roger Bovard, François Cazzanelli, Emrik Favre, Jerome Perruquet, Stefano Stradelli, Francesco Ratti e Giuseppe Vidoni hanno tentato per due volte la "prima" sul Kimshung, fermati dal maltempo che ora lascia pochissime speranze. Battezzata l'Arète Des Amoureux in onore di Elisa Arlian e Jean Daniel Pession.
spedizione
Montagna

Dal sogno di raggiungere una vetta inviolata, ad una spedizione che si è trasformata in una vera e propria missione di soccorso. Gli alpinisti valdostani, partiti il 7 ottobre per il Nepal, sono prima stati fermati dal maltempo e poi chiamati a partecipare alla ricerca di colleghi in difficoltà. I due tentativi sull’Himalaya, per provare a raggiungere i 6.781 metri del Kimshung non sono andati a buon fine.

Venerdì 1 novembre, mentre François Cazzanelli, Giuseppe Vidoni e Jérome Perruquet lavoravano agli ultimi preparativi per l’ascesa tanto sognata, è arrivata una richiesta di soccorso sul vicino Langtang Lirung, dove da diversi giorni era impegnata una cordata di alpinisti. Le guide alpine valdostane (oltre all’alpinista tedesco David Göttler e allo svizzero Nicolas Hojac) hanno così immediatamente messo da parte le proprie ambizioni, attivando i protocolli di ricerca. François Cazzanelli, Roger Bovard, Jérome Perruquet e Giuseppe Vidoni si sono spinti lungo il ghiacciaio del Lirung, probabile via di discesa della cordata, mentre Francesco Ratti e Stefano Stradelli si sono recati al campo base da cui erano partiti gli alpinisti dispersi per stabilire un contatto con i compagni di spedizione, provando ad agevolare le comunicazioni che fino a quel momento erano incerte, così come erano sconosciuti luogo e dinamica dell’accaduto. Emrik Favre e il fotografo Damiano Levati hanno invece perlustrato la parete con strumenti fotografici, individuando la zona dell’incidente grazie ad alcuni reperti ben visibili. Ha inoltre provato ad alzarsi in volo anche un elicottero, che ha recuperato lungo il tragitto Emrik Favre per un sorvolo, purtroppo non andato a buon fine per l’arrivo delle nuvole basse e del buio che hanno costretto anche agli uomini di terra di fare rientro. Nel tardo pomeriggio l’intero gruppo è sceso al villaggio di Kyangi Gumpa per coordinare le eventuali operazioni di soccorso del giorno successivo, ma uno dei due alpinisti è riuscito a raggiungere la squadra dei soccorsi, rimasta a disposizione per ulteriore aiuto, senza più intervenire: i superstiti hanno deciso di proseguire in totale autonomia.

In precedenza la spedizione italiana aveva tentato altre due vie, dividendosi in altrettante squadre. Ultimata la fase di acclimatamento, iniziata il 14 ottobre con la prima salita e il trasporto del materiale al C1 a quota 5.400, François Cazzanelli, Jérome Perruquet, Francesco Ratti e Giuseppe Vidoni hanno provato a raggiungere il Kimshung, mentre Stefano Stradelli, Emrik Favre e Roger Bovard sono partiti lungo la via del Kimshung Sar.

“Eravamo pronti a calzare gli scarponi e partire quando è arrivato il messaggio di SOS: siamo tutti soccorritori e nessuno di noi ha avuto dubbi su come procedere”, hanno detto gli alpinisti. “Ci siamo dunque messi a disposizione e siamo partiti in missione. È chiaro che ci dispiace, anche perché la giornata era fantastica e l’occasione era ghiotta, ma non potevamo essere indifferenti alla richiesta di aiuto. Siamo orgogliosi di quello che abbiamo fatto, non è la prima volta che le spedizioni si concludono così. Un grande peccato per la prima vetta, eravamo quasi in cima, ma siamo stati avvolti dal vento, che non ci ha permesso di proseguire”.

Le previsioni meteo dei prossimi giorni sono poco favorevoli. Sono attese prima abbondanti nevicate e poi vento forte. A meno di un difficile cambio dei bollettini, la spedizione non avrà più giornate a disposizione per effettuare un nuovo tentativo.

Primo tentativo Kimshung

Partenza alle 2 del 27 ottobre, in 4 ore e mezza la cordata ha raggiunto la base della parete a circa 6.000 metri. Un tratto caratterizzato dal freddo pungente e dalla neve polverosa, con gli alpinisti chiamati a battere la traccia. Dal crepaccio terminale Cazzanelli, Perruquet, Ratti e Vidoni hanno percorso 8 tiri di ghiaccio con difficoltà classiche, raggiungendo il piccolo colle tra la punta centrale e la punta Nord del Kimshung (cima principale). Da lì le condizioni meteo sono peggiorate drasticamente a causa dell’innalzamento di forti raffiche di vento. La cordata ha percorso ancora due tiri di misto raggiungendo la quota di 6.550 metri, per poi decidere di rinunciare e iniziare la discesa. Con 10 calate in corda doppia, gli alpinisti hanno rimesso piede sul ghiaccio del Kimshung, sono passati al C1 per depositare il materiale, per poi proseguire verso il campo base, raggiunto alle 19.

Arète Des Amoureux, Kimshung Sar

Scelta differente per Favre, Stradelli e Bovard. L’itinerario scelto è diverso, con l’idea di tentare la salita per la cresta Sud della cima più bassa delle tre presenti nel massiccio del Kimshung. Hanno raggiunto il C1 il 26 ottobre, per partire alle 2 insieme ad altre cordate. Hanno subito affrontato un pendio ripido (50°) innevato, fino a 5.800 metri di quota circa. Raggiunta la cresta, la via è proseguita su un terreno di neve misto roccia, aggirando alcuni gendarmi e continuando sulla cresta che ha portato gli alpinisti a una punta prevalentemente innevata e più accentuata. Dopo un lungo tratto di saliscendi, il tratto più impegnativo, con diversi punti esposti e neve di consistenza differente, a volte anche instabile. Alle 14 la cordata ha raggiunto la cima rocciosa del Kimshung Sar, a 6.305 metri. Dopo un’attenta valutazione i tre alpinisti hanno deciso di evitare l’ultimo tratto di cresta che porta alla cima, a causa della pessima qualità della neve e delle grandi cornici pendenti.

A quel punto è iniziata la discesa sulla via utilizzata all’andata, fino a quota 6.000 metri, per poi dirigersi lungo un canale esplorato a vista nelle prime ore della mattinata. Con circa 8 corde doppie e dopo 19 ore di scalata, i tre professionisti hanno raggiunto il ghiacciaio e in breve tempo il campo avanzato a quota 5.400 metri. La salita presentava difficoltà alpinistiche di AI3/4+ ed è stata battezzata “Arète Des Amoureux” in onore di Elisa Arlian e Jean Daniel Pession, scomparsi la scorsa estate sulle montagne della Val d’Ayas.

Anche cinque alpinisti valdostani nella spedizione che tenterà la “prima” sul Kimshung

8 ottobre 2024

La spedizione italiana partita per il Kimshung
La spedizione italiana partita per il Kimshung

Per alcuni di loro è un sogno rimasto nel cassetto per quasi dieci anni, interrotto per ragioni diverse, per altri c’è l’emozione di tentare di raggiungere una vetta inesplorata. Tra i sette alpinisti italiani partiti ieri, lunedì 7 ottobre, alla volta del Nepal per scalare per la prima volta in assoluto il Kimshung, a quota 6.781 metri, ci sono anche i cinque valdostani Roger Bovard, François Cazzanelli, Emrik Favre, Jerome Perruquet e Stefano Stradelli, a cui si aggiungono Francesco Ratti (lecchese di nascita) e Giuseppe Vidoni (originario di Gemona del Friuli).

Il gruppo di guide alpine tenterà anche l’ascesa al vicino Lantang Lirung (7.221 metri), montagna simbolo dell’alpinismo himalayano. La spedizione italiana è atterrata a Kathmandu e ora raggiungerà la valle del Langtang situata a Nord della capitale. Serviranno poi alcuni giorni di trekking per arrivare al campo base, posizionato a 4.300 metri, dove inizierà l’importante fase di acclimatamento. Prima di tentare l’ascesa alle due vette, gli alpinisti sfrutteranno alcuni colli adiacenti al campo base per proseguire in modo graduale l’avvicinamento e iniziare a raggiungere i 6.000 metri.

François Cazzanelli ed Emrik Favre avevano già tentato in passato l’ascesa al Kimshung. La prima volta di Cazzanelli risale alla primavera del 2015: aveva provato a raggiungere la vetta insieme a Giampaolo Corona, prima di sospendere l’attività per il più grande sisma mai registrato in Nepal in 70 anni. Un anno e mezzo dopo una nuova spedizione: a Cazzanelli e Corona si era aggregato anche Favre, ma anche in questo caso la fortuna non era stata alleata della cordata che alla prima occasione aveva rinunciato a 200 metri dalla vetta per le forti raffiche di vento, mentre qualche giorno dopo François Cazzanelli aveva dovuto fare i conti con una seria ferita al braccio destro.

È stata avviata una collaborazione con la Onlus Sanonani, associazione che insieme agli alpinisti ha lanciato una raccolta fondi utile ad acquistare abbigliamento per i bambini nepalesi. La spedizione è patrocinata dall’Associazione Valdostana Maestri Sci e dall’Unione Valdostana Guide Alta Montagna.

 

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