Il 28 ottobre ricorreva il triste anniversario della morte di Matilde Lorenzi, caduta fatalmente mentre si allenava sulla pista Grawand nr.1 in val Senales. Un tragico che evento che ha dato il via al dibattito sulla sicurezza sulle piste da sci, rafforzato poi dall’altro drammatico incidente che ha coinvolto Matteo Franzoso, morto dopo essere caduto in allenamento in Cile a metà settembre di quest’anno.
Come spesso accade, soprattutto in Italia, è arrivata la reazione “di pancia” a livello istituzionale, in particolare con il Decreto-legge 30 giugno 2025 n.96 e con le nuove norme inserite dalla FISI nell’Agenda degli Sport Invernali 2025/26 che mirano ad incrementare la sicurezza per gli sciatori, agonisti e non. Un dibattito che, in un certo senso, tocca solo marginalmente la Valle d’Aosta: non per questioni di autonomia, ma perché la regione alpina è sempre stata molto sensibile all’argomento.
Lo conferma Luca Rossi che, in quanto omologatore di piste, presidente di Courmayeur Mont Blanc Funivie e direttore tecnico dello Sci Club Crammont, ha una visione sull’argomento a 360 gradi. “Da questo punto di vista, la Valle d’Aosta è all’avanguardia: c’è sempre stata molta attenzione al tema della sicurezza sulle piste. Gestori degli impianti, Asiva, sci club e istituzioni collaborano e sono sempre stati molto sensibili, da tempo si organizzano gare e allenamenti in modo serio e professionale”.
Quello che è cambiato, secondo Rossi, è l’attenzione mediatica che il discorso ha avuto su scala nazionale. A livello agonistico – un tema in capo alla FISI – non è cambiato molto riguardo l’omologazione delle piste, ma la vera rivoluzione riguarda le protezioni ed i materiali degli atleti come capi antitaglio, paraschiena o caschi omologati. “È errato pensare che il problema sia solo legato alla pista, ma riguarda tanto anche i materiali ed il setup, come è preparato lo sci, come lo scarpone si adatta all’atleta. Quindi ben vengano queste novità”, prosegue Rossi.
Che poi indossa i panni dell’omologatore – attualmente sono meno di una decina in Valle d’Aosta – per spiegare che quest’anno, nella nostra regione, “abbiamo fatto più di 50 nuove omologazioni per le piste da allenamento. Quelle delle discipline tecniche si omologano ogni 10 anni, quelle veloci ogni 5 anni”. Le piste devono avere determinate caratteristiche stabilite dalla Federazione e gli omologatori, che hanno comprovata esperienza legata al mondo dell’agonismo, devono verificare che queste siano rispettate in base alla tipologia di pista ed al livello di utilizzo, e che eventuali potenziali ostacoli siano protetti adeguatamente.
Tutt’altro discorso è quello che riguarda lo sci “amatoriale”, dove il Decreto-legge ha allargato l’obbligatorietà del casco a tutti e non solo ai minorenni, com’era in precedenza a partire dal 2022. Rossi mette in guardia sul non confondere i due mondi: “L’atleta deve essere messo in condizione di andare il più veloce possibile in allenamento e in gara, cosa che non è l’obiettivo di chi va a sciare nei comprensori. Credo che già il 90% degli sciatori già usava il casco. Non deve passare il messaggio che lo sci è pericoloso: sicuramente è più rischioso andare con il monopattino o in bicicletta in statale senza casco”, conclude.
