500mila euro di assegno vitalizio negato, i figli di Alberto Cerise ricorrono alla Corte dei Conti

Nel ricorso quindi, nel quale la Regione si è costituita in giudizio, Bruno e Chantal Cerise chiedono alla Corte dei Conti che venga annullato il provvedimento dell’Istituto dell’Assegno Vitalizio e che quindi venga liquidato l’assegno agli eredi.
Alberto Cerise
Politica

4, 11 e 19. Non sono i numeri da puntare al lotto anche se, al pari del gioco, la posta in palio è alta: intorno ai 500 mila euro. Ma non sarà la Dea Bendata a decidere la sorte di questi soldi. Il verdetto spetterà a dei giudici e in particolare a quelli della Corte dei Conti, a cui nei giorni scorsi i figli dell’ex Presidente del Consiglio regionale, Alberto Cerise, si sono rivolti per vedersi liquidare in forma di capitale l’assegno vitalizio del padre scomparso nel 2012. La querelle è complessa e delicata e si gioca sul filo delle date e delle norme.

Il 4 settembre del 2012 Alberto Cerise si dimette dalla carica di consigliere regionale per motivi di salute e il giorno stesso presenta richiesta all’Istituto competente (organo inserito all’interno del Consiglio regionale) di erogazione dell’assegno vitalizio, ovvero la pensione da consigliere.
Una settimana dopo, l’11 settembre, Cerise muore. A questo punto il Consiglio regionale, riunitosi nella sua prima seduta dopo le vacanze estive il 19 settembre, prende atto del decesso del suo Presidente e non delle dimissioni. Ma è proprio in questo passaggio che, secondo l’Istituto dell’Assegno Vitalizio, si nascondono le ragioni del rigetto della domanda di erogazione, arrivata il 16 settembre 2013. Ovvero se il Consiglio avesse preso atto in tempo delle dimissioni l’assegno sarebbe stato erogato agli eredi, i figli Bruno e Chantal. Ma cosi non è stato e in caso di decesso la legge prevede che “la posizione individuale dello stesso è attribuita, in forma di capitale, al coniuge (Ndr anche la moglie Dinella Bruschi era mancata nel 2008) o, in mancanza, ai figli se questi ultimi sono fiscalmente a carico del consigliere”. Norma quest’ultima contestata dai figli che chiedono di rimetterla alla Corte Costituzionale per il giudizio di legittimità.

Secondo i figli inoltre la domanda di erogazione, presentata dal padre il 4 di settembre, vale già come atto ufficiale di dimissioni.
Nel ricorso quindi, nel quale la Regione si è costituita in giudizio affidando la difesa all’Avvocato Emanuele Gallo, Bruno e Chantal Cerise chiedono alla Corte dei Conti che venga annullato il provvedimento dell’Istituto dell’Assegno Vitalizio e che quindi venga liquidato l’assegno agli eredi. In via subordinata che venga annullato il provvedimento impugnato e si dichiari il diritto dei ricorrenti alla attribuzione della posizione individuale di Alberto Cerise o alla attribuzione della posizione individuale del padre nei limiti di un importo pari alle trattenute obbligatorie applicate all’indennità di carica.

La questione sarà discussa ora davanti ai giudici contabili nel mese di aprile.
 

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