La realizzazione di un nuovo acquedotto per l’alimentazione della rete idrica del comune di Aosta torna a far discutere. Annunciato a inizio maggio in occasione della Giornata nazionale dei servizi pubblici, il progetto attualmente in fase d’istruttoria presso gli uffici comunali è stato oggetto ieri di un’interpellanza dell’Alpe in Consiglio regionale.
“Con un investimento di circa 20 milioni di euro, finanziato con fondi regionali per il servizio idrico integrato – aveva spiegato al tempo l’assessore comunale Delio Donzel – si prevede la captazione dell’acqua della centrale CVA di Valpelline”.
A questo proposito, il Consigliere Alberto Bertin ha voluto conoscere “la portata del nuovo acquedotto, il fabbisogno idrico della città di Aosta, il ruolo della controllata regionale CVA nel progetto voluto dal Comune di Aosta e l’eventuale volontà dell’Amministrazione regionale di realizzare un’indagine sulle risorse idriche a disposizione, al fine di ottimizzare lo sfruttamento delle fonti idriche già impiegate.”
Secondo Bertin, infatti, l’acquedotto della Comunità montana Grand-Combin, convenzionato con il Comune di Aosta al fine di garantire il fabbisogno idrico di quest’ultimo, “è sotto utilizzato.”
La risposta alle domande dell’Alpe è arrivata direttamente dall’Assessore alle opere pubbliche Marco Viérin, che ha evidenziato come “il progetto risalga addirittura al 2006, quando Comune di Aosta e Regione hanno concordato di puntare alla sostituzione integrale dei pozzi, ipotizzando di utilizzare alcune centinaia di litri al secondo dell’acqua proveniente dall’invaso di Place Moulin”.
Progetto che prevede, tra l’altro, il prelievo e il trattamento della portata, a pieno regime, di circa 380 metri al secondo a Valpelline. “Il fabbisogno idrico di Aosta – ha continuato Viérin – ammonta a circa 250 litri al secondo di portata massima e di 180 litri al secondo di portata media”.
Secondo l’assessore, “la CVA è coinvolta perché l’approvvigionamento idrico al punto di prelievo dell’acquedotto è garantito dalle infrastrutture della società a Valpelline. Il prelievo va quindi coordinato con le normali attività di produzione idroelettrica della CVA per minimizzare gli eventuali disagi”.
Informazioni che non hanno però soddisfatto Bertin: “Bene l’idea di superare il sistema dei pozzi, ma la perplessità riguarda il fatto che un acquedotto già presente è utilizzato soltanto al 60%. Inoltre, dato che l’acquedotto della Grand-Combin è stato ammodernato e ingrandito anche in funzione delle esigenze della convenzionata città di Aosta, sarebbe opportuno utilizzare in modo razionale le strutture esistenti prima di attuare nuovi interventi.”