Berlusconi e caso “Ruby”: accerchiamento della persona o degrado della politica?

I comportamenti in "privato" di Berlusconi hanno suscitato vivaci polemiche ed aspri confronti anche nell'opinione pubblica. Siamo in presenza di un ossessivo accerchiamento della persona o di un ulteriore degrado della politica e delle istituzioni?
Rivolin e Louvin
Politica

Le ultime uscite del Cavaliere Berlusconi e i suoi comportamenti in “privato” hanno suscitato vivaci polemiche ed aspri confronti tra i diversi schieramenti e anche nell’opinione pubblica. Siamo in presenza di un ossessivo accerchiamento della persona o di un ulteriore degrado della politica e delle istituzioni? Le risposte di Paolo Louvin e Joseph Rivolin

Paolo Louvin

In genere non dovrebbe essere un problema invitare qualcuno a cena. E neppure decidere di aiutare una persona in difficoltà, dandosi da fare per cercargli un lavoro o facendogli discretamente scivolare in tasca una busta con qualche soldo perché possa superare un momento difficile della propria vita. Cosa dire poi se qualcuno si interessa di chi viene trattenuto dalle forze dell’ordine, perché possa recuperare la propria libertà…un angelo custode! Dare da mangiare agli affamati, aiutare i bisognosi, visitare i carcerati…Dove le ho già sentite? Ogni azione, se presa a sé, non si porta dentro un giudizio, perché manca il contesto che consente di formularlo. Mancano le regole, i limiti, le demarcazioni tra ciò è bene e ciò che è male.

Una cosa appare chiara però: non esistono più campi separati nei quali rifugiarsi sentendosi al sicuro: tutto è sfumato, ogni fatto può essere interpretato con chiavi di lettura diverse, che fanno risultare la stessa persona, di fronte ad una qualsiasi azione, un eroe o un delinquente.

Di più. Molti fatti non ci vengono presentati per quello che sono. O, meglio, manca costantemente la capacità di osservazione piena, per cui le notizie giungono filtrate, parziali, talora volutamente falsate. Di fronte a questa incertezza generale ogni giudizio non può che essere sospeso perché parziale o condizionato. Le regole, anche quelle apparentemente più chiare, nette, scolpite nella roccia, possono essere aggirate per un distinguo.

Dentro di me condanno a priori il Cavaliere, non perché non condivida l’aiuto generoso verso il prossimo, ma perché temo di sapere da dove arriva il denaro che così generosamente distribuisce. E l’aiuto dato ai bisognosi, ai carcerati, alle donne in difficoltà (mai un uomo aiutato?) è spesso un atto arrogante di chi detiene il potere e lo fa pesare. Anche sopra le regole.

Se penso al Cavaliere mi viene in mente Fanfulla da Lodi più che un capo di stato. Con rabbia talora ed a volte con una risata disarmata di fronte alle stupide barzellette sulle orchidee.

Penso al Cavaliere quando leggo di balletti rosa, festini, cocaina, ville miliardarie…beh, fortunatamente non ci penso quasi mai al Cavaliere. Sono però colpito quando afferma e smentisce subito dopo. Dice tutto e il contrario di tutto. Quando dice di aver agito secondo coscienza.

Ho capito, tardi, che bisogna diffidare da chi si appella alla propria coscienza. Non tutti hanno la stessa coscienza. La mia coscienza e quella del Cavaliere sono molto diverse. Solo regole chiare ed una giustizia equa potranno darci ancora qualche decennio di speranza di andare verso un mondo migliore. Se no credo sarà buio totale.

Etica e politica probabilmente non possono coesistere: sono categorie troppo diverse, su piani che non si incontrano. E in questo scorcio di evoluzione dell’umanità è rimasta, in fondo e purtroppo, una sola cosa a stabilire le gradazioni diverse di potere: il denaro. C’est l’argent qui fait la guerre. E chi ne ha troppo, di argent, la guerra continuerà a vincerla. A meno che…

Joseph Rivolin

Il Cavaliere è visto come l’incarnazione messianica della trinità blasfema Soldi-Sesso-Potere: una divinità tricefala che ha sempre goduto (se così si può dire) di grande popolarità, sin dai tempi di Giulio Cesare, che per le sue larghe vedute in materia era soprannominato “marito di tutte le mogli e moglie di tutti i mariti”.

Il punto non è quindi l’attività sessuale dei potenti, ma l’uso politico che se ne fa. Alla vigilia del 150° anniversario dell’unità d’Italia, non dovremmo dimenticare che l’incontro segreto di Plombières tra Cavour e Napoleone III non avrebbe avuto gli stessi effetti sui destini della Patria senza i successivi convegni (altrettanto riservati) tra quest’ultimo e la contessa di Castiglione, in veste (si fa per dire) di “escort”.

Ciò che interessa non è se il Cavaliere sia più o meno peccatore, ma se il fatto di presentare la cosiddetta “seconda Repubblica” come una république de salauds possa preludere a una riedizione della repubblica di Salò, facendo leva su gente che si trova a dover scegliere se dar fiducia a uno così, o a chi racconta di non sapere se ha venduto un alloggio a suo cognato, o a chi racconta che la sinistra è un’alternativa credibile. Gente che si potrebbe, quindi, disamorare di “questa” democrazia.

Come ha lasciato scritto Cossiga nel suo testamento politico, “Che Dio protegga l’Italia!”.

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