Casinò, la Corte Costituzionale annulla la sentenza d’appello della Corte dei Conti

Nell'accogliere il ricorso la Consulta ha annullato la sentenza della Corte dei conti, terza sezione giurisdizionale centrale di appello, , nonché tutti gli atti e i provvedimenti consequenziali o comunque connessi.
Politica

L’approvazione in Consiglio regionale della ricapitalizzazione  da 60 milioni di euro del Casinò di Saint-Vincent, nell’ottobre 2014, “pur dando vita a un atto formalmente amministrativo, costituisce, da parte dei consiglieri regionali, esercizio di una funzione riconducibile a valutazioni di ordine eminentemente politico-strategico, inerenti all’autonomia decisionale dell’organo politico della Regione Valle d’Aosta”. Così la Corte Costituzionale nell’accogliere il ricorso per conflitto di attribuzione tra enti promosso dalla Regione Valle d’Aosta contro la sentenza della terza sezione giurisdizionale centrale di appello della Corte dei Conti, che nel luglio 2021, confermando la sentenza di primo grado, ha condannato 18 amministratori ed ex a rifondere 16 milioni di euro.

Nell’accogliere il ricorso la Consulta ha annullato la sentenza della Corte dei conti, nonché tutti gli atti e i provvedimenti consequenziali o comunque connessi.

La Regione nel sollevare il conflitto di attribuzione ha lamentato “la menomazione della propria sfera di attribuzione, con riguardo all’insindacabilità dei consiglieri regionali per le opinioni espresse e i voti dati nell’esercizio delle loro funzioni, di cui all’art. 24 dello statuto speciale, per effetto dell’illegittimo esercizio del potere giurisdizionale da parte della Corte dei conti in ordine ad atti compiuti da soggetti che rivestivano il ruolo di consiglieri regionali al momento della loro adozione”.

Tesi accolta dalla Consulta, che come nel 2014 il Consiglio regionale si trovò di fronte ad un bivio: “operare una scelta che presupponesse una valutazione di carattere politico fra fallimento e rilancio del Casinò. Si trattava, in altri termini, di decidere se salvare la proprietà e la gestione pubblica del Casinò e del connesso complesso alberghiero o, all’opposto, dismettere, totalmente o parzialmente, tale complesso patrimoniale e finanziario”.

Decisione che si cristalizzò nella delibera di ricapitalizzazione. “Le vicende che hanno portato all’approvazione della delibera, da cui ha tratto origine la sentenza di condanna dei consiglieri regionali per danno erariale, impugnata nel presente giudizio, confermano il rilievo centrale e, per molti aspetti, strategico assegnato all’attività del Casinò di Saint-Vincent, fin dalla sua istituzione, strettamente connessa al riconoscimento del regime speciale di autonomia regionale. Verso questa peculiare società a partecipazione pubblica sono state indirizzate risorse, in ragione di una sua acquisita tipicità territoriale, cui si collega l’attrattiva turistica e con essa il sostegno all’economia”.
Per i giudici della Consulta anche le recenti scelte del concordato preventivo  confermano il ruolo giocato del Casinò allo “sviluppo economico, turistico e occupazionale della Regione”.

“Tutto quanto detto contribuisce a far emergere con contorni sempre più netti la natura della delibera in esame, quale atto di indirizzo politico-strategico, espressivo della stessa politicità della legge” spiegano i giudici nella sentenza “La decisione relativa all’aumento di capitale della società di gestione della casa da gioco – altre volte operata con una legge, come era accaduto con l’art. 2 della legge regionale n. 49 del 2009 – è coessenziale alla decisione di rilanciare la casa da gioco, fatta oggetto dell’ordine del giorno approvato all’unanimità, con un consenso trasversale fra maggioranza e opposizione, quasi contestualmente alla delibera di ricapitalizzazione. Essa si delinea, quindi, come un aspetto della scelta di politica finanziaria regionale, operata dal Consiglio regionale, nell’esercizio delle sue prerogative di decisore politico, chiamato a scegliere fra più opzioni alternative”.

La sentenza d’appello annullata

Nel luglio 2021 la terza sezione centrale d’appello della Corte dei Conti aveva condannato Augusto RollandinMauro Baccega ed Ego Perron a rifondere 2,4 milioni di euro a testa (contro i 4 milioni e 500mila del primo grado). 586.666 euro il risarcimento disposto a carico di Aurelio Marguerettaz e Marco Viérin (era, in origine, di 3 milioni di euro). Stessa cifra per gli altri tredici amministratori di oggi e ieri, che hanno dovuto versare all’amministrazione regionale 586.666 mila euro a testa (anziché 807mila). Si tratta di: Luca BianchiStefano BorrelloJoël FarcozDavid FollienAntonio FossonGiuseppe IsabellonLeonardo La TorreAndré LaniècePierluigi MarquisMarilena PéaquinClaudio RestanoEmily Rini e Renzo Testolin.
La maggior parte di questi nei mesi scorsi ha versato quanto chiesto alla Regione, che ora dovrà restituire le somme. 

Una risposta

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito è protetto da reCAPTCHA e da Googlepolitica sulla riservatezza e Termini di servizio fare domanda a.

Il periodo di verifica reCAPTCHA è scaduto. Ricaricare la pagina.

Vuoi rimanere aggiornato sulle ultime novità di Aosta Sera? Iscriviti alla nostra newsletter.

Articoli Correlati

Fai già parte
della community di Aostasera?

oppure scopri come farne parte