Dal caso Lavoyer alla vicenda Impérial-Caveri. Le vicende di cronaca al centro del Consiglio Valle

Bocciate 2 risoluzioni della minoranza che chiedevano rispettivamente di: accertare la veridicità delle dichiarazioni dei consiglieri all'anagrafe patrimoniale e di adottare misure per garantire ai consiglieri voto segreto.
Politica

Le vicende di cronaca entrano prepotentemente nelle aule del Consiglio Valle. La prima giornata di lavori si è chiusa ieri con la bocciatura di una risoluzione presentata dai gruppi Alpe e Partito Democratico, che chiedeva di accertare la veridicità delle dichiarazioni dei consiglieri regionali all’anagrafe patrimoniale. La richiesta della minoranza andava a supporto dell’istanza presentata da Leonardo Tamone, rigettata dalla conferenza dei capigruppo, che poneva la questione della veridicità sul caso specifico dell’ex assessore alle finanze.

Dal caso Lavoyer a quello dei consiglieri Impérial e Caveri sulle pressioni sul voto. Questa mattina, infatti, dopo un’ora discussione, il Consiglio Valle ha bocciato una seconda risoluzione della minoranza che chiedeva l’”adozione di misure per garantire ai consiglieri di espletare in ogni momento le loro funzioni.” Grande assente della discussione, a Roma per motivi istituzionali, il Presidente della Regione, Augusto Rollandin.

“Una brutta pagina per il Consiglio Valle” ha spiegato nel presentare la risoluzione il segretario del Pd valdostano, Raimondo Donzel. “la peggiore di questi tempi e ci affidiamo al Presidente del Consiglio perché la giri al più presto”. Donzel ha poi chiesto che la questione passi ad altri organismi competenti.

Dopo aver ascoltato gli interventi di Louvin che denuncia "un controllo fisico del voto segreto", Lattanzi che sottolinea come fra i loro banchi “non siano mai arrivate pressioni” e di Rosset per l’Uv, interviene finalmente uno dei protagonisti della vicenda, il consigliere Luciano Caveri.

“E’ normale che l’interessato ascolti prima di parlare” si giustifica Caveri. E a chi gli domandava se la lettera del Presidente Cerise lo avesse soddisfatto“non credo che si possa fare un ragionamento se si è soddisfatti o no – spiega l’ex presidente della Regione – la nostra era una questione di principio e non una questione interna all’Union Valdotaine, da chiudere a tarallucci e vino in Avenue des Maquisards. Con la lettera abbiamo fatto il nostro dovere in una logica gerarchica, non era un capriccio, è stata una sensibilità istituzionale, riconosciuta nella risposta del Presidente del Consiglio. “

Caveri parla poi dei franchi tiratori e sottolinea come “se il voto segreto sia giusto o sbagliato, non sta a noi dirlo. Il consiglio però può modificarlo quando vuole.” E ancora “questa vicenda ci porta a dire che nessuno deve toccare quel territorio franco, libero, che fa parte della coscienza di ognuno di noi. “

Richiamato da più parti interviene nel dibattito anche il Presidente del Consiglio Valle, Alberto Cerise che si dice dispiaciuto di essere diventato il “capro espiatorio della vicenda” e ammette i “suoi limiti nella conduzione dell’aula”.

Infine per Leonardo La Torre della Fédération autonomiste “il voto segreto è una valvola di sfogo” mentre per Francesco Salzone della Stella Alpina “è un concetto di alta democrazia ma, questa vicenda dei franchi tiratori, non riguarda comunque il nostro movimento”.
 

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