Elezioni europee: cosa pensate di un candidato unico sostenuto da un ‘cartello’ di forze politiche?

Si avvicina la scadenza per rinnovare l'europarlamento. Ma la Valle non avrà un collegio e l'unico modo per ottenere un seggio è presentare un candidato che ottenga almeno 50mila voti. Meglio unire le forze? L'opinione di Rivolin e Carlo Curtaz.
Politica

Carlo Curtaz
Per riflettere. Il Parlamento Europeo rappresenta le comunità territoriali oppure i cittadini europei? E quando la nostra Costituzione afferma che il voto di tutti i cittadini è “uguale” vuol dire solo “una testa, un voto” o vuol dire anche che in tutte le circoscrizioni elettorali ci vuole, per ogni eletto, lo stesso numero di elettori? Insomma, la Valle d'Aosta, in quanto tale, ha diritto o meno di essere rappresentata a Strasburgo?…En tout cas, se nel frattempo la legge elettorale non cambia, per essere eletti qui da noi, attraverso un apparentamento con una lista nazionale, ci vogliono ben 50.000 voti. Troppi, pare. Secondo qualcuno sarebbe comunque opportuno concentrare i voti su un unico candidato valdostano. Potrei convenire, se si trovasse dalle nostre parti un politico di grande spessore, che goda di considerazione generale e sia interprete dei valori e delle aspettative generali. C'è forse in Valle una figura istituzionale che assomigli a Ciampi? Oppure, Di Pietro permettendo, al  Presidente Napolitano? Sono ore che ci penso, ma non me ne viene in mente neanche una!

Joseph Rivolin
Per molte materie, i legislatori degli Stati dell’UE sono diventati semplici esecutori delle decisioni normative prese dal Parlamento europeo. È dunque importante che una Regione autonoma come la Valle d’Aosta vi possa avere un rappresentante che, insieme con altri parlamentari provenienti da regioni con problematiche simili alle nostre costituisca una “lobby” virtuosa, per far sentire la voce dei piccoli popoli e della gente della montagna. Purtroppo, la legge elettorale attuale non consente che la Valle abbia un collegio elettorale proprio, e i voti dei Valdostani saranno conteggiati con quelli di realtà incommensurabilmente più popolose. La sola certezza di avere un valdostano a Strasburgo sarebbe data da un apparentamento tra un partito nazionale e una forte coalizione locale, che riuscisse a far convergere su un solo candidato 50.000 voti. Ciò richiederebbe l’abbattimento di barriere ideologiche ormai obsolete e un atteggiamento di autonomia psicologica dalle centrali romane, da parte dei rappresentanti locali dei partiti nazionali. È auspicabile che ciò avvenga, e che l’interesse dei Valdostani prevalga sugli egoismi di parte.

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