Anno nuovo, elezioni nuove. Anche la primavera del 2014 porterà infatti con sé un nuovo appuntamento elettorale, le Elezioni europee che si svolgeranno dal 22 al 28 maggio in tutti i 28 stati membri dell’Unione.
Da noi se n’è cominciato a parlare concretamente ai primi di novembre, quando dal palco del Congrès National dell’Union Valdôtaine a Pont-Saint-Martin, il Presidente della Regione Augusto Rollandin svelò la possibilità di “Creare una grande coalizione unica tra forze politiche in accordo con i temi che la Valle può proporre all’Europa” e parlando dell’UV come di “un movimento strutturato che può lavorare con tutte le altre forze e che non vuole chiudersi in se stessa”.
Avvenimento che ha anche un antefatto importante nella proposta di legge presentata a Roma da parte del Senatore Albert Lanièce il 30 maggio 2013 che puntava sulla “Modifica alla legge 24 gennaio 1979, n. 18, in materia di elezione dei membri del Parlamento europeo, per l’istituzione della circoscrizione "Valle d’Aosta"”.
Volontà di un candidato valdostano che sia anche, possibilmente, di comune accordo con tutte le forze politiche reiterata anche dall’editoriale del neo Presidente del Mouvement Ennio Pastoret sul Peuple di ieri e nel quale si rilanciava: “L’idea che le forze politiche in Valle d’Aosta possano coordinarsi per trovare una convergenza su una coalizione che possa portare ad una candidatura congiunta per le elezioni europee”.
Come se non bastasse qualche nome ufficioso, qualche voce di corridoio, ha cominciato a levarsi e si sono presto fatti i nomi di questa possibile figura di convergenza: Louvin, Nicco, Viérin e Caveri in pole position.
Ipotesi rigettate in blocco dalla minoranza, sebbene con sfumature diverse. C’è, ad esempio, il rifiuto tout-court della contrattazione: “Sulla candidatura unica – dichiara Alessia Favre, Presidente dell’Union Valdôtaine Progressiste – da quell’interlocutore non abbiamo mai come Uvp ricevuto una richiesta di incontro ufficiale. Non nego tuttavia la difficoltà a trovare un comune accordo con un Movimento rispetto al quale abbiamo intrapreso un percorso diverso. Per noi il tavolo di confronto rimane quelle con le forze di minoranza presenti in Consiglio regionale”.
Più focalizzato sull’aspetto politico è invece il discorso del PD-Sinistra Vda: “Nessun dialogo aperto con l’UV – spiega il Segretario PD Raimondo Donzel – né con la logica vecchia di non sapere chi va in Europa con un mandato politico chiaro ed una posizione chiara all’interno dei gruppi del Parlamento Europeo. Non ci interessano i nomi, per quanto siano tutte persone assolutamente rispettabili, né le logiche di alleanza ma ci interessano i contenuti. Come per le Politiche prima e le Regionali poi parleremo prima di contenuti e poi di candidati. L’arroganza dell’Union alle scorse Europee nelle quali pensava di fare man bassa è stata ridimensionata, un recupero di umiltà che però non si vede ancora in Consiglio regionale. Non c’è da parte loro un progetto credibile e spendibile, ad Aosta ad esempio sono alleati con le destre, dove si collocheranno in Europa? A noi interessa un candidato per la Valle d’Aosta che si collochi nel campo del centro-sinistra”.
Nessuno spiraglio neanche da parte del Movimento 5 Stelle, né riguardo la possibilità di convergenza né tantomeno riguardo i nomi del ‘toto-candidato unico’: “A noi la roba ammuffita non interessa – chiude netto Stefano Ferrero – e il MoVimento 5 Stelle comunque proporrà un suo candidato. A noi non interessa l’usato sicuro e se qualcuno vorrà riesumare qualche salma la porterà in Europa con la sua auto. Il nostro candidato è ancora da definire e lo faremo al prossimo collegio interregionale. Se troveremo un candidato forte e rappresentativo lo proporremo sennò staremo a casa. Di sicuro posso dire al 100% che non ci interessano gli zombie”.
Anche la posizione di Alpe, che vede in Louvin e Nicco due suoi ex-rappresentanti di punta, sembra piuttosto freddina: “Se convergenza devono esserci, e sono difficili, – spiega il Presidente del Galletto Piero Floris – non dovrebbero essere personalità politiche ma esprimere il meglio della Valle d’Aosta. La convergenza esige personalità distanti dai partiti ma credibili da altri punti di vista: culturali, imprenditoriali ed economici perché non bisogna andare in Europa solo per rivendicare i propri diritti ma soprattutto per presentare i risultati che la Valle d’Aosta ha conseguito negli anni, e che possono diventare un modello”.
Modello già analizzato anche nell’editoriale che Floris stesso ha redatto per l’ultimo numero del giornale di Alpe dal titolo ‘Noi e l’Europa’ nel quale scrive di suo pugno: “Il cittadino europeo, secondo le indicazioni di Bruxelles, dovrebbe conoscere almeno tre lingue; in questo senso l’organizzazione scolastica della Valle d’Aosta ha già una valenza europea. Non è quindi più il caso di difendere una posizione, ma di proporsi come un modello, che noi sappiamo perfettibile ma certamente esportabile”.
Posizioni ufficiali, queste dei movimenti valdostani e dei loro rappresentanti, che comunque potrebbero celare qualche insidia e non essere totalmente indicative: nonostante la comunione di intenti manifestata e la volontà esplicita di fare fronte comune anche fuori dall’aula del Consiglio Valle, infatti, i nomi dei potenziali ‘papabili’ potrebbero avere più di un aggancio all’interno della minoranza, o delle varie anime e correnti che la compongono. Un appeal che potrebbe in realtà avere anche un’onda d’urto sulla coesione e l’azione consiliare unitaria fin qui dimostrata in Consiglio dall’opposizione tutta. La partita, insomma, è aperta.