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“Ho fatto male ma non ho buttato giù Golia: con 15 voti vale la pena ricontare le schede”

A pochi giorni dalla proclamazione degli eletti, le riflessioni di Giovanni Girardini sul voto di domenica scorsa e sulle sue prospettive politiche. "Forse vale la pena fare ricorso in nome della democrazia".
Politica

A pochi giorni dalla proclamazione degli eletti, Giovanni Girardini fa il punto sulla tornata elettorale che lo ha visto per la seconda volta sconfitto al secondo turno.
Nell’intervista racconta le sue impressioni sul ballottaggio, le procedure di scrutinio che hanno sollevato dubbi, l’astensione che ha inciso sul risultato e le dinamiche all’interno delle coalizioni. Senza nascondere delusioni e ferite personali, Girardini parla anche del futuro politico, del ruolo in consiglio comunale e della speranza per una città più felice nei prossimi cinque anni.

Sono passati alcuni giorni dalla conferma dei risultati del ballottaggio e dalla proclamazione degli eletti. Ha avuto modo di metabolizzare il risultato della tornata elettorale?

 Certo. Prima mi sono preso un po’ di tempo per riposare, sia mentalmente sia fisicamente, perché ce l’ho messa tutta ed ero oggettivamente stanco. Poi ho metabolizzato, ci mancherebbe altro. Soprattutto, l’ho accettato.

È ancora convinto che domenica 12 ottobre, durante lo scrutinio del ballottaggio, qualcosa non abbia funzionato?

Guardi, durante il ballottaggio di domenica oggettivamente non è andato tutto come doveva. Per esempio, ho visto schede lasciate sul marciapiede senza i presidenti vicino, e comunque c’era molta stanchezza. Bisognerebbe anche riconoscere e ringraziare i presidenti e gli scrutinatori, che erano sfiniti dopo due giorni pesanti di lavoro, che richiede anche molta concentrazione, e che ovviamente a un certo punto inizia a scemare.

C’era anche tanta tensione, persone tese che rispondevano male: non è stato un bel momento, ma è un dato di fatto che qualcosa non sia andato come doveva, che le procedure non siano state seguite esattamente. Ricordo la sacca delle schede sul marciapiede con un vigile vicino, mentre la legge prevede due vigili e il presidente in piedi vicino, e che le schede non debbano essere abbandonate. Così non è stato.

La cosa più delicata è che il distacco finale è di soli 15 voti, posto che siano davvero 15. Quando ci sarà il sì a un eventuale ricorso, ci sarà il ricontrollo delle schede. È importante chiarirlo: la gente non lo sa. La Commissione circondariale, all’atto della proclamazione, ha guardato solo i verbali; non può riaprire le schede. Queste possono essere riaperte solo con un ricorso al Tar, se accettato.

Credo che con 15 voti di distacco e uno scrutinio fatto in fretta e furia, tra l’altro non seguendo le procedure previste, il dubbio su fare o meno ricorso se lo porrebbe chiunque. Abbiamo visto anche nelle proclamazioni dei regionali che alla fine, quando sono stati proclamati, Baccini si è ritrovata con sette voti in più, Baccega con nove: ci sono sempre delle variazioni. Su circa 14.000 voti, una differenza di 15 voti è davvero minima, forse vale la pena fare ricorso in nome della democrazia, non per altro.

Guardando al risultato del primo turno, gli endorsement ricevuti dal suo avversario al secondo turno e l’astensione hanno pesato più sul suo risultato o su quello dell’avversario? Ritenete di aver lavorato bene per il secondo turno?

Non credo che nessuno possa dirlo con certezza assoluta. Nessuno di noi è un mago. Sicuramente, io credo di aver lavorato molto bene nel secondo turno. La nostra coalizione è stata compatta, ha mantenuto e aumentato i consensi, mentre dall’altra parte qualche tensione si è manifestata.

Si è notato anche il giorno della proclamazione degli eletti: non c’erano tutti i partiti di maggioranza presenti, cosa che fa molto strano. Non sorprende non vedere la minoranza, ma non vedere tutta la maggioranza è strano.

Gli endorsement della sinistra sono stati indicazioni di partito, ma la base non le ha seguite, almeno così sembrerebbe. Per esempio, in un seggio tradizionalmente di sinistra – il più grande, quello del quartiere Dora numero 30 – l’astensionismo è stato altissimo: su 1.200 aventi diritto hanno votato meno di 500 persone. Forse la base non ha seguito le indicazioni dei direttivi. Ma sono supposizioni: nessuno può dirlo con certezza.

Cosa è mancato alla sua coalizione per raggiungere la vittoria?

Apparentemente 15 voti. Poi è difficile capire quanto abbiano portato o tolto persone come Sonia ed io, la squadra degli eletti o i simboli che ci hanno sostenuto. Non mi pongo troppo il problema: ho dato il massimo. Sono una persona stimata da alcuni e tanto disprezzata da altri. Si leggono tante cose che feriscono, perché in politica gli uomini e le donne restano uomini e donne, non oggetti. È difficile farseli scivolare addosso come se si fosse coperti d’olio. Ma posso dire di aver fatto tutto ciò che era in mio potere.

Cosa vede ora nel suo futuro politico?

Prima di tutto, farò il mio dovere come consigliere di opposizione in Consiglio comunale. Sono presidente della Renaissance e aiuterò, insieme alla Commissione Politica e al direttivo, Eleonora Baccini a destreggiarsi nel Palazzo regionale. E sicuramente avrò più tempo per la mia vita privata, non essendo diventato sindaco, almeno per ora.

Se dovesse ripresentarsi l’occasione in futuro, tenterà una terza candidatura a sindaco o intraprenderà altri percorsi politici?

Chissà, magari tra cinque anni non ci sarò più. Il tempo è tanto. Il mio obiettivo attuale è lavorare questi cinque anni per formare qualcuno, soprattutto tra i giovani della mia coalizione, affinché possa candidarsi a sindaco. Se ci riuscirò, bene; se no, vedremo. Al momento non penso di riprovare personalmente.

 Qual è stata la cosa che più l’ha ferita di questa campagna elettorale?

La stessa cosa che mi aveva ferito l’altra volta: gli attacchi personali, le denigrazioni su questioni personali e non sul piano politico. Essere accusato di razzismo, di essere gay, disonesto, di non pagare i miei dipendenti… cose che feriscono perché un politico resta uomo. Poi è chiaro che affrontare chi governa da sempre è una battaglia impari: potere politico ed economico enormi contro chi sfida. Era un Davide contro Golia, e stavolta io ero Davide. Ho fatto male, ma non sono riuscito a buttare giù Golia.

Qual è l’auspicio per la città di Aosta nei prossimi cinque anni?

 Mi piacerebbe tanto non sentire più la gente lamentarsi e vederla tutta felice. Dubito sarà così, ma è quello che mi auguro.

7 risposte

  1. Giusto fare il riconteggio per pochi voti di scarto. Mi astengo dai toni di entrambe le parti. Una sola cosa: fate in fretta sto ricorso e cercate di fare sto riconteggio entro la fine della prox settimana, prima che parta il prossimo Consiglio comunale. Primo motivo, mancano 2 mesi all’approvazione del bilancio 2025: più tempo si perde tempo su questa cosa, più l’inzio della consigliatura è ritardata, meno tempo di avrà a fare il blancio, e indipendentemente chi verrà proclamato sindaco dopo il riconteggio, vuol dire correre come dei matti a fare il bilancio in base al propria programma commettendo grossi errori, o dover stare in continuità con la Giunta Nuti in attesa di correggere il tiro nella variazione di bilancio, o peggio ancora si inizia la nuova consigliatura in esercizio provvisorio se si vuole fare con correttezza e calman il bilancio. Secondo motivo, più importante: il 28 ottobre inizia il Consiglio Valle, e in base all’esito del riconteggio del Comune di Aosta si deciderà l’ago delle bilancia su dove penderanno i due partiti automisti per allargare la prossima maggioranza di governo: o una maggioranza a 22, o una da 23 a 30. Quindi: sì al riconteggio, ma a farlo usare il motto “muoversi muoversi!”…. alla velocità della luce.

  2. Gentile sig. Girardini,
    mi permetto solo di ricordare che gli scrutatori erano presenti sin dalle 7 del mattino, e che, nell’arco delle 24 ore, il monte ore di lavoro effettivo è risultato superiore a quello di una normale giornata lavorativa.
    L’avvio delle operazioni è inoltre slittato di circa un’ora e mezza, dovendo attendere l’arrivo dei rappresentanti di lista e di voi, circostanza che ha inevitabilmente inciso sui tempi e sulla stanchezza generale del gruppo.

    Quanto al fatto che fossimo “tesi”, comprendo l’osservazione, ma è forse naturale che, dopo molte ore di lavoro continuativo, qualche tono possa essersi alzato, soprattutto nel momento in cui non vi era consentito toccare le schede, nonostante fosse stato ribadito più volte.

    Infine, mi permetto di osservare che addossare responsabilità a Rocco non appare una scelta particolarmente corretta, anche in considerazione del fatto che ha ricevuto la fiducia e il voto di molte persone.

    Un saluto cordiale a lei e ai gentili lettori di questa testata.

    1. A un seggio di lavoro effettivo ce n’è molto poco. Ci sono tanti tempi morti in attesa degli elettori, che in questa occasione sono stati meno della metà.

  3. Come ha detto il Sig. Girardini è giusto e corretto il riconteggio in nome della trasparenza e della correttezza ma soprattutto in nome della democrazia perché siamo in democrazia vero ? Noi Aostani vogliamo essere sicuri e se il risultato verrà confermato va bene . Attenderemo con ansia e soprattutto guarderemo l operato della Giunta.

  4. E contiamoli questi voti, anziché guardare solo i verbali.
    Chissà che non ci riservino grosse sorprese.
    A questo punto, è interesse di tutti sia per legittimare totalmente Rocco/Fadda sia per correggere qualche “svista” eventuale.

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