D’ora in poi si parlerà solo di Union, il tempo della Réunion è finito. Sono tutti d’accordo a Gressan, dove ormai come da tradizione il movimento autonomista per eccellenza si ritrova dopo le elezioni, nella buona e nella cattiva sorte.
Nel 2018 il Leone era ferito e cercava di rialzarsi, e da quel giorno venti nuovi sono soffiati sul mare prima burrascoso e poi in bonaccia degli autonomisti. E adesso a soffiare forte sono due venti che sferzano da ovest e da est, da Aymavilles e da Fontainemore, e che incoronano un Re (Renzo Testolin) e, non frequente nella storia del partito, una Regina (Speranza Girod).
Arrivano quasi in contemporanea e vengono immediatamente travolti dal popolo rossonero, che li cinge nel più tradizionale cerchio autonomista fatto di abbracci, strette di mano e grande sollievo per un risultato che, anche se lascia molti delusi, riesce a confermare il buono stato di salute del movimento. Speranza Girod ha gli occhi lucidi e ha difficoltà a realizzare la portata della sua elezione e l’aver sfondato il tetto delle 3000 preferenze partendo da lontano, da uno dei comuni più piccoli della Valle, imponendosi tra nomi illustri e quotati della sua squadra.
“Non ho parole, – afferma – in realtà non so cosa dire se non grazie a tutto il territorio della Valle d’Aosta, a tutti i 74 comuni, alle 3000 persone che mi hanno votata e a coloro che mi hanno fatta votare e che hanno creduto in me. Da adesso in poi bisogna davvero rimboccarsi le maniche e lavorare per il bene della Valle d’Aosta. Penso che abbia vinto, soprattutto in Bassa Valle, la voglia di fare per il territorio e abbiamo arginato l’estrema destra e l’estrema sinistra; peccato non aver fatto la coalizione prima come ci si auspicava per avere il premio di maggioranza perché avremmo governato a 21, ma non fa niente, ripartiamo da qui”.

Se il successo indiscutibile di Renzo Testolin, che sommerso da attestati di stima non ha voluto commentare la vittoria e la valanga di preferenze, era quasi dato per scontato, quello clamoroso di Speranza Girod è la vera sorpresa di questa tornata elettorale in Avenue des Maquisards e anche lei sembra non crederci, per quanto in politica le cose che non vengono pianificate sono quasi sempre quelle negative e per l’ormai ex Sindaca di Fontainemore il 29 settembre segna un trionfo. Oltre alla Girod entrano in Consiglio altre 2 donne: Josette Borre e Loredana Petey.
È una Union sorridente quella che festeggia a Gressan; gli eletti arrivano come da tradizione alla spicciolata, preceduti da chi, per poco, non ce l’ha fatta, come Marlène Jorrioz, espressione della Jeunesse, che per la prima esperienza porta comunque a casa un bottino di 1212 voti e si dichiara comunque soddisfatta e colpita da tutto l’affetto che il popolo unionista le ha dimostrato non solo in campagna elettorale, ma anche nella giornata di spoglio con continui messaggi di stima.
Varca lo chalet di Gressan anche Laurent Viérin, uno dei grandi ritorni in Consiglio Valle di questa tornata, e subito dopo Michel Martinet, già Sindaco di Gressan che riesce a entrare per pochi voti su Cristina Machet (nuovamente prima esclusa della lista n.d.r.). L’ex primo cittadino può tirare un sospiro di sollievo e ringraziare anche la Bassa Valle che lo ha riportato in corsa per un seggio: “È stata una giornata bella tosta, ho atteso i risultati anche delle zone di Arnad da cui proviene in parte la mia famiglia e da Valtournenche. Spero come Sindaco di portare un po’ di concretezza e soprattutto i problemi che i Comuni si trovano ad affrontare quotidianamente”.

Un buon risultato anche per Corrado Jordan che nella sua Grand Combin prende 500 preferenze sulle 1310 totali, e stacca per 32 voti il suo concittadino Aurelio Marguerettaz, sempre dentro agli eletti, ma in netto calo rispetto alla precedente tornata. Jordan si dice soddisfatto del risultato dell’UV “per nulla scontato in questo periodo” e anche del suo percorso; come Erik Lavevaz che non si sbilancia sulle future alleanze e prudentemente delega questa responsabilità principalmente a chi il movimento lo sta guidando, ovvero Joël Farcoz, sicuramente più sereno ora di quando la Réunion era un vero e proprio cantiere: “Sicuramente un gran risultato per l’Union perché siamo riusciti a far passare il messaggio di una squadra bella e di un programma concreto. D’ora in poi sicuramente consulteremo la base per avere le necessarie istruzioni per procedere con la formazione del futuro governo”. Non si sbilancia Farcoz che, rilanciato sul tema destra e sinistra, ribadisce solamente che sarà la base a indicare agli eletti come muoversi, sottolineando un ritorno ad un movimento che dal basso deve andare verso l’alto e non il contrario.
A Gressan tra bandiere schierate e tanto sollievo l’unico invitato che, pur non essendo stato invitato sembra essere presente, è chi ha impedito alla coalizione di vedere la luce. Il tema è ricorrente nei discorsi dei presenti, è delicato e sembra mettere d’accordo tutti: se si fosse fatta la coalizione ora non ci sarebbe nessun dubbio sul risultato e il polo autonomista sarebbe in grado di lavorare senza stampelle, mentre così le stampelle servono eccome perché la matematica lo dice chiaramente che all’UV mancano diversi alleati per raggiungere la serenità. Anche se la zampata è stata data, ha graffiato a destra e a sinistra, e si è fatta sentire.
