I comuni delle Valli Orco e Soana, in Piemonte, vogliono tornare alla carica. I tagli alle risorse degli enti locali provocano un’attrazione fatale verso le regioni a Statuto Speciale. Già Noasca, nel 2006, e Carema, nel 2007, avevano fatto un referendum per chiedere l’annessione alla Valle d’Aosta. E la risposta dei cittadini, in entrambi casi, era stata un “sì” a larga maggioranza.
Comuni sul piede di guerra
Ora i comuni di confine sono nuovamente sul piede di guerra in varie zone d’Italia. A giugno molti primi cittadini si erano presentati ad Arcore davanti alla villa di Berlusconi vestiti con la fascia tricolore per protestare contro i salassi imposti alle loro amministrazioni. E domani, giovedì 25 novembre, l’Associazione comuni confinanti ha indetto una conferenza stampa per annunciare una nuova forma di protesta. “Se lo Stato non ci considera, noi ce ne andiamo, facciamo i referendum di annessione e ci spostiamo dove l’erba è più verde 365 giorni all’anno – afferma il segretario generale dell’associazione, Nicola Adriano – dieci Comuni piemontesi, lombardi e veneti il 25 novembre iniziano l’iter referendario previsto dalla Legge. – Altri dieci il mese successivo e così via ed in breve tempo modificheremo tutti i confini geografici di tutte le Regioni del Nord e dovranno rifare tutte le cartine geografiche dei testi di scuola. Se non avremo giustizia sociale e la dovuta attenzione, ce la prenderemo per conto nostro”.
“Di la c’è l’America e di qua l’Argentina”
All’iniziativa prenderanno parte anche i sindaci di Locana, Ceresole, Noasca, Ronco e Valprato. Cinque comuni che si trovano appena al di là del confine Sud della Valle d’Aosta, appena oltre il Gran Paradiso. “Di la c’è l’America e di qua l’Argentina – è la considerazione ad effetto del presidente dell’Associazione comuni confinanti, il bresciano Marco Scalvini – a noi rimane solo l’onere di chiudere gli asili, le biblioteche, le scuole, vedere il lento invecchiamento delle nostre genti e vedere l’abbandono del territorio subendo l’impoverimento economico”.
La fine di un sogno
Le speranze di Carema e di Noasca si erano spente a maggio del 2008 quando, con lo scioglimento delle Camere, la Corte costituzionale aveva dichiarato la cessazione della materia del contendere sui giudizi promossi dalla Regione contro i disegni di legge costituzionale per il distacco e aggregazione. L’amministrazione regionale non si era mai fatta sedurre dall’idea di una “Grande Valle d’Aosta” che andasse oltre i confini attuali. “Per fare l’amore bisogna essere in due” soleva ripetere l’allora presidente della Regione, Luciano Caveri.
Ora, però, la schiera dei pretendenti si allarga. Ed è quanto mai agguerrita.