“Ancora una volta la recente operazione di polizia ha portato alla luce la presenza in Valle d’Aosta di soggetti riconducibili alle organizzazioni criminali di tipo mafioso e la quasi totalità riguarda la ‘ndrangheta” A lanciare l’allarme è Ganni Rigo, del Partito Democratico, che durante la seduta del Consiglio regionale di oggi, mercoledì 15 luglio, ha focalizzato l’attenzione dell’assemblea sul provvedimento di fermo applicato a una diramazione della cosca Nirta, coinvolta nella faida di San Luca. E facendo riferimento all’ultima relazione della Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata dice che sono otto le organizzazioni mafiose attive in Valle.
“In questi anni – ha detto Rigo – la Regione, con i percorsi della legalità nelle scuole, si è impegnata per costruire sinergie politico culturali per diffondere messaggi contro le illegalità e i soprusi, per la cittadinanza e la solidarietà. Con questa interpellanza vogliamo verificare la possibilità di compiere un ulteriore passo avanti”. In sintesi la proposta è che l’amministrazione regionali si impegni con altri soggetti istituzionali nella gestione di un bene confiscato alle mafie. In Valle non ce ne sono, ma in Piemonte sono 102 e in Liguria 26. L’idea potrebbe essere, dunque, di trasformare una terra di mafia in un’azienda che opererà nel settore agroalimentare, vinicolo o in una fattoria didattica.
“Ci sono alcuni tentativi di infiltrazione ha risposto il presidente della Regione Augusto Rollandin – ma al momento non abbiamo casi eclatanti. Sull’uso di un bene confiscato, abbiamo preso contatti con alcune amministrazioni e noi siamo disponibili a un coinvolgimento, ma l’utilizzo è legato alle decisioni dei comuni e quindi dobbiamo muoverci nel rispetto della loro autonomia e della loro competenza”.