La Valle nel pantano politico. Ma ora serve una “exit strategy”

La crisi che ha travolto piazza Deffeyes sta assumendo tratti tragicomici. Un muro contro muro che vede gli schieramenti dei due fronti arroccati sulle proprie posizioni senza ormai più nessuna possibilità di accordo e di dialogo.
Palazzo regionale
Politica

Per essere raffinati possiamo chiamarla impasse istituzionale oppure, per essere più prosaici, pantano politico. Ma la sostanza non cambia. La crisi che ha travolto la stanza dei bottoni a piazza Deffeyes sta assumendo tratti che di ora in ora si fanno sempre più tragicomici. Un muro contro muro che vede gli schieramenti dei due fronti arroccati sulle proprie posizioni senza ormai più nessuna possibilità di accordo e di dialogo.

Nella mattina di oggi, mercoledì 8 marzo, era convocato il Consiglio Valle per discutere la mozione di sfiducia costruttiva al presidente Rollandin, ma Union Valdotaine, Partito Democratico e l’Edelweiss di Baccega e André Lanièce non si sono presentati facendo mancare il numero legale.  Impossibile dunque discutere la sfiducia e impossibile sostituire i consiglieri sospesi con i primi esclusi delle rispettive liste. 

Questo è l’epilogo triste di una legislatura con una maggioranza nata già con l’acqua alla gola. Sono troppo pochi 18 consiglieri per mettersi al riparo dagli sgambetti e dai franchi tiratori. E anche i tentativi di allargamento prima al PD e poi all’Uvp non hanno permesso ad Augusto Rollandin di assicurarsi la stabilità necessaria. La strada maestra dovrebbe essere rappresentata dalle elezioni anticipate che pongano fine a questa lenta agonia politica. Ma nessuna sembra davvero reclamare il voto. Né i 5 Stelle, che pure potrebbero raccogliere consensi a man bassa, né la Lega locale, nonostante gli assist offerti a più riprese dal loro leader Matteo Salvini.

I ribaltonisti – Uvp, Alpe, Stella Alpina, Pnv e Mouv e 5 Stelle – sostengono di avere i numeri per varare un nuovo esecutivo pienamente legittimo e in grado di lavorare per l’ordinaria e per la straordinaria amministrazione. Ma sul fronte opposto Union, Democratici e transfughi della Stella Alpina si mettono per traverso, disposti a temporeggiare facendo mancare il numero legale per far decadere la mozione di sfiducia costruttiva che ha un tempo limitato per essere discussa.

Sul piatto pesa certamente la questione Casinò, un’azienda ormai cotta e, nei fatti, abbandonata a se stessa e senza interlocutori politici. E come se non bastasse, i licenziamenti che pendono come una spada di Damocle sulla testa di 264 dipendenti. Sia che si vada al voto subito sia che si temporeggi, in assenza di amministratori che si assumano la responsabilità di una decisione, mandare a casa i lavoratori (tutti quelli, non uno di meno) sarà l’unica soluzione.

Il “cul de sac” dunque è assicurato e solo chi siede nella sala del Consiglio Valle può trovare un “piano B”, una “exit strategy” di buon senso. Dietro l’angolo, altrimenti, c’è solo la palude politica. E per una Regione che da sempre difende l’autonomia con i denti e che fa dell’autogoverno una bandiera non è esattamente un bello spettacolo.

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