L’Alpe Djouan, l’alpeggio che da 200 anni paga gli studi ai discendenti Chabod

Nel 1803, il sacerdote Jean-Léonard Chabod scrisse un testamento che destinava la struttura nelle vicinanze del lago omonimo, sulla strada del Col de l'Entrelor, a pagare le borse di studio dei discendenti. Fra i beneficiari anche Federico Chabod.
Uno dei due laghi vicino all'alpe
Politica

Secondo le disposizioni lasciate da don Jean-Léonard Chabod, nel futuro prossimo la borsa di studio dovrebbe essere concessa ad “un giovane di famiglia povera del comune che mostrasse capacità per lo studio o in seconda alternativa che avesse capacità per apprendere un'arte o un mestiere”. Oggi, al sindaco di Valsavarenche Pino Dupont importa principalmente una cosa: “Noi pensiamo soprattutto a tenere in piedi e funzionante l'alpeggio, per il resto vedremo”.

Si parla dell'alpe Djouan, nelle vicinanze del lago omonimo, sulla strada del Col de l'Entrelor. Questo alpeggio ha una storia molto particolare, raccontata anche in un libro stampato una decina di anni fa, “La montagna abita a Valsavarenche”, e scritto da Adriano Chabod e Silvia Blanc. “Nel suo testamento redatto nel 1803 – spiega Adriano Chabod – questo sacerdote, che era proprietario della struttura e dei pascoli intorno, devolveva ai discendenti i proventi dagli affitti dell'alpeggio, tolte le spese di gestione, per pagare gli studi universitari”.

Il più celebre Chabod che beneficiò di questa borsa fu il futuro storico e presidente della Regione Federico, che all'età di diciott'anni, nel 1919, cominciò gli studi di Lettere all'Univesità di Torino. “Un aspetto che agli occhi di oggi può sembrare particolare – spiega Adriano – è che questa disposizione sarebbe durata in eterno solo se ci fossero stati discendenti maschili, mentre in caso di figlie femmine si sarebbe estinta in tre generazioni”.

Così è successo, perché Federico non ebbe figli e il fratello Renato ebbe tre figlie femmine. Nel frattempo il Comune di Valsavarenche è diventato beneficiario di tutti i beni del Legato Jean-Léonard, con l'obbligo di gestire le sue volontà testamentarie. “Nel 2004 – racconta Adriano Chabod – con dei fondi regionali, l'alpeggio era stato ristrutturato ed era tornato attivo dopo anni”.

Oggi il bilancio è in passivo, perché l'anno scorso sono stati realizzati altri lavori di manutenzione: “Abbiamo sistemato l'area esterna perché era pericolante – spiega Dupont – si trattava di ricostruire un muro di contenimento”. L'ultima generazione della famiglia Chabod che avrebbe potuto beneficiare della borsa di studio non potrà perciò ricevere nulla, perché il bilancio è in passivo di 14 mila euro. I proventi annuali, che derivano dagli affitti, sono di circa 5 mila euro l'anno.

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