Raduno Land Rover: “manifestazione gratuita ed insensata di inciviltà e disprezzo per l’ambiente”
Di fronte alle immagini del recente raduno Land Rover che ha interessato le Valli di Ayas e Gressoney è difficile esprimere commenti che vadano oltre, come al solito, all’indignazione, alla rabbia, al disgusto, alla desolazione, all’incredulità.
Gli amministratori delle due località si sono resi corresponsabili, assieme ai partecipanti, di una manifestazione gratuita ed insensata di inciviltà e disprezzo per l’ambiente. Non sanno costoro che l’ecosistema alpino, al di sopra dei 2000 metri è fragilissimo (figuriamoci ai quasi 3000 del Passo dei Salati e del Colle della Bettaforca)?. Gente che, al pari dei loro colleghi di altri comuni e regioni, non sa fare altro che ripetere, come una litania, parole come “sviluppo” e “crescita”, senza nemmeno sapere di cosa sta parlando. Gente ignorante (nel senso etimologico del termine), senza alcuna conoscenza di fisica, energia, ecologia, biologia ed economia e quasi sempre intrecciata con lobbies e mondo degli affari, cui noi affidiamo allegramente il governo del territorio ed il futuro di un pezzo del pianeta.
Provate a domandare ad un politico valdostano (o nazionale, che è lo stesso), di qualunque grande partito (tanto sono tutti parte dell’unico partito del cemento), cosa dice la seconda legge della termodinamica e le sue implicazioni sull’ambiente, provate a domandargli se ha mai sentito parlare del concetto di decrescita, (idea in completo contrasto con il senso comune politico corrente, che pone invece l’aumento del livello di vita rappresentato dall’aumento del PIL come obiettivo di ogni società moderna), provate a chiedergli come può immaginare un sistema votato ad una crescita infinita, data la limitatezza delle risorse naturali, interrogatelo riguardo al picco di produzione del petrolio, fategli presente che l’espressione “sviluppo sostenibile”, con cui lui e i suoi colleghi si riempiono la bocca, è un ossimoro e sentirete il livello delle risposte.
Ma cosa fare per cambiare la mentalità di gente che, in Valle d’Aosta come altrove, è cresciuta forgiata dalla sottocultura dei motori, delle strade, del cemento, del profitto (e dell’alcool)? Gente che osservando il Cervino non pensa a cose come bellezza, wilderness, perfezione ma a clienti da trascinare in vetta come mandrie, a impianti di risalita, piste da sci, funivie, speculazione edilizia, turisti, turisti, turisti, soldi, soldi, soldi?
Cosa fare se i figli di questa sottocultura aspirano a scorrazzare per prati e strade poderali con moto da cross o quod, a manovrare una draga e, quando saranno grandi, a comprarsi un SUV o a salire sulle montagne con un Land Rover per appagare lo spirito, piuttosto che a contemplare un’alba o un tramonto da una vetta, raggiunta camminando nel silenzio e nella solitudine della natura? L’educazione, l’insegnamento di certi valori fin da bambini, certo … ma chi può insegnarli in Valle d’Aosta? E come si fa ad insegnare cose come la sensibilità, il bello, l’armonia, il rispetto, l’introspezione, la ricerca interiore? Non certo con i programmi ministeriali. Impossibile, forse, ma io comunque avanzo una proposta: sostituire, nelle scuole, un po’ di ore di francese, che tanto nessuno parla in Valle e non è certo a rischio estinzione, essendo parlato da 60 milioni di persone nella vicina Francia, con la lettura del libro “Le mucche non mangiano cemento”, di L. Mercalli e C. Sasso. Perchè il suolo, l’humus, che in Valle d’Aosta si distrugge in poche ore, come se niente fosse, per creare “sviluppo”, quello sì è a rischio estinzione.
Paolo Zorzit – Torino