La legge che vieta in Valle d’Aosta l’utilizzo di sistemi di trattamento a caldo dei rifiuti, approvata con il referendum del 18 e varata il 23 novembre, è stata impugnata oggi dal consiglio dei Ministri. Come si legge nel comunicato, la legge contiene disposizioni in contrasto con la normativa statale in materia di tutela dell’ambiente e, pertanto, viola l’art. 117, secondo comma, lett. s), della Costituzione.
Il governo ha inoltre impugnato la legge 30 del 21/11/2012 “Adeguamento del bilancio di previsione per l’anno 2012 agli obiettivi complessivi di politica economica e di contenimento della spesa pubblica previsti dal decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95”, in quanto viola la normativa statale in materia di tesoreria unica e, pertanto, contrasta con l’art. 117, terzo comma, della Costituzione.
Come spiega una nota della Regione, nella scheda dell’impugnativa della legge in materia di rifiuti, "non risulterebbe ammissibile la procedure referendaria propositiva, in relazione a quanto previsto dall’articolo 15 dello Statuto speciale." Si ritorna, quindi, alle contestazioni mosse al Tar da Anida alla Commissione regionale per i procedimenti referendari e di iniziativa popolare che aveva ammesso il referendum in quanto riguardava la materia della tutela della salute.
Inoltre, ‘la disposizione regionale – si legge ancora nel dossier all’esame del Consiglio dei ministri di oggi – contrasta con la normativa statale in materia di rifiuti’. In particolare, ‘l’esame complessivo di alcune disposizioni del codice dell’ambiente induce ad escludere che siano compatibili con la Costituzione normative regionali volte a vietare del tutto la realizzazione e la utilizzazione di determinate tipologie di impianti di smaltimento o di recupero dei rifiuti’. ‘E’ evidente – viene ancora specificato – che se le Regioni potessero vietare la realizzazione degli impianti nel loro territorio, l’esercizio di tale attribuzione statale ne risulterebbe compromessa’.
Infine, precisa il governo, ‘la disposizione censurata sovverte il principio generale per cui, di regola, le aree si ritengono idonee alla realizzazione degli impianti, salvo che non siano definite non idonee sulla base dei criteri fissati dalla normativa statale’.
Incredulo Fabrizio Roscio, Presidente di Valle Virtuosa. "La cosa puzza. – sottolinea Roscio – Com’è che un Governo si interessa cosi in fretta alla legge referendaria valdostana e guarda caso, muovendo le stesse contestazioni che Anida aveva portato davanti al Tar di Aosta?. Evidentemente qualcuno ha smosso le cose in alto".
La speranza del Presidente di Valle Virtuosa è che ora si trovi il modo di mantenere i principi ispiratori della legge. "La questione è sicuramente delicata. – continua Roscio – La politica valdostana ha ricevuto dai cittadini un chiaro messaggio che non potrà ora essere dimenticato, proseguendo con la costruzione di un pirogassificatore."
Aspetta di leggere la scheda dell’impugnativa, Lorenza Palma, avvocato e aderente di Valle Virtuosa. "Se anche nella peggiore delle ipotesi la Corte Costituzionale dovesse dare ragione al Governo, i politici si dovranno assumere la responsabilità di andare contro il 49% dei valdostani che, chiaramente, il 18 novembre hanno detto no agli impianti di trattamento a caldo dei rifiuti".