UV e alleati: “Vinceremo al primo turno, la gente non è stupida”
"E' la prima volta in sessant'anni di storia dell'autonomia che la Regione ha scelto Aosta per una serie cospicua di investimenti": Bruno Giordano, candidato sindaco della coalizione tra Union Valdôtaine, Stella Alpina, Fédération Autonomiste, Popolo della Libertà e Lega Nord, spiega così il "grande cambiamento che vogliamo portare alla città, attraverso un progetto chiaro e lungimirante, fatto per i nostri figli e per rendere Aosta moderna capitale dell'autonomia".
Secondo Giordano "non si rilancia l'economia cambiando gerani con petunie nelle aiuole, ma serve un progetto, e noi ce l'abbiamo". Anche Ego Perron, presidente UV, concorda: "Con le aree verdi non si arriva a fine mese, la gente deve poter creare nuova economia" e, come dice Alberto Follien, candidato vice-sindaco, "ad Aosta serve un'evoluzione non solo urbanistica, ma anche culturale".
"Dobbiamo stringere i denti in questi ultimi giorni, quando i nostri avversari cercheranno l'illecito per racimolare voti, ma noi non lo faremo", dice il senatore Antonio Fosson. Poi ringrazia "l'eurodeputato Mario Borghezio, che ci onora della sua presenza". Sulle ali dell'entusiasmo, il segretario valdostano della Lega Sergio Ferrero, sostiene che "nessuno invita gli immigrati a venire da noi" e propone di "vietare il burka come segnale di democrazia". Prosegue il presidente del Consiglio regionale Alberto Cerise, sostenendo che attaccare il patto tra UV e centro-destra significa "rivangare la Repubblica del parmigiano di don Camillo e Peppone, perché le ideologie sono sorpassate e gli equilibri politici mutati: PdL e Lega sono moderne forze di governo".
Unanime il giudizio verso le due coalizioni avverse: "Avevamo ragione a dire che i programmi degli altri sono vuoti – sostiene il sindaco uscente Guido Grimod – perché hanno usato il nostro progetto per smontarlo e attaccarlo". In particolare un punto è stato utilizzato dalla "sinistra ossessionata dai buchi", così battezzata da Giordano, per attaccare il "partito del fare, non dell'affare": "Con la favola del metrò hanno cercato di trasformare le elezioni comunali in un referendum pro o contro un'opera che non c'è".
Se l'ALPE ha concentrato la sua campagna solo sul "people mover" e su quella che Rollandin ha definito "la replica dello Charaban", riferendosi alla serata sul "ribaltone" del 1990, il PD ha invitato ad Aosta i big romani: in particolare Antonio Di Pietro è finito nel mirino prima di Grimod, che lo ha definito "demagogo populista che ha fatto arrossire anche i suoi alleati", poi di Giordano, che ha criticato "uno tirato su da Chivasso, addirittura candidato, che è venuto qui a spiegare proprio a noi cos'è la Carta di Chivasso", riferendosi a Renato Cambursano (IdV).
"Ancora una volta i giornali non si sono dimostrati indipendenti, sparando il titolo sempre sul bersaglio grosso": Giordano ha attaccato ancora la stampa, dopo che l'aveva già definita "amica della sinistra". La stoccata finale la dà però Rollandin: "Le cinque forze dell'alleanza rappresentano le cinque dita di una mano, aperta e tesa per chi ha bisogno di aiuto, ma che sa chiudersi in un pugno per tirare un cazzotto in pancia ai nostri avversari: è venuto il momento di darlo".
Il presidente della Regione ne è certo: "Vinceremo al primo turno, la gente non è stupida". Il senatore Fosson si è rivolto a chi è tentato di non andare a votare: "Non fatevi tentare dai 'bravi', gli pseudo-intellettuali che sanno già tutto, e dai 'belli', quelli che non si vogliono sporcare le mani, ma andate a votare. Se uno non si mette mai in gioco, non vincerà mai". E Grimod rassicura "Iris Morandi, preoccupata per la sua salute, perché non ci sarà nessun ballottaggio".