“Se si è assenti al 50 per cento delle riunioni di Giunta è certo che poi sembra tutto nuovo e deciso solo da me”. La sindaca di Valtournenche Deborah Camaschella ha risposto attaccando alle parole scritte nella mozione di sfiducia presentata dal vicesindaco Giuseppe Maquignaz e dagli ex assessori, che l'hanno accusata di avere un “comportamento da accentratrice”. La sindaca per dare un'interpretazione all'azione dei suoi ex compagni di maggioranza, alcuni compagni di partito nell'Union Valdôtaine, non ha esitato ad evocare “ordini arrivati dall'alto”.
La mozione è stata approvata stasera con l'astensione dal voto della minoranza “Terra, Cuore e Avvenire” e l'aiuto di Roberto Avetrani di “Lista Civica”, contro Camaschella e i tre eletti rimasti fedeli alla sua maggioranza: il presidente del consiglio Luca Ferrari, la capogruppo di maggioranza Elisa Cicco e la consigliera Chantal Vuillermoz. Per questo motivo, dopo un periodo di commissariamento, i cittadini di Valtournenche andranno tra circa tre mesi al voto, quasi certamente nello stesso giorno, a marzo, in cui si voterà per le elezioni nazionali.
La legislatura si interrompe quindi dopo circa due anni e mezzo. “C'è stato un atteggiamento di accentramento via via sempre maggiore nella persona del sindaco – ha ribadito il vice Maquignaz nell'illustrare la sfiducia – si è privato del diritto di esprimersi gli assessori, i quali non hanno mai sentito la stima e l'apprezzamento della sindaca”. “Che vuol dire che gli assessori non percepivano la mia stima? – si è interrogata la sindaca, replicando – Potevo nominare ancora un assessore e non l'ho fatto: evidentemente avevo stima di chi era vicino a me”.
Maquignaz ha citato una serie di temi amministrativi che avrebbero diviso la maggioranza, “la ristrutturazione del Cinéma des Guides, la riqualificazione del centro di Valtournenche, il piano regolatore, quello di acquedotti e fognature, a cominciare dai primi provvedimenti, dal riassetto dell'organico del Comune voluto dalla sindaca, che ha chiesto carta bianca in virtù della sua esperienza: questo non ha riportato i risultati sperati, ma anzi ha portato disagi”.
“Non posso negarvi di aver preso delle decisioni dopo magari uno o due mesi che si discuteva, io devo delle risposte ai cittadini”, ribatte la sindaca. Poi attacca, riportando un esempio legato alla scrittura dei bilanci di previsione: “Avevo dato alla Giunta una data ultima per portare idee, ma niente, e la stessa cosa è successa l'anno scorso e così finisce che facevo da sola, con tutti i miei limiti – racconta – porto il bilancio e non mi viene approvato dalla Giunta, salvo poi modificarlo per 20 mila euro”.
Il vero nodo della rottura in maggioranza è però un altro e sta nel patto, che Camaschella nega, di un avvicendamento previsto dopo due anni e mezzo di legislatura: la sindaca avrebbe dovuto lasciare per correre alle elezioni regionali di maggio e il vicesindaco avrebbe preso il suo posto.
“Se è vero che c'erano tutti questi problemi amministrativi con la sindaca – ha affermato l'unico consigliere della minoranza Lista Civica, Roberto Avetrani, rivolto a Maquignaz e gli altri assessori – dovevate fermare prima questa situazione, ma voi avete votato tutto: non si aspetta novembre 2017, altrimenti la ragione non era quella, vuol dire che le cose devono scoppiare quando ci sono altre questioni di mezzo”.
“I patti vanno rispettati, ma questo patto voi lo dovevate fare davanti agli elettori – ha sostenuto invece Giorgio Pession, capogruppo dell'altro gruppo di minoranza, sempre rivolto Maquignaz – dovevate dire che vi eravate messi d'accordo così, che due anni e mezzo dopo avevate deciso di fare la staffetta, così gli elettori ne prendevano atto: il notaio sono gli elettori”.
Entrambi i gruppi di opposizione hanno avuto gioco facile a sottolineare le mancanze amministrative di una maggioranza divisa, soprattutto sulla già citata da Maquignaz riorganizzazione dell'organico comunale, ma anche sulla scelta dei componenti delle varie commissioni, biblioteca e dell'organizzazioni degli eventi, passando dal piano regolatore.
Preoccupazione per gli acquedotti è stata espressa da Avetrani: «Parlando con il vicesindaco in questi giorni è venuto fuori che qui in paese c'è un grosso problema di acque – racconta – rischiamo di non averne quando a Natale riempiamo i posti letto degli alberghi». Entrambi i gruppi di minoranza hanno più volte, durante il lungo dibattito, chiesto a sindaca e vice di dimettersi assieme, prima del voto della sfiducia.
“Sarei disponibile a dare le mie dimissioni assieme al sindaco – ha detto Maquignaz in chiusura – ribadisco che non ho nessuna ambizione di poltrone, sono veramente tante le cose che ci hanno diviso in Giunta, troppe da dire adesso”. Con il Consiglio comunale già in corso, però, la soluzione del doppio passo indietro senza votare la sfiducia non si è concretizzata. Questo ha causato l'astensione di una delle due minoranze: “Se portate una sfiducia dovreste avere i voti per votarvela”, ha detto Pession.
A “salvare” i sette di Maquignaz, a cui mancava un voto per avere la sfiducia, è stato Avetrani: “Non sono per niente d'accordo con il modo con cui è stata fatta questa mozione – ha spiegato – ma sono stufo di questa situazione e per questo voto a favore, per mandare tutti a casa”.