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Frane e smottamenti: i nuovi rischi a causa dei cambiamenti climatici

Se si pensa ai problemi legati all'ambiente, spesso l'attenzione si concentra sull'aumento delle temperature o sulla scomparsa dei ghiacci. Eppure, accanto a questi fenomeni ben noti, cresce un'altra minaccia che rischia di passare in secondo piano: il moltiplicarsi di frane e smottamenti.
Dangerous landslide on the highway of Yellapur,Karnataka, India - frane smottamenti
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Se si pensa ai problemi legati all’ambiente, spesso l’attenzione si concentra sull’aumento delle temperature o sulla scomparsa dei ghiacci. Eppure, accanto a questi fenomeni ben noti, cresce un’altra minaccia che rischia di passare in secondo piano: il moltiplicarsi di frane e smottamenti. Non si tratta di un pericolo circoscritto alle sole valli montane, perché colpisce anche i pendii collinari e, a volte, anche le regioni pianeggianti.

A rendere più grave la situazione è una combinazione di fattori climatici e antropici: da un lato, le piogge torrenziali concentrano in poche ore quantità di acqua impressionanti; dall’altro, lunghi periodi di siccità prosciugano il suolo rendendolo più fragile. Tutto ciò erode la stabilità dei versanti e favorisce crepe profonde, oltre che, in alcuni casi, veri e propri cedimenti.

Le cause principali di questi fenomeni

Per comprendere la crescita di frane e smottamenti, è utile partire da un aspetto spesso sottovalutato: la natura del terreno. Se la vegetazione viene eliminata in modo sconsiderato, le radici non possono più svolgere la loro funzione di protezione naturale. Il suolo perde così coesione e, quando le precipitazioni aumentano improvvisamente, l’acqua scorre in profondità e scardina i legami tra gli strati di terra e roccia. Allo stesso tempo, una cementificazione accelerata o priva di criterio peggiora la situazione, impedendo alle piogge di infiltrarsi in modo graduale.

Nelle zone costiere, l’erosione del mare opera in sinergia con la forza distruttiva di piogge e temporali. Il risultato è il progressivo arretramento delle spiagge, che privano il territorio di una naturale linea di difesa. Anche le mareggiate eccezionali lasciano il segno, soprattutto se si verificano in un contesto già messo alla prova da politiche di urbanizzazione troppo invasive.

Uno sguardo più preciso sulle condizioni di precarietà in cui versano i territori arriva dall’approfondimento pubblicato su ExpressVPN, un documento che analizza come le città e gli insediamenti urbani stiano reagendo all’intensificarsi dei cambiamenti climatici.

Tra le informazioni raccolte, spicca un dato inequivocabile: le temperature in continuo rialzo e i fenomeni atmosferici sempre più violenti stanno rendendo più vulnerabili anche aree che non presentavano criticità rilevanti in precedenza. Un campanello d’allarme è costituito dalla crescente incidenza di piogge improvvise, un fattore che indica la necessità di dotarsi di strumenti di prevenzione e piani di emergenza moderni.

Dalle analisi emerge che è necessario prepararsi ai cambiamenti climatici in modo concreto, adottando politiche territoriali che promuovano, per esempio, la riforestazione delle pendici montane, la creazione di parchi nelle periferie urbane e la manutenzione costante dei corsi d’acqua. Gli istituti di ricerca e gli enti locali possono collaborare per installare sensori e sistemi di allerta rapida, utili a monitorare i movimenti del suolo ed evitare che situazioni critiche si trasformino in problemi ancora più gravi.

I fenomeni franosi in Italia

Uno degli strumenti per conoscere la reale estensione del problema è l’inventario dei fenomeni franosi in Italia, un elenco dettagliato di tutte le aree soggette a questo tipo di dissesto. Studi e rilevazioni confluiscono in un database che consente ai ricercatori di individuare le aree esposte, di classificarne la pericolosità e suggerire misure di protezione. Si tratta di uno strumento essenziale per mappare la situazione, specialmente in un Paese come l’Italia, che presenta paesaggi diversificati e varie conformazioni geologiche.

Appare chiaro come intere vallate alpine siano bersagliate da frane e slavine di maggiori dimensioni rispetto a qualche decennio fa, mentre aree dell’Appennino mostrano versanti più instabili dopo piogge violente. In alcune aree l’urbanizzazione è avvenuta senza tenere sufficientemente conto delle caratteristiche geomorfologiche e questo spiega la frequenza di smottamenti che isolano paesi, danneggiano strade o causano fratture nelle pareti delle abitazioni.

Come compiere una prevenzione concreta

Il percorso da compiere sta nel passare dalle analisi alle soluzioni. Sicuramente la sensibilizzazione dei cittadini è fondamentale. Chi vive in zone a rischio dovrebbe essere informato su come comportarsi durante i temporali intensi e su quali segnali bisognerebbe considerare con attenzione, come i movimenti insoliti del terreno.

Un altro aspetto rilevante riguarda la gestione del paesaggio: difendere il verde significa proteggere i versanti, ecco perché riforestare le colline spoglie e mantenere in ottimo stato le aree boschive rappresentano obiettivi che sono a tutti gli effetti investimenti a lungo termine.

Le radici rallentano l’erosione, stabilizzano il suolo e riducono la velocità con cui l’acqua si diffonde in profondità. Nei luoghi in cui servono sostegni aggiuntivi, si possono attuare opere di ingegneria naturalistica che canalizzano le acque senza danneggiare l’ambiente.

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