Disturbi alimentari: sempre più casi, sempre più giovani. “I segnali non vanno ignorati”

15 Marzo 2024

Giovani, giovanissimi, non sempre intenti a inseguire un ideale di magrezza o il fisico perfetto, ammirato sui social, spesso sopraffatti nella ricerca di un perfezionismo estremo, anche in ambito scolastico. Il 15 marzo è la Giornata Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla, nata per sensibilizzare e porre attenzione sul tema dei disturbi alimentari.

In Valle d’Aosta il Centro per i disturbi del comportamento alimentare, coordinato dalla Dott.ssa Lorella Champretavy, psicologa e psicoterapeuta, e inserito all’interno del Dipartimento di Salute Mentale, ha oggi in cura 96 pazienti, dei quali 54 hanno avviato un percorso di cura nel 2023. Il 40% aveva meno di 18 anni e di questi l’11% sotto i 14 anni. Negli ultimi tre anni il numero dei casi è aumentato del 35% rispetto alla media degli anni precedenti, con un picco nel 2021, subito dopo la Pandemia.

 

Lorella Champrétavy, qual è la situazione in Valle d’Aosta in questo momento?

In linea con quello che sta avvenendo sul resto del territorio nazionale stiamo osservando un incremento graduale dei casi di disturbi alimentari. Negli ultimi anni, in particolare c’è stato un picco subito dopo la Pandemia. Ma in generale, comunque, nell’ultimo decennio c’è stato un trend di crescita di queste patologie.

Come nel resto d’Italia anche qui si sta assistendo ad un fenomeno di abbassamento dell’età di insorgenza?

Sì, stiamo registrando anche in Valle d’Aosta un abbassamento dell’età di insorgenza. Abbiamo sempre più spesso pazienti molto giovani, già intorno ai 12/13 anni che giungono alla nostra osservazione con un disturbo alimentare vero e proprio.

Perché c’è stato a vostro giudizio un aumento dei casi negli ultimi anni e un abbassamento dell’insorgenza?

Secondo me c’è una maggiore sensibilità rispetto al passato. È migliorato l’accesso alle cure e tendenzialmente non vengono ignorati, come succedeva in passato, i segnali di un disagio. Dall’altra parte sicuramente c’è un fenomeno preoccupante perché c’è un continuo progressivo aumento di questi casi legato a diversi fattori. I ragazzi crescono in fretta, c’è una pubertà precoce e allo stesso tempo i fattori socioculturali rivestono un ruolo centrale. Anche l’utilizzo dei social ha una funzione centrale. C’è un’esposizione continua del proprio aspetto fisico, delle proprie immagini, soprattutto durante l’adolescenza, che già un’età particolarmente delicata, un periodo difficile, di trasformazione, di costruzione della propria identità. Il fatto che il corpo sia così esposto fa sì che aumentino in qualche modo le pressioni, c’è un’ideale di magrezza che continuamente ci viene presentato dalla nostra società occidentale industrializzata e questo fa sì che anche i ragazzi in un momento così delicato come quello dell’adolescenza cercano in qualche modo di trovare riconoscimento ed accettazione da parte della società, del gruppo dei pari, attraverso un corpo sempre più perfetto. Aumenta di conseguenza l’attenzione nei confronti della dieta, dell’alimentazione e anche dell’attività fisica.

Chi è il paziente tipo che viene seguito dal vostro servizio?

La maggior parte dei nostri utenti sono pazienti tendenzialmente giovani, per la maggior parte sono ragazze.

Perché le ragazze sono più soggette a questo disturbo?

Probabilmente c’è un sommerso, nel senso che sicuramente anche i ragazzi non sono immuni da questo tipo di patologia, ma c’è forse uno stereotipo ancora legato all’idea che i disturbi alimentari siano prevalentemente patologie femminili. In realtà nei maschi i disturbi alimentari probabilmente assumono una forma diversa, legata soprattutto alla ricerca della muscolosità, della forma fisica. La vigoressia è la nuova frontiera dei disturbi alimentari, che porta a fare delle diete molto rigide, iperproteiche, accompagnate dall’assunzione di varie “porcherie” per incrementare la muscolosità e l’esercizio fisico che diventa compulsivo. C’è però una maggiore difficoltà riconoscere il disturbo e soprattutto a chiedere aiuto. Abbiamo avuto dei casi di ragazzi, arrivati in denutrizione, perché partono con l’idea della muscolosità, ma poi arrivano a distruggere la massa muscolare, perché la dieta non è sufficiente o ben equilibrata. 

Che ruolo gioca la scuola a volte sui vostri pazienti?

A livello psicologico, una delle caratteristiche predisponenti dei disturbi alimentari è il perfezionismo. Noi osserviamo ragazze che hanno livelli patologici di perfezionismo. Sono ragazze molto brave, i genitori ce le descrivono come le figlie perfette, che non hanno mai creato problemi anche a livello scolastico. Tendenzialmente sono ragazze che vanno molto bene a scuola, frequentano i licei con un livello molto elevato a livello scolastico, che puntano ad avere sempre delle ottime prestazioni, pretendono tantissimo da se stesse.  In queste ragazze così perfette che ambiscono al massimo il disturbo alimentare si presta molto bene al controllo durante l’adolescenza, dove c’è una fragilità di base. Queste ragazze che cercano in qualche modo di raggiungere la perfezione a un certo punto, quando si rendono conto di non riuscire a controllare tutte le variabili fra cui la scuola, le relazioni con gli altri, la famiglia, le dinamiche relazionali, spostano il controllo sul peso, il corpo e il cibo.

Quali sono i campanelli d’allarme per genitori, mondo scolastico e amici?

E’ molto importante riconoscere i segnali precoci di un disturbo alimentare, anche perché più la diagnosi avviene in modo precoce, più vengono avviati in modo tempestivo i percorsi di cura e effettivamente la prognosi è migliore. E’ molto importante che la scuola piuttosto che la famiglia, i genitori, riconoscano presto i campanelli d’allarme. Ci sono alcuni segnali che sicuramente non vanno ignorati. Ad esempio una perdita di peso cospicua, magari concentrata in pochi mesi, l’assenza del ciclo mestruale, un cambiamento improvviso nella dieta, improvvisamente s’inizia a sospendere l’assunzione di alcuni alimenti, come ad esempio la pasta, i carboidrati, i dolci, i condimenti. C’è poi l’aumento della preoccupazione nei confronti del peso, del corpo, il fatto che magari chiedano rassicurazioni rispetto al proprio aspetto fisico. Sono tutti campanelli che vanno riconosciuti. Per quanto riguarda la bulimia nervosa, i sintomi a volte sono un pochino più nascosti, difficili da cogliere. Anche in questo caso però bisogna stare attenti ad alcuni segnali, come ad esempio il fatto che magari sparisca il cibo da casa, per cui i genitori magari si accorgono che in dispensa mancano determinati alimenti, ad esempio abbiamo comprato un pacchetto di biscotti e nel giro di qualche giorno il pacchetto di biscotti è sparito. Comportamenti come il vomito, anche se sicuramente avviene di nascosto, però è importante che anche lì, magari i genitori prestino attenzione ad alcuni comportamenti come il fatto che subito dopo l’assunzione dei pasti il ragazzo si allontana da tavola, vada in bagno.

Per chi individua queste situazioni anomale nei figli quale consiglio si può dare?

Di non ignorare il problema. Uno dei problemi che dobbiamo affrontare nel trattamento dei disturbi alimentari è che sono patologie croniche. I ragazzi stessi negano il disturbo e soprattutto nella fase iniziale della malattia i sintomi sono in sintonia con sé stessi. Avere il controllo sul peso, riuscire a perderlo è una cosa anche gratificante per questi ragazzi. Quello che dobbiamo fare in quanto genitori è non ignorare il problema, non ignorare questi segnali d’allarme, non sottovalutare, ma chiedere aiuto. Sono delle patologie molto complesse, dove ci sono conseguenze anche molto gravi sul piano della salute, per cui è fondamentale pensare che non possiamo risolvere il problema da soli, ma che ci vuole un aiuto specialistico.

Un genitore può rivolgersi al vostro servizio indipendentemente dal volere del ragazzo?

Sì, noi abbiamo una disponibilità ad accogliere anche le richieste dei genitori. Ci è capitato diverse volte di avere familiari che chiedono un appuntamento perché sono preoccupati, hanno osservato alcuni cambiamenti, colto delle richieste d’aiuto anche da parte dei ragazzi, un po’ camuffate, nascoste.
Una delle prime difficoltà che incontriamo è la motivazione al cambiamento. Ci sono ragazzi che a volte negano il problema, fanno difficoltà a riconoscere di avere un problema e soprattutto non vogliono inizialmente chiedere aiuto.

Noi lavoriamo in modo specifico, soprattutto a livello psicologico, sulla motivazione al cambiamento, perché a volte c’è una vera e propria resistenza ad affrontare il disturbo, soprattutto nelle fasi iniziali. Avere il controllo sull’alimentazione, sul peso, sul corpo, sul cibo ci fa sentire anche molto forti. Si parla di effetto luna di miele, soprattutto nelle prime fasi del disturbo alimentare, in particolare dell’anoressia nervosa. In quel momento il ragazzo si sente molto forte perché ha il controllo sul proprio peso, sul corpo e sul cibo. Il fatto di vedere il peso che scende sulla bilancia, il fatto di avere il controllo sulle proprie sensazioni, di riuscire a resistere alla fame, ci fa sentire molto forti, ci dà un senso quasi di onnipotenza, per cui in quella fase c’è una difficoltà anche a chiedere aiuto e ad accettare comunque percorsi di cura. Man mano che si inizia il percorso terapeutico, si lavora molto sulla motivazione e sulla consapevolezza della malattia e soprattutto questi effetti del disturbo iniziali lasciano spazio alla sofferenza e alle difficoltà.

Qual è invece il percorso che viene messo in piedi per il ragazzo?

Il nostro servizio ambulatoriale è formato da un’equipe multidisciplinare, e questo è uno dei valori fondamentali del nostro lavoro, che è di squadra. Un’equipe di specialisti, tutti con una formazione, un’esperienza consolidata nel trattamento dei disturbi alimentari. Abbiamo quattro psicologi, di cui due con una formazione cognitivo comportamentale e due terapeuti familiari, abbiamo un medico psichiatra, due dietisti e un consulente medico. Abbiamo anche la possibilità di attivare livelli di cura più elevati, in particolare con il Dipartimento di salute mentale abbiamo cercato di strutturare un percorso anche di Day hospital che possa accogliere i nostri pazienti in alcune situazioni, quando le esigenze cliniche lo richiedono abbiamo la possibilità di avviare dei percorsi riabilitativi nei reparti ospedalieri, appoggiandoci alla pediatria per i pazienti più giovani o alla psichiatria per i pazienti di maggiore età.
L’obiettivo tendenzialmente del nostro servizio, in accordo anche con la Regione Valle d’Aosta, è stato quello di potenziare e migliorare il livello di cura all’interno del nostro della nostra regione cercando di facilitare la continuità delle cure e cercando di mantenere la continuità sul territorio per evitare che i pazienti dovessero allontanarsi da casa allontanarsi dalla Regione. In Valle d’Aosta abbiamo tutti i livelli di cura necessari per il trattamento dei disturbi alimentari questo sicuramente è una ricchezza. Abbiamo cercato di migliorare anche i percorsi ospedalieri nei casi in cui è necessario un ricovero riabilitativo facendo in modo che la nostra équipe ambulatoriale potesse continuare a seguire il paziente anche durante quelle fasi di ricovero.

Quanto durano i percorsi e se al termine è possibile guarire?

I percorsi sono piuttosto lunghi e faticosi, perché il disturbo alimentare è una patologia complessa dalla quale non si può guarire molto rapidamente. Se il riconoscimento e la diagnosi avvengono precocemente, anche il percorso riesce ad essere più efficace e più breve. Un percorso di cura per un disturbo alimentare dura almeno 6 mesi/1 anno. Questi sono i tempi minimi per riuscire ad affrontare e risolvere un disturbo.

Quando ci accorgiamo che un nostro familiare, un nostro amico ha dei disturbi di questo tipo, cosa bisogna dire e soprattutto cosa non bisogna dire?

I genitori spesso mi fanno questa domanda e io purtroppo rispondo sempre che non esiste il manuale con l’elenco delle cose giuste e delle cose sbagliate da fare. E’ sicuramente importante parlare, che in casa ci sia una buona comunicazione. Questo sicuramente è un fattore importante, un fattore protettivo all’interno del sistema famigliare. Se una ragazza ha una difficoltà o una preoccupazione, non dobbiamo sminuire la sua preoccupazione. Allo stesso tempo non dobbiamo rassicurarli continuamente, perché poi se c’è una tendenza a pesarsi continuamente, a guardarsi tanto allo specchio, questi anche sono dei segnali che vanno riconosciuti e che non vanno ignorati.

 

Il Centro DCA della Valle d’Aosta si trova al Piano -1 di Via G. Rey, 1 ad Aosta. Si può contattare direttamente la segreteria tutti i giorni, dal lunedì al venerdì, dalle ore 08:30 alle ore 14 al numero telefonico 0165 54 46 92 per ricevere informazioni o per prenotare una prima visita (prenotabile anche tramite CUP) o ancora scrivendo una email a centro.dca@ausl.vda.it. 

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