Tutti i valdostani hanno ora un medico di base. Dopo mesi di emergenza, a seguito di 13 pensionamenti o trasferimenti, con oltre 6.000 assistiti lasciati senza medico di famiglia, si torna a regime. A darne notizia è stato nei giorni l’Assessore regionale alla Sanità Carlo Marzi, rispondendo ad una iniziativa di Pcp.
“A oggi l’Azienda USL copre totalmente le necessità assistenziali in tutti gli Ambiti di scelta sull’intero territorio regionale. I posti disponibili sono 3.836 a fronte di 2.847 cittadini che devono ancora effettuare la propria scelta. Ogni assistito ha quindi la possibilità di scegliere il proprio medico di medicina generale”.
Ringraziando la direzione strategica e a quella territoriale dell’Usl, l’Assessore ha spiegato come si sia riusciti a raggiungere “questo soddisfacente risultato” grazie alle assunzioni tramite bando a tempo indeterminato, agli incarichi provvisori con tutte le deroghe previste a livello normativo, agli incarichi ai medici frequentanti il corso per medici di medicina generale con limitazione a mille assistiti, alla personalizzazione del percorso di tirocinio rendendolo compatibile con la nuova attività ma anche alla definizione di specifici accordi contrattuali integrativi per incentivare il servizio nelle zone disagiate e disagiatissime del territorio regionale e all’aumento dei massimali del numero di 1.800 assistiti a 16 medici disponibili nelle aree più critiche.
Nel 2023 è previsto il pensionamento di un solo medico di famiglia, che però “ha già chiesto di permanere in servizio sino all’età di 72 anni, come previsto dal decreto legge Milleproroghe 198/2022”.
Con la copertura complessiva del fabbisogno assistenziale, gli ambulatori ad accesso diretto – l’ultimo ad esser stato attivato era quello del Pont Suaz a Charvensod – sono stati sospesi.
3 risposte
1800 pazienti, 15/18 ore settimanali di ambulatorio (quando va bene), accessi contingentati e solo su prenotazione, liste di attesa anche per esami diagnostici importanti e necessari, aumento vertiginoso del ricorso al privato ( per chi se lo può permettere) ….. che almeno gli assessori e dirigenti ci risparmino le loro comunicazioni rassicuranti. La salute non è più un diritto ma un privilegio.
Il sacrificio personale, il peggioramento delle condizioni lavorative, l’aumento del carico sulle spalle dei singoli, non possono essere la soluzione a lungo termine in risposta alla errata programmazione delle aziende sanitarie. Vergognoso che sia considerata una vittoria far lavorare qualcuno fino a 72 anni. Si domandino come mai noi giovani medici non vogliamo procedere sulla strada della medicina generale.
E questa sarebbe la soluzione politica?
Assumere altri medici,no?